Editoria e pirateria in Italia: l’intervista al Presidente della AIE

Pochi giorni fa si è diffusa su tutto il Web la notizia relativa alla chiusura di alcuni siti di file sharing da parte della Guardi di Finanza, che ha bloccato l’accesso ai domini ScaricoLibero.com (ex-Mondowarez) e FilmGratis.tv, dedicati allo streaming e download di pellicole cinematografiche, ed a Library.nuifile.it, siti che ospitavano le copie  e gestivano la ricerca di oltre 400 mila Ebook, disponibili al download per gli utenti registrati. Il provvedimento ha ordinando inoltre la cancellazione di tutti i file ospitati sui server.

L’operazione che ha riguardato i due portali dedicati agli Ebook, è stata resa possibile grazie all’intervento congiunto della Associazione Italiana Editori (AIE) e di altri enti internazionali come l’Associazione Editori tedesca Börsenverein, l’Associazione Internazionale degli Editori e molte case editrici europee e statunitensi.

Marco Polillo, Presidente dell'Associazione Italiana Editori

La redazione di Tech Economy ha ottenuto un’esclusiva intervista con il Presidente dell’AIE Marco Polillo. Un approfondimento sulla lotta alla pirateria e riflessioni sul mondo dell’editoria in Italia:

D. Egregio Presidente Polillo, l’azione contro i due siti è stata frutto di un coordinamento che ha coinvolto numerose associazioni internazionali. Ci può raccontare brevemente come è stato possibile organizzare l’intervento con gli altri partner?

R. Le dimensioni e l’organizzazione di Library.nu hanno richiesto che la reazione degli editori fosse altrettanto strutturata e che venisse affidata al coordinamento dello studio legale Lausen Rechtsanwälte, che ha tenuto i contatti con tutti i partecipanti alla “joint action”.
In una prima fase si è proceduto al “congelamento” dello stato dei fatti: grazie al lavoro di alcuni consulenti informatici è stato effettuato il download delle opere appartenenti ai vari editori che partecipavano all’azione e si è svolta una puntuale verifica della corrispondenza dei contenuti alle rispettive indicazioni bibliografiche presenti nel sito.
Contemporaneamente, si svolgevano le indagini necessarie per identificare le persone fisiche titolari del sito Library.nu, a cui notificare i decreti ingiuntivi contenenti l’ordine di cessare le attività illecite.
I partner sono stati numerosi, e non sono stati soltanto associazioni: oltre a noi e ai colleghi di Börsenverein e dell’International Publishers Association (IPA), infatti, molti editori hanno scelto di partecipare individualmente all’azione per ottenere la tutela dei propri interessi.
A dispetto della numerosità degli intervenuti, l’operazione non ha subìto ritardi, e il tempo impiegato per concluderla (circa 4 mesi) è dipeso soltanto dalla enorme mole di materiale illegale contenuto nel sito, dalle complessità tecniche della questione e dai termini giudiziari.

D. In che percentuale pensa il fenomeno della pirateria online incida negativamente sul mercato dell’editoria?

R. La domanda è ben posta, quando si parla di “mercato dell’editoria” senza distinzioni di formati, in quanto l’offerta pirata di ebook incide negativamente tanto sul mercato elettronico quanto su quello tradizionale.
Al momento non esistono dati certi sul “tasso di sostituzione” tra libro scaricato illegalmente e libro acquistato, anche se si deve presumere che sia in crescita con l’aumento della qualità dei file pirata e con la diffusione della lettura in elettronico. Se un pdf frutto di uno scanning fotografico sostituiva molto male un libro di carta, oggi si trovano file epub pressoché identici a quelli commercializzati per la lettura in ebook. Inoltre, possiamo già dire che l’impatto della pirateria online è “trasversale”, dato che interessa sia i libri del settore accademico professionale, sia il mercato della varia.

D. Un recente studio della University of Minnesota ha ridimensionato notevolmente l’impatto della pirateria sui mancati utili delle case cinematografiche, suggerendo di contrastare il fenomeno con migliori strategie di distribuzione anziché con azioni legali. Pensa che anche nel mercato dell’editoria su carta sia necessario apportare miglioramenti e trovare nuovi canali per incentivare il pubblico all’acquisto, scoraggiando così azioni di download illegale?

