Negli ultimi mesi, è accaduto parecchie volte su Twitter. A un certo punto sulla timeline fa la sua comparsa il nome di un Ministro (o più in generale di un politico) e tutti a chiedersi se sia quello vero oppure un fake: Monti, Barca, Passera e, da ultimo, Fornero.
E non sempre è facile distinguere un profilo autentico da uno falso, anche per utenti oramai esperti; spesso ci vuole tempo per scoprire se l’identità è reale o fittizia (meritoria l’opera portata avanti da Luca Perugini di monitorare la presenza del Governo Monti).
Tra i falsi più riusciti, quelli del Presidente Mario Monti, del Ministro Passera ed uno della Presidenza del Consiglio dei Ministri aperto sotto il Governo di Silvio Berlusconi e chiuso – probabilmente – a causa di una segnalazione alla Polizia Postale.
Il nostro ordinamento, infatti, punisce la sostituzione di persona, ovvero la condotta di chi, “al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici” (art. 594 Codice Penale).
Bisogna stare attenti, però: non sempre può essere invocata la sostituzione di persona. Forse non tutti sanno che alcuni social network consentono la creazione di profili fan o parodia (di personaggi famosi come cantanti, star del cinema o politici).
Su Twitter, la creazione di questi profili è consentita a patto che tutti gli altri utenti possano percepire che si tratta di un profilo non autentico. In particolare, vengono specificate alcune caratteristiche che i profili “finti” devono avere per non trarre in inganno gli altri utenti:
“Nome utente: Il nome utente non dovrebbe essere lo stesso dell’oggetto della pa-rodia o fan; per esempio, dovrebbe contenere la parola “fan”, “finto”, “non” o simi-li.
Nome: Il nome del profilo non dovrebbe essere il nome esatto dell’oggetto, ma contenere riferimenti espliciti al fatto che si tratta di una fan page o un imitatore.
Bio: La biografia breve dovrebbe includere un riferimento distintivo chiaro dall’i-dentità reale, tipo “Questa è una parodia” o “Questa è la fan page di…” o “Questa utenza non è affiliata a …”
Comunicazione con altri utenti: L’utenza non dovrebbe mai, in privato nè in pub-blico, provare ad ingannare o confondere altri utenti riguardo la vera identità. Per esempio, l’account di un fan non deve mai inviare messaggi diretti ad altri utenti che sostengono di essere il vero oggetto (la persona, la squadra, il gruppo musicale, ecc) dell’account ‘finto’.”
Al di fuori di questi casi e a prescindere da eventuali conseguenze sul piano penale, aprire un profilo “finto” rappresenta un caso di c.d. impersonificazione che, se segnalato dall’interessato, può determinare anche la chiusura del profilo stesso da parte di Twitter.
Da utente, tranne alcuni esempi particolarmente ben riusciti, ritengo che il profilo fake di un Ministro (e di qualsiasi altra istituzione) sia, potenzialmente, più pericoloso rispetto al falso account di un cantante o di un attore.
Proprio adesso che il numero di utenti dei social media sta crescendo vertiginosamente e non c’è quasi notizia in cui giornali e Tv non citino Facebook e Twitter, è necessario che Governo e amministrazioni usino questi strumenti in modo corretto per dialogare con i propri cittadini; uno dei presupposti perchè questo dialogo possa essere proficuo è la fiducia in ordine alla presenza delle istituzioni sul social Web.
Proprio per questo motivo, credo che se viene creato il profilo fake di un Ministro, la colpa non sia solo di chi lo ha generato ma anche – in parte – della stessa vittima. Mi spiego meglio.
Non voglio in alcun modo giustificare chi crea falsi profili, ma – se si guarda ai fake più clamorosi – non sfuggirà che questi sono stati attivati per quei Ministri che non sono ancora presenti sui social media in modo “certificato”; sotto questo profilo, tra gli esempi virtuosi (che gli altri potrebbero seguire), vi è il Ministro Barca che ha provveduto ad inserire il riferimento al proprio profilo Twitter sul sito del Governo.
Si tratta di un problema che rischia di riproporsi ad ogni cambio di Governo anche perchè – contrariamente a quanto accade negli altri Paesi – i Ministeri non sono presenti sui social media in modo istituzionale ma (soltanto) attraverso gli account di chi – temporaneamente – ricopre la carica di Ministro.
Inoltre, se un profilo fake esiste a lungo è perchè il personaggio falsamente impersonificato non si attiva per farlo rimuovere, probabilmente perchè lui e il suo staff non ne sono a conoscenza.
Ma, dopo l’ormai storico tweet di venerdì scorso, è ancora possibile per un Ministro disinteressarsi di Twitter?
Io sono d’accordo, ma consideriamo che lo scenario delle piattaforme social è variegato e in continua evoluzione: alle piattaforme consolidate (Facebook, Twitter, LinkedIn) si stanno affiancando nuove realtà in rapida crescita (Pinterest). Twitter è solo uno dei canali a cui un’istituzione dovrebbe opportunamente interessarsi per aspetti legati alla comunicazione.