Tecnologie sociali, apostasia e conflitti in Medio Oriente

La libertà di espressione nei paesi del Medio Oriente, e in particolare il libero accesso e utilizzo della rete, sono al centro di un accesso dibattito politico mondiale da anni. L’utilizzo dei social network durante le recenti rivolte arabe, la copertura dal basso della guerra civile in Siria stanno creando, però, una situazione parzialmente nuova. I governi dei Paesi Mediorientali focalizzano sempre maggiormente i propri tentativi di censura sui social network e la politica occidentale punta sempre di più su cambiamenti politici nella regione che provengano dal basso, facendo pressioni affinché l’utilizzo della rete sia più libero possibile nell’area.

L’ennesimo esempio di stringente controllo delle conversazioni sociali nei social media viene dall’Arabia Saudita, dove per la seconda volta un utente è stato arrestato con l’accusa di apostasia. Mohammed Salama, allo stesso modo di Hamza Kashgari, rischia una dura condanna per aver postato un commento giudicato blasfemo sul profeta Maometto. Le accuse sono nate a causa di diversi status update su Twitter, in particolare uno in cui l’uomo affermava che il profeta avesse una volta tentato il suicidio perché dubitava del Corano. L’uomo è stato arrestato nonostante avesse cancellato il proprio profilo per paura, del tutto giustificata visto che ora rischia la morte.

Sheikh Saleh bin Fowzan Al Fowzan, uno dei 7 membri del consiglio supremo degli studiosi, ha dichiarato che è chiaramente stabilito nell’Islam che chiunque insulti Dio o il profeta debba essere ucciso. Sostenendo che se fosse verificato che l’uomo ha commesso una simile azione, il pentimento non servirebbe e “deve essere ucciso. Molti studiosi e molte persone stanno chiedendo la sua esecuzione.”

L’iniziativa dell’autorità è stata sollecitata, infatti, dalle proteste della gente che hanno preso forma proprio attraverso gli stessi media al centro della polemica. L’arresto è avvenuto dopo che molti utenti Twitter del paese l’avevano richiesto a gran voce. La libertà di espressione in questo caso è stata utilizzata proprio per richiedere una sua limitazione. E i social network si sono trasformati in uno strumento di controllo popolare delle opinioni altrui, una riedizione elettronica della pressione sociale al conformismo esercitata popolarmente nei centri abitativi minori.

L’attenzione verso la rete e il suo impatto sulla politica mediorientale è sempre più diffusa anche nel dibattito politico occidentale, ed in particolare USA.

Obama recentemente ha indurito i toni del confronto verso l’Iran e ha utilizzato il tradizionale messaggio per il nuovo anno Persiano per fare pressione sulle autorità Iraniane contro l’estesa censura di Internet e degli altri mezzi di comunicazione. Il presidente nei precedenti discorsi, tenuti in questa occasione, aveva usato toni più distensivi, quest’anno il registro è molto cambiato e la rete ha assunto un ruolo centrale all’interno del discorso tenuto.

In sostanza il governo USA, in eccezione all’embargo economico, favorirà l’esportazione nel paese di tecnologie che favoriscano l’aggiramento dei blocchi censori attuati dal governo Iraniano.

Obama, criticando le autorità del paese per il blocco di internet e il monitoraggio delle comunicazioni mobili, ha notato come tecnologie “che dovrebbero dare potere ai cittadini vengono utilizzate per reprimerli.” Le autorità avrebebro creato una cortina elettronica ha dichiarato il presidente, invocando enfaticamente la cortina di ferro della guerra fredda.

Sempre più spesso, la basilare libertà di accedere alle informazioni che desiderano è negata ai cittadini Iraniani.” “Gli Stati Uniti continueranno a pore attenzione alla cortina eletttronica che sta tagliando i cittadini Iraniani fuori dal mondo. E speriamo che altri si uniranno a noi nel promuovere una libertà basilare per gli Iraniani: la libertà di connettersi uno con l’altro, e con i loro compagni esseri umani.”

Naturalmente dietro la decisione di permettere l’esportazione di tecnologie di comunicazione e dietro i toni più accessi c’è altro, oltre la volontà di favorire la libertà di espressione. In modo esattamente speculare ai governi mediorientali che temono le nuove forme di comunicazione per le mutazioni politiche che potrebbero favorire, i governi occidentali puntano proprio su queste possibili mutazioni interne provenienti dal basso.

 

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