Google condannata in Francia: il parere di Guido Scorza

Google condannata dal Tribunale di Parigi per concorrenza sleale ed abuso di posizione dominante. Il gigante di Mountain View, secondo i giudici francesi, offre gratuitamente il servizio Goggle Maps per escludere la concorrenza.

La condanna nasce da un’azione legale promossa dalla società francese Bottin Cartographes, che offre servizi di cartografia simili a quelli di Google, ma a pagamento. 500.000 euro è la cifra che Google dovrà risarcire al concorrente transalpino, dopo che ieri il tribunale ha accolto le tesi dell’accusa condannando l’azienda al pagamento dei danni e ad una multa di 15.000 euro .

La compagnia sembra, però, intenzionata a ricorrere in appello.

Guido Scorza, esperto di informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie, commenta: “Secondo i giudici, sarebbe sleale la condotta di chi, detenendo una posizione dominante ne abusi praticando prezzi non praticabili dai concorrenti – o offrendo il servizio appunto gratuitamente – in ragione dei costi da sostenersi per erogare analogo servizio. Il tutto con l’obiettivo di porre fuori mercato il concorrente. Si tratta però, nel caso di specie, una conclusione che non mi convince perché caratterizzata – almeno ad una prima lettura – da un importante asimmetria: i giudici individuano Google come un imprenditore dominante nel mercato della ricerca online e, quindi, della pubblicità. Dopo di che ritengono che il mercato della cartografia online sia connesso a tali mercati e che Google vi operi offrendo gratuitamente i propri prodotti nell’ambito del servizio Google Maps. A questo punto però omettono di considerare che Google per la pubblicità online si fa pagare. Big G non ha certo bisogno di avvocati d’ufficio ma questo “salto logico” non mi convince: un imprenditore può regalare – o vendere a basso prezzo – un prodotto per far emergere un bisogno nei consumatori e fare business in un altro settore. È quanto accaduto a lungo nella telefonia prima dell’avvento degli smartphones: i telefonini venivano regalati o quasi…ma poi i servizi venivano fatti pagare a caro prezzo.”

La sentenza potrebbe dare il via a ricorsi analoghi in altri paesi europei, infatti, conclude Scorza: “La disciplina della materia è figlia di regole europee con la conseguenza che analoghe azioni sono ipotizzabili in tutta Europa. C’è bisogno di migliorare la disciplina della concorrenza in generale e fare in modo che tenga conto del mercato globale ma c’è soprattutto bisogno che le informazioni pubbliche – quelle cartografiche ad esempio – siamo liberate e rese disponibili al pubblico. L’Open data renderebbe mercati come quello della cartografia online più competitivi e, oggi, non ci ritroveremmo qui a discutere neppure in linea teorica della circostanza che Big G sia o meno in posizione dominante in quel mercato. Ovviamente questo non fa comodo ai tanti – loro si responsabili di aver ostacolato la concorrenza – che hanno costruito ricchezze commercializzando rielaborazioni di informazioni prodotte con risorse pubbliche.”

Insomma, la questione emersa con Google nasconde un problema complessivo, alla cui soluzione sarà necessario dedicarsi con attenzione.

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