R. Il contenuto dello studio a cui si fa riferimento mi pare molto specifico, essendo concentrato sul cinema americano. Si afferma che i film vengono distribuiti prima negli Stati Uniti e dopo alcune settimane nel resto del mondo, e che questo provoca perdite per gli aventi diritto, visto che la pirateria assume una funzione di “supplenza” nella distribuzione, rendendo immediatamente disponibili all’estero, in maniera illegale, i contenuti offerti legalmente (in quella certa finestra temporale) solo nel paese d’origine.
Non mi pare che il discorso possa sovrapporsi alle caratteristiche del nostro mercato, che normalmente non presenta simili modalità distributive. Anzi il settore editoriale ha dato dimostrazione prima di altri ambiti dell’industria culturale della capacità di sfruttare le nuove tecnologie: l’editoria scientifica ed accademica è già da molti anni sviluppata sul versante digitale. Nella varia è difficile dire che siamo in carenza di offerta: in poco più di un anno i volumi resi disponibili dagli editori italiani sono passati da poco più di mille a 20mila circa (circa la metà delle opere messe in commercio), mentre la domanda rappresenta ancora lo 0,1 scarso del mercato. È difficile sostenere, con questi numeri, che vi sia un problema di offerta.
Certo, ogni miglioramento dell’offerta legale e ogni semplificazione dei sistemi di acquisto è utile e auspicabile. Anche la discriminazione a cui si assiste tra il trattamento IVA tra ebook e libri di carta – il 21 contro il 4% – non contribuisce al contenimento dei prezzi finali e quindi, da questo punto di vista, al miglioramento dell’offerta. L’aumento della portabilità degli ebook da un device all’altro, ottenibile tramite l’uso dello standard epub, ma rallentato dalle politiche di chiusura all’interoperabilità di alcuni grandi intermediari che usano sistemi proprietari, potrebbe essere un ulteriore elemento di lotta indiretta alla pirateria.

D. I sostenitori della libera condivisione dei file sul Web ritengono che lo scambio in internet incentiva la creatività, aumenta la diffusione della cultura, offrendo anche spazio per emergere a nuovi autori, altrimenti impossibilitati alla pubblicazione attraverso i canali tradizionali. Lei cosa pensa a riguardo?

R. Parlare di barriere all’ingresso per gli autori nei “canali tradizionali” in un paese in cui si pubblicano quasi 60.000 titoli all’anno o – se vogliamo avere una visione non provinciale – in una Europa dove se ne pubblica mezzo milione l’anno, è un argomento a dir poco paradossale. Si deve invece sostenere il contrario: è grazie al lavoro di alcune centinaia di migliaia di lavoratori in Europa che è possibile pubblicare e distribuire e promuovere così tanti libri di così tanti autori. E tutto ciò è reso possibile dal diritto d’autore, che ogni fine mese consente di pagare gli stipendi di quei lavoratori.
Detto questo, ogni autore può decidere di pubblicare, diffondere e offrire al libero scambio, nei modi che ritiene più opportuni, le proprie opere. Se ritiene ad esempio di adottare una licenza creative commons può certamente farlo proprio perché anch’essa è fondata sui principi del diritto d’autore.
Ma non si vede come questo possa avere a che fare con la pirateria delle opere altrui. Penso che molti fautori della libera condivisione cambierebbero ben presto opinione se, come autori, venissero davvero a loro volta “piratati”.
In maniera provocatoria, potrei citare l’episodio in cui il titolare di un blog, che aveva messo a disposizione un certo numero di libri pirata, tra cui anche alcune sue traduzioni, minacciò di denunciare alcuni suoi “concorrenti”, che a loro volta avevano preso a diffondere gli stessi libri, senza riconoscergli i diritti morali…

D. Molti sostengono che la possibilità di scaricare e quindi leggere/vedere/ascoltare in anteprima un prodotto editoriale in formato digitale non escluda poi l’acquisto successivo della copia fisica, e quindi dare il giusto riconoscimento economico del diritto d’autore. Qual è la sua opinione?

