Agenda Digitale: le 10 risposte di Roberto Rao (UDC)

Roberto Rao è Deputato UDC

Nuova intervista sul tema dell’Agenda Digitale. Dopo Antonio Palmieri, Paolo Gentiloni e Stefano Parisi, Tech Economy dà voce all’opinione sul tema di Roberto Rao dell’UDC.

I. Il tema dell’Agenda Digitale è uscito dalla comunità degli esperti ed è arrivato sulle prime pagine dei giornali. Perché è così importante, oggi, parlare di Agenda Digitale?

Quando guardo mio figlio che a tre anni gioca con l’iPad ho la consapevolezza che non possiamo più fare a meno del più grande mezzo di comunicazione della storia. Ma non basta che molti di noi ne siano consapevoli, occorre che l’intero Paese percepisca l’importanza di questo strumento e cominci a pensare ad un futuro che veda internet e il digitale come indispensabile strumento di progresso e di civiltà.

II. Cosa comporta parlarne in un contesto dove – secondo i dati della Commissione Europea – metà degli abitanti non ha mai visto internet, facendo dell’Italia la maglia nera in Europa?

La necessità di investire nell’agenda digitale, investire nella banda larga, cablare il paese con la fibra ottica. Questo è il più grande investimento sul futuro e sullo sviluppo economico che possiamo fare.

III. Quali sono gli attori – pubblici e privati – che dovrebbero attivarsi per promuovere lo sviluppo dell’Agenda Digitale nel nostro Paese? Ma soprattutto: lo stanno facendo? In maniera corretta?

La mancanza di intervento politico e istituzionale sui temi dell’Agenda Digitale ha costretto per lungo tempo tanti precursori a farsi carico della rivoluzione digitale. Oggi questo, da una parte, spinge la a rincorrere la realtà e ad affrettare le riforme; dall’altra, ci indica la forza della collettività e il successo delle iniziative della comunità nel portare all’attenzione del governo e del Parlamento le proprie istanze e, persino, nel metterle in agenda. È passato ormai un anno e mezzo dall’abrogazione della cosiddetta legge Pisanu, che condizionava l’uso del wi-fi ad una serie di obsolete autorizzazioni e rappresentava una vera propria zavorra per “l’internet tricolore”. Indubbiamente è stato un piccolo successo ma ora è tempo di creare sinergia fra le istituzioni per valorizzare ogni intervento, ogni investimento. Le buone pratiche peraltro non mancano, ma dobbiamo imparare a fare sistema: a partire dal Governo fino ai piccoli Comuni. Credo che il ddl “misure urgenti per lo sviluppo della domanda di servizi digitali” presentato insieme all’on. Gentiloni sia un passo importante in questo senso.

IV. Smarter Cities, Open Data, Banda larga. Questi i punti principali di quella che sarà l’Agenda Digitale del Governo. Sono queste le reali priorità per l’agenda digitale del Paese, o ci sono altri temi prioritari?

La proposta dell’esecutivo è sicuramente un primo, importante passo in avanti: per la prima volta il problema del digital divide viene affrontato sulla carta in modo organico e completo. Tuttavia, nella nostra proposta di legge, alcuni punti dell’Agenda Digitale infatti vengono trattati in modo più sistematico (a partire dai tempi dello switch off per la pubblica amministrazione o dall’adozione di programmi di alfabetizzazione informatica e di educazione ai nuovi media); si prevede la riduzione dell’Iva, con un’aliquota privilegiata per favorire il commercio elettronico; si introducono contributi una tantum per le famiglie meno abbienti che vogliono accedere a Internet, come primo incentivo all’alfabetizzazione digitale, e agevolazioni ai giovani imprenditori che sviluppano il settore delle nuove tecnologie. Ad ogni modo, nessuna legge sullo sviluppo tecnologico e digitale del nostro Paese dovrà – e potrà – prescindere da un intervento deciso sull’adozione della banda larga, in particolar modo se quello di smart city è il modello di città che vogliamo costruire. L’infrastruttura deve venire prima di tutto. Pensare di costruire città ultraconnected senza banda larga è come costruire prima il quartiere e poi le strade. Sappiamo come va a finire: tanti palazzi e troppo traffico. Una paralisi invivibile.

IV. Ad ormai oltre 5 mesi dall’insediamento del Governo Monti, qual è il vostro punto di vista in merito all’operato del Governo sul tema dell’Agenda Digitale?

C’è spazio per lavorare ad alcune modifiche per ampliare il raggio d’azione del testo del Governo sull’Agenda Digitale, perché – ma questo vale per tutte le riforme – non possiamo più permetterci di avere solo dei “buoni punti di partenza”. Ci servono soddisfacenti punti di arrivo, come in questo caso. Aspettiamo entro Giugno, come promesso dal Governo, il pacchetto Digitalia. Anche se il tavolo dell’esecutivo che tratta la materia mi sembra molto affollato e un po’ troppo in competizione.

