Un nuovo motore per l’editore

L’autrice di Harry Potter, J. K. Rowling, fa da apripista con Pottermore e non chiede più il supporto di un editore, se non per la stampa della carta e per la distribuzione nelle librerie. Per tutti gli autori meno conosciuti, man mano che il digitale avanza, l’editore non serve più per pubblicare ma per farsi trovare.

Internet ha portato milioni di libri nelle nostre mani.
Dalla prospettiva di un autore, ciò significa avere potenzialmente un mercato globale. Competere per un prezzo più basso è perdente, c’è sempre qualcuno più disperato. Emergere con una specializzazione più alta è la strada da percorrere, ora che il mercato è così ampio. Bisogna ingegnarsi per elevarsi dalla massa e lo si può fare: prima con una qualità superiore, poi con una migliore visibilità.

Diventare i nuovi motori di ricerca specialistici è il destino dell’editore.
Può permetterselo chi avrà una reputazione basata su un’onesta conoscenza dell’autore e un’ottima esperienza sul comportamento dei lettori.
Ecco perché l’editore deve tornare a scovare gli autori più sconosciuti, quelli nella coda lunga, anche perché una volta compiuta la transizione al digitale i grandi e famosi è destinato a perderli. I migliori motori sono quelli che individuano le migliori relazioni tra le due sfere degli autori e dei lettori. Il nuovo editore dovrebbe lavorare su entrambe. Amazon non lo fa, e questo è il punto debole da sfruttare.
Nel digitale è finita la “promozione” di autori che l’editore non conosce affatto, tali tipi di messaggi broadcast verso tutti, in generale, non hanno più senso.

È lo studio, l’ascolto, in una parola la conoscenza della domanda –e dell’offerta- che fa partire il processo. Il libro è promosso “dopo” che è stato richiesto, cioè è emerso dalla relazione tra la ricerca e il risultato, trovato nella coda lunga. Oggi nel mercato si fa “prima la promozione”, che fallisce il suo scopo, almeno per molti esordienti. Per evitare tali sprechi abbiamo la tecnologia per trasformare queste azioni da costi in utili.

La relazione autore-lettore scovata dal motore di ricerca è la migliore arma contro il DRM, e lo sconfigge.
In sintesi:

  • tutto parte dalla domanda, dalla prospettiva dei lettori
  • che è mediata dalla tecnologia del motore, configurato a cavallo delle due sfere, autori e lettori
  • e infine esse sono messe in relazione.

Una grande corporation come Amazon è molto concentrata sulla sua base clienti; e sappiamo bene come li profila e li studia. Ciò che invece –ancora- non può fare è conoscere le caratteristiche degli autori, le loro vite, il percorso e le reali motivazioni, non solo i click sulla tastiera. L’inevitabile imperfezione dell’algoritmo ci darà la garanzia della sempre utile serendipità.

Per Amazon ogni autore è uguale all’altro, come una pagliuzza indifferenziata in un pagliaio, non ha ancora uno sguardo abbastanza acuto da trovare l’ago, che potrebbe essere anche d’oro. Per tale ragione i piccoli e medi editori con il rapporto diretto, possono farlo meglio e sfruttare tale vantaggio.

 

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Tecnologo, collabora con Università e consorzi per eventi di formazione sull’economia digitale. È un dirigente tecnico e ha continue relazioni con i CxO delle più grandi imprese italiane. Prende parte attivamente a congressi e forum su temi riguardanti in particolar modo l’innovazione dell’ICT nella digital economy. Co-fondatore di Assob.it, un’associazione senza scopo di lucro per promuovere la tecnologia Blockchain. Co-estensore del Manifesto #BlockchainItalia, membro della commissione di alti esperti nominati dal MiSE per elaborare la strategia nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e Blockchain. Ha curato l’inserto “Le monete virtuali - Lezioni di futuro” edito da Il Sole 24 Ore-Nòva100 dove pubblica articoli e modera eventi.

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