L’editoria digitale crea posti di lavoro, i newspaper li perdono

Il mondo del lavoro cambia sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche e sociali. Le industrie che crescono maggiormente sono legate alla crescente centralità della conoscenza e alla rivoluzione digitale, quelle in una fase di decrescita degli impieghi appartengono a settori maggiormente tradizionali.

Il Council of Economic Advisors (CEA), in collaborazione con Linkedin, ha analizzato l’andamento del mercato del lavoro dei vari comparti industriali sia prima che dopo la crisi del 2009 (ultimi 5 anni 2007-2011) confermando alcuni dei trend e offrendo utili insight sui mutamenti dell’economia.

I settori industriali che crescono maggiormente in termini di posti di lavoro sono: energie rinnovabili, con un tasso di crescita impressionante del 49%; seguite da internet (+24.6%) ed editoria online (+24.3%) con un tasso di crescita molto simile. L’e-learning ha a sua volta creato un numero consistente di impieghi (+15%). Se si esclude l’esplosione del settore energetico a basso impatto ecologico, le restanti tre industrie sono tutte legate alla digitalizzazione e alla rete, il cui impatto economico si fa sempre più centrale nelle dinamiche di mercato. Quasi a conferma, alla crescita degli impieghi dell’editoria digitale fa da contraltare il declino dei posti di lavoro nelle redazioni dei newspaper (-28.4%), il settore industriale che attraversa la fase peggiore secondo i dati del rapporto. Probabilmente almeno in parte dovuto al successo di alternative digitali di e-commerce è, inoltre, il declino della distribuzione al dettaglio (-15.5%). Perdono posti di lavoro anche settori dell’industria “pesante” (materiali di costruzione -14.2%, automobili -12.8%).

Se si analizza il mercato in termini di volumi di posti di lavoro creati o persi invece che in termini di crescita o decrescita percentuale, alcuni trend si confermano ed emerge qualche sorpresa.

I maggiori volumi si riscontrano nei settori: internet, ospedali, salute, benessere e fitness, petrolio ed energia, IT e rinnovabili. Perdono un numero maggiore di posti di lavoro i settori della distribuzione, delle costruzioni, delle telecomunicazioni, dei servizi bancari e dell’automobili.

Il cattivo andamento delle telecomunicazioni confrontato con quello positivo di internet ed IT, suggerisce processi di innovazione tecnologici ed insieme uno spostamento di potere economico interno all’ecosistema digitale. Colpiscono, inoltre: il buon andamento generale del comparto salute e benessere ad esclusione delle industrie farmaceutiche, settore che più di tutti dovrebbe subire gli effetti positivi della rivoluzione delle biotecnologie; e il buon andamento dell’industria petrolifera ed energetica che raffredda un po’ gli entusiasmi dei dati di crescita percentuali delle rinnovabili, in termini di volumi le fonti di energia più “tradizionali” hanno ancora una crescita leggermente superiore.

Molto interessante è, inoltre, l’analisi dei modi differenti in cui i vari settori hanno reagito alla crisi economica. I settori che hanno reagito più velocemente sono: IT, marketing & advertising, computer software e assicurazioni; che a fine 2011 hanno riguadagnato tutti i posti di lavoro persi, tornando ai livelli di impiego del 2007, ed in alcuni casi ne hanno creati di nuovi. Altri settori industriali, al contrario, continuano a contrarsi (newspapers, supermarkets e telecom).

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