Apple invia ispettori del lavoro nelle fabbriche cinesi

Dopo le copiose critiche e denunce in seguito ai numerosi incidenti arriva la risposta di Apple, che ha annunciato l’invio di ispettori della Fair Labor Association (FLA) presso le aziende fornitrici in Cina per controllare lo stato delle condizioni di lavoro e riportare eventuali violazioni dei diritti con un’inchiesta indipendente, richiesta proprio da Tim Cook, che in una dichiarazione manifesta l’impegno della sua azienda per perseguire lo sviluppo di un ambiente di lavoro più sicuro ed una maggiore tutela dei lavoratori.

Un’operazione che aprirà un nuovo capitolo sulla responsabilità sociale d’impresa, secondo le parole del CEO di Apple che ha così dichiarato:

“Le ispezioni in corso non hanno precedenti nel settore dell’elettronica, sia per quanto riguarda l’ampia portata dell’operazione che per lo scopo da perseguire”

Tra i “sorvegliati speciali” dell’indagine della FLA rientrerà anche la Foxconn di Chengdu,  tristemente nota al grande pubblico come la “Fabbrica dei suicidi”, azienda più volte portata alla ribalta per le condizioni umane e lavorative al limite dello sfruttamento e per l’alto numero di incidenti e morti sul lavoro.
Solamente nel Maggio scorso in questa fabbrica morirono tre operai a seguito di un’esplosione, e 70 persone rimasero ferite gravemente.

Oltre agli incidenti occasionali, numerosi dati riportano danni “seriali” per i lavoratori, spesso costretti a turni massacranti fino a sette giorni settimanali, avvelenamenti dovuti al trattamento non protetto di sostanze nocive (137 casi per  N-esano, sostanza per lucidare gli schermi), molti episodi di lavoro minorile (91 accertati) ed altri tipi di abusi.

Una situazione – pare –  nota da tempo ai vertici di Cupertino, manifestata in molti report che denunciano problemi simili per più della metà dei fornitori, e mai risolta fino in fondo (solamente 15 contratti di fornitura sono stati cancellati per violazioni accertate dei diritti in cinque anni).

Finalmente l’azienda, che nel Q4 del 2011 ha raggiunto un profitto superiore ai 13 miliardi di dollari, ha intuito che la possibilità di evitare danni d’immagine dovuti ad episodi di questo genere valga bene qualche marginale rinuncia sugli utili trimestrali, come indicava un articolo di Anrew Winston, rendendosi conto dell’insostenibilità delle condizioni di lavoro nelle ditte cinesi.

Un intervento che non può essere dissociato dai recenti problemi di trademark che Apple sta avendo proprio in Cina, dove pochi giorni fa sono stati ritirati tutti gli iPad dagli scaffali in seguito ad una presunta violazione di copyright. Sicuramente queste dichiarazioni d’impegno per raggiungere condizioni di lavoro migliori (e quindi maggiorni investimenti monetari sul posto) sposteranno l’ago della bilancia in direzione della Mela.

In ogni caso, un primo passo per risolvere una situazione allarmante, che riguarda  tutti gli operatori del settore e non solo  e che potrà servire da esempio per i tanti competitor che hanno trasferito produzione ed assemblaggio ad Oriente.

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