Reuters, @FGoria e l’arte del retweet

Può la più famosa agenzia di stampa del pianeta sentirsi battuta sul tempo da un singolo giornalista? Evidentemente sì, visto il pandemonio che è successo tra Thomson Reuters e Fabrizio Goria, giornalista de Linkiesta, minacciato dai vertici di Reuters a causa… del suo sapiente uso di Twitter.

Cosa è successo? Presto detto: Goria – 15 mila followers e quasi 40 mila tweet – è un giornalista e come tale fa il suo lavoro, cioè dare le notizie. Sul suo frequentatissimo account Twitter dare le notizie significa anche retwittare ai propri follower le notizie altrui, comprese quelle di Reuters.

Lo scorso 21 febbraio, tra il consueto fiume quotidiano di aggiornamenti di Goria compare un tweet “strano”, che attira l’attenzione

La storia è semplice: i signori di Reuters si sono arrabbiati per la tempestività con cui Goria retwitta i lanci di agenzia, e gli hanno chiesto di sospendere ogni cinguettio di notizie dalla propria fonte, pena l’avvio di azioni legali nei suoi confronti.

Due dettagli aggiuntivi sono fondamentali per capire l’assurdità della pretesa di Reuters:
1. Goria cita sempre la fonte dei suoi retweet
2. Goria possiede un account basic a Reuters:
i lanci non gli arrivano in anteprima, ma contemporaneamente alla pubblicazione sul sito dell’agenzia, quando ormai li possono vedere tutti.

Eppure, la tempestività con cui il giovane giornalista de Linkiesta riprende le notizie, e a un pubblico così folto, ha fatto sì che la grande e potente Reuters si sentisse in qualche modo minacciata da quella che ha definito una “concorrenza sleale” – dimenticando per un pomeriggio il significato della parola retweet.

Ovviamente, la querelle non è durata che poche ore: dopo un intenso scambio di mail tra i vertici dell’agenzia, il direttore de Linkiesta Jacopo Tondelli e lo stesso Fabrizio Goria, l’equivoco è stato chiarito e sono arrivate le scuse ufficiali da parte di Reuters con il via libera a tutti i cinguettii del giornalista:

“Ci aveva stupito la velocità dei suoi tweet, quindi pensavamo ci fosse qualcosa sotto, ma così non è”.

Dal canto suo Goria si è sempre detto tranquillo, sicuro di essere nel giusto e di non aver mai violato né le regole di Twitter né quelle sul diritto d’autore, come ha spiegato in un dettagliato articolo pubblicato su Linkiesta. Inoltre durante il concitato scambio di mail, ha continuato la sua attività e, tra un retweet e l’altro, non ha nemmeno mancato di “dare ripetizioni”, come dimostra questo tweet:

Nel frattempo però, sull’hashtag #RTers si era già scatenata la discussione tra gli utenti di mezzo mondo, tutti a difesa di Goria:

Il Caso Goria – che per una fortunata coincidenza si presta anche a deliziosi calembour giornalistici grazie al parallelismo con Davide e Golia – non ha mancato di interessare anche la stampa nazionale, che è andata a frugare tra i codici per cercare di capire chi avesse ragione. Tutti però si sono scontrati contro la vecchia legge sul Diritto d’autore, risalente al 1941. In settant’anni, le cose sono un tantino cambiate e ci si chiede come sia possibile che, considerato il peso sempre maggiore che hanno i social media, nessuno si sia ancora preso la briga di fare un po’ di chiarezza. Ma questa è un’altra storia.

Lesson Learned: Nel mare magnum del Web anche un pesce piccolo può dar fastidio a quelli grandi. Tu però, pesce grande, non fingere di non conoscere le regole del gioco se per caso ti imbatti in un pesciolino più bravo di te…

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