VI. Qual è la proposta organica dell’UDC sul tema dell’Agenda Digitale per il Paese?

L’agenda digitale dell’Udc ha come primo punto il digital divide. Per recuperare questo grave gap è necessario investire in soluzioni miste: fibra, rame, reti wireless di nuova generazione (lte, Hiperlan, ecc). Combinando queste soluzioni sarà molto più facile raggiungere tutte le parti del territorio nazionale. Altro punto qualificante è l’alfabetizzazione digitale che parte dalla scuola ma tocca anche anziani e aziende. Questo significa investire in risorse fisiche, per mettere nelle mani dei giovani gli strumenti di cui hanno bisogno per imparare e per contribuire all’innovazione, ma anche ripensare il nostro sistema scolastico: l’idea del tema sul foglio protocollo deve necessariamente uscire dal nostro modo di concepire l’apprendimento. Si passa poi al miglioramento di qualità e accessibilità dei servizi ai cittadini (sanità, istruzione, integrazione, tempo libero, attività culturali, ecc.) attraverso i voucher sociali digitali. Importante anche l’IVA al 4% per i beni digitali (ebook, musica, film). Infine è indispensabile definire per legge la net-neutrality: gli internet provider non devono poter discriminare il traffico sulle proprie reti sulla base della tipologia dei servizi (es. rallentare o impedire la voice over IP, oppure far accedere gratuitamente ad alcuni servizi o contenuti a discapito di terzi).

VII. Quali sono i provvedimenti più importanti necessari per supportare le imprese nella sfida dell’innovazione?

L’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo in cui i consumatori serbano ancora incredibili paure nell’utilizzo della carta di credito. E non mi riferisco al timore per i controlli fiscali, naturalmente. C’è una vera e propria sfiducia nei confronti di ciò che non si conosce e di cui non si comprende il funzionamento. Ecco, io credo che prima di tutto sia essenziale combattere questa fobia tecnologica attraverso l’informazione. Dobbiamo poter mostrare efficacemente alle imprese i vantaggi dell’innovazione. Questo però vale per le piccole e medie imprese, non certo per quelle di grandi dimensioni per le quali è invece essenziale rendere conveniente investire nel proprio ammodernamento tecnologico. È bene per le imprese, è bene per la competitività di tutto il Paese. Penso, per esempio, all’introduzione di forti sgravi fiscali (completa o parziale deducibilità) per investimenti legati a processi di integrazione tra imprese come ad esempio la gestione ordini ai fornitori, o la digitalizzazione dei processi di vendita al pubblico. Poi c’è il tema delle imprese giovani, delle start-up, che meritano un’attenzione a parte. È notizia di questi giorni, ripresa da tutti i principali quotidiani, l’acquisizione della start-up di Andrea Vaccari, un 28enne italiano, da parte di Facebook. Purtroppo non è una novità vedere un talento italiano contribuire al progresso di un Paese che non è il nostro. L’Italia sino ad oggi non ha saputo dar voce, né mezzi, né strumenti ai tanti imprenditori creativi che lo popolano. Credo sia giunto il momento di dare loro l’attenzione e il rispetto che meritano, facendo in modo che trovino lo spazio per dare corso alle loro idee e trasformarle in valore per il sistema Paese.

VIII. Qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione nel processo d’innovazione dell’Agenda Digitale, e quali sono i passi che deve compiere per mettersi in condizione di rispondere alla sfida che la aspetta?

È necessario implementare l’amministrazione pubblica online, secondo l’obiettivo europeo di garantire entro il 2015 il ricorso all’eGovernment ad almeno il 50% della popolazione per migliorare il servizio ai cittadini e alle imprese, favorire la partecipazione e promuovere un’amministrazione aperta e trasparente. Per raggiungere questi obiettivi è necessario compiere uno sforzo: da parte dello Stato per sburocratizzare il rapporto con la pubblica amministrazione, affinché i servizi eGov non si trasformino in un “loop” infinito di adempimenti che poco servono a semplificare la vita dei cittadini o anche solo a rendere attraente l’idea di pagare una multa o avere un certificato online. Temo davvero che non basti aggiungere la parola “online” per rendere un servizio innovativo. In generale, poi, sarebbe bene che noi tutti politici ascoltassimo di più. Spesso i cittadini sanno contribuire con ottime soluzioni semplici che a noi sfuggono.

IX. Quali sono le principali difficoltà che il Paese dovrà superare? E quali le strade per superarle?

La sfida dell’Agenda Digitale consiste nel dare al nostro Paese una “strategia digitale”, che possa farci uscire dal gap tecnologico e informatico in cui ci hanno cacciato anni di politiche miopi, per restituirci a degli standard europei e moderni. Faccio un esempio pratico: mio figlio più piccolo, come dicevo, è nato con l’iPad e sa già come utilizzarlo, mentre mia figlia più grande, di 8 anni, si ritrova a non fare informatica a scuola perché mancano i computer o è assente la maestra. Ci sono solo 6 anni di differenza tra i due, eppure è evidente come la seconda, che pure vive in un contesto sociale perfettamente integrato qual è quello scolastico, si trova in difetto rispetto al primo.
In sostanza, finché si è in famiglia la tecnologia è qualcosa di fondamentale e spesso accessibile, ma non appena si esce dai confini della propria dimora, ecco che ci ritroviamo immersi in un mondo che non riesce a cambiare. Tocca a noi farlo.

X. Se dovesse riassumere in un Tweet il succo della vostra vision sul tema dell’Agenda Digitale, quale sarebbe quel tweet?

#agendadigitale Non bastano le intenzioni. Mettiamo gli italiani in condizione di imparare e far fruttare le potenzialità.

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