Dal primo PC ad oggi: quanto si è creato, perso e recuperato

Per i cosiddetti “nativi digitali” il personal computer è un oggetto dato quasi per scontato, ormai addirittura “sorpassato” rispetto alle ultime novità provenienti dal mondo dei device mobili. In ogni caso è una “innovazione” relativamente recente, se consideriamo la sua età anagrafica.

Come ben noto a molti, infatti, i primi PC videro la luce negli anni ’80, e da allora sono stati fatti passi da gigante, sia per quanto riguarda la loro diffusione, grazie all’abbattimento progressivo dei costi, sia per le prestazioni delle macchine e la mole di dati ed informazioni che queste hanno processato  nel tempo.

Se guardiamo i numeri delle ricerche su questo argomento, ci accorgiamo di che impatto enorme ha avuto l’informatica nel giro di pochi anni.

Una statistica di Kroll Ontrack ha infatti stimato che, durante la cosiddetta “Era del PC” degli anni ’80, il numero di personal computer era quasi di 7.000 unità per milione di abitanti nel mondo, e nel decennio successivo questo dato è cresciuto di quasi sei volte tanto. Ad oggi siamo arrivati oltre i 200.000 computer per milione di abitanti, senza appunto contare gli altri device intelligenti come smartphone e tablet.

Ma non è tutto oro quello che luccica: l’aver abbracciato in modo così ampio le possibilità offerte da computer e device ha determinato anche numerosi “rischi” per quanto riguarda la perdita dei dati in essi contenuti, a causa di malfunzionamenti o danni alle apparecchiature: nel 2011 si sono verificati quasi un milione e mezzo di casi, con una continuità che tocca un quarto di tutti i computer presenti al mondo ogni anno (secondo una ricerca di Gartner).

I motivi sono molteplici, sempre secondo l’analisi di Kroll Ontrack, il 29% vengono perduti in seguito a un guasto hardware, il 27% per errore umano. Più basse le percentuali dovute ad errori dei software (7%), i virus informatici (7%) e disastri naturali come alluvioni e incendi (3%).

Se si incrociano questi numeri insieme a quelli provienienti da uno studio di IDC Digital Universe,  che svela come ogni anno la quantità di dati prodotti nel mondo raddoppia, arrivando a fine 2012 a quota 1.8 zettabytes (l’equivalente di 200 miliardi di film in HD). Le previsioni per i prossimi anni vedono una crescita ancor più forte, ed è facile intuire come si moltiplicheranno con la stessa velocità anche i casi di “smarrimento” delle informazioni.

Fortunatamente sono numerosi i metodi e le tecnologie per cercare di recuperare tutto ciò che và perduto in questi casi, ed i sistemi per creare backup e mirror dei server. La dipendenza dal digitale, si sà, ha il suo prezzo, ma quello che si paga in seguito ad un serio guasto all’Hard Disk o ad eventi simili, mettendo a repentaglio informazioni preziose e lavoro di anni, non può essere facilmente calcolabile.

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