Recentemente, una indagine giornalistica condotta dalla FAZ ha dimostrato che i tedeschi non hanno una grande attenzione sulle tematiche relative alla sicurezza dei propri dati personali. La diffusione degli smartphones ha messo in preallarme gli operatori del settore soprattutto dopo che, leggendo i dati, è emerso che il 50% dei possessori di smartphones memorizza le proprie password e i codici PIN per gli accessi ai conti online, bancomat e carte di credito sul proprio telefonino.
Tutto sommato tutto il mondo è paese. Proprio la MCAffee segnala criticità ad esempio nel mondo delle APPS che tanto copiosamente vengono scaricate sui tablet e sugli smartphones senza sapere cosa in realtà si stia davvero scaricando. E così l’ignaro proprietario del device mobile non sa che ha appena consegnato le chiavi di casa sua al ladro di turno pronto ad approfittare dell’ospitalità tanto attesa.
Eh già! Anche la tanto decantata precisione e infallibilità teutonica, davanti all’illusione di poter avere tutto a portata di un click si infrange mestamente contro il muro dell’ignoto. Per questo motivo, in Germania ma in realtà prima ancora negli USA, si comincia a prendere in considerazione il fatto che anche le APP debbano avere una sorta di certificazione che ne attesti la qualità e l’invulnerabilità, per quanto questo possa essere possibile.
Di certo è che il primo punto debole sul quale è necessario lavorare è l’utilizzatore finale, il possessore incosciente del device mobile che con cipiglio adolescenziale scarica l’universo mondo come se questo potesse in qualche modo soddisfare le sue voglie feticiste mai del tutto sopite. Il primo che può e deve giocare un ruolo fondamentale nei processi di tutela della propria sicurezza è l’utilizzatore stesso.
Persino al Bundestag si parla e si discute sulla necessità di intraprendere azioni in qualche modo evangelizzanti che possano avere ricadute positive sugli usi e costumi dei degli APPS-ofili. Che la cultura digitale sia proprio così avanti in Germania rispetto al Bel Paese è tutto da dimostrare. E’ pur vero però che il problema è entrato nell’agenda politica sia del governo e della maggioranza che dell’opposizione e qualcosa si dovrà pur fare. Il furto dei PIN per l’accesso ai conti online e le clonazioni delle carte di credito sono eventi sempre più frequenti e lo sono a tal punto da rappresentare un pericolo reale che non deve essere ignorato.
Il percorso è semplice: si scarica una app “infetta” che contiene una backdoor, un worm o un trojan, si collega il device al proprio personal computer e il gioco è fatto. Al malintenzionato si apre tutto il tuo mondo privato, dalle mail, agli accessi a facebook, twitter o linkedin, agli accessi al sistema di home banking fino alle carte di credito e tu “piccola vedetta prussiana” di fumettistica memoria, ti trovi il conto in banca svuotato e non hai più accesso a niente. Certo, fin che si tratta di una carta di credito con plafond limitato, non è un problema, ma se vieni invischiato in veri casi di spionaggio industriale, quando le informazioni corrono sulle mail che tu così volenterosamente e prontamente scarichi sul tuo iphone ogni 10 minuti, beh … C’è da riflettere seriamente!
Una volta tanto credo che siamo accomunati tutti da un problema reale che colpisce tutti indistintamente. Non sono un tecnico addetto alla sicurezza dati per poter dare soluzioni reali a questo problema ma di sicuro, è indispensabile iniziare a parlarne per progettare sistemi più sicuri e rendere coscienti le persone di ciò che stanno facendo quando scaricano una APP sconosciuta sul proprio smartphone. Posso dire che nemmeno i tedeschi oggi, hanno soluzioni adeguate e questo mi preoccupa parecchio.
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