R. Se parliamo di libri, bisogna fare chiarezza: il libro cartaceo e quello elettronico chiaramente continueranno a coesistere per anni e forse per sempre, ma sono prodotti diversi. Non solo, ovviamente, perché uno è fissato su un supporto fisico e l’altro è un file, ma perché hanno ciascuno una propria specificità, una propria identità.
Il lettore che è contento di aver fatto un “assaggio” di libro elettronico potrebbe acquistare indifferentemente la versione ebook o quella cartacea.
Quindi, la remunerazione degli aventi diritto avviene con l’acquisto di una copia “legale”, non necessariamente di una copia “fisica”.
Le “anteprime” cominciano a diffondersi anche nel nostro settore, ed è giusto che non si sia obbligati a comprare “a scatola chiusa”, ma replicando – nel mondo informatico – quello che si può fare in libreria: sfogliare un libro prima di acquistarlo. Ma un conto è l’anteprima messa a disposizione legalmente, un altro è il download illegale, che rimette interamente al pirata la decisione se pagare o meno per il contenuto scaricato.

D. Cosa pensa delle attuali proteste in tutta Europa, contrarie all’attuazione dei trattati ACTA da parte del Parlamento Europeo?

R. Sinceramente non comprendo il motivo di tali proteste, che mi paiono demagogiche e strumentali. E preciso anche che il quadro è in realtà molto chiaro: i Paesi europei che si sono già detti in prima battuta a favore di ACTA sono ben 22. Tutti impazziti?
Semplicemente, ci si sta rendendo conto in maniera sempre più evidente di come le violazioni del diritto d’autore abbiano spesso un carattere transnazionale. Il caso di Library.nu è l’esempio più recente, con titolari del sito stabiliti in Irlanda, server che si spostano dalla Germania all’Ucraina e domini registrati in Nuova Zelanda!
ACTA non introduce modifiche normative, ma estende ai Paesi aderenti procedure comuni di enforcement e facilita la cooperazione tra i paesi. Qualcuno dovrebbe spiegare dov’è lo scandalo, al di fuori di slogan che si ripetono ogni volta uguali anche quanto il tema in discussione è diverso.
Mi lasci dire, inoltre, che c’è una cosa che mi ferisce in queste polemiche e ferisce tutti gli editori, ed è quando siamo dipinti come avversari della libertà di espressione. Scherziamo? Il nostro lavoro è fondato sulla libertà di espressione che per noi è il valore fondamentale, al di sopra di ogni altro. Vedere sventolata questa bandiera per coprire gli affari di soggetti che accumulano milioni in paradisi fiscali alle spalle di autori ed editori, e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, è irritante. Cosa c’entra la libertà di pensiero con questi fenomeni?
L’International Publishers Association, la nostra associazione internazionale, che ha partecipato all’operazione library.nu, ha essenzialmente due attività: la difesa del diritto d’autore e quella della libertà di edizione. Provi a navigare sul sito IPA e a leggere le iniziative concrete e i successivi comunicati stampa sulla libertà di pensiero. Non ho mai visto ripreso alcuno di questi comunicati o citata alcuna di queste iniziative dai presunti difensori della libertà di parola. Interessa difendere library.nu o megaupload, non gli autori, i giornalisti, gli editori che vengono censurati o messi in galera per quello che scrivono o pubblicano.
Mi faccia allora sfruttare l’occasione per una buona causa: AIE sostiene, assieme all’IPA, al PEN Club e a numerose associazioni di editori e autori di tutto il mondo la candidatura al premio Nobel per la pace, promossa da sette parlamentari svedesi, di Ragıp Zarakolu, editore, scrittore e attivista dei diritti umani, censurato e imprigionato dal governo turco. Siamo alle porte di casa nostra, in un paese amico che vuole entrare nell’Unione Europea. Queste battaglie vedono l’AIE in prima fila, come quelle della difesa del diritto d’autore che, fin dalle sue origini, è stato lo strumento per assicurare quell’indipendenza economica che rende possibile la libertà di stampa, emancipandola dal controllo di governi e mecenati. 

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