Telecom Italia: crollo in borsa e incertezze su futuro

Il titolo Telecom Italia è crollato nell’ultimo mese, perdendo più del 17% del proprio valore (28% in un anno). Il valore della compagnia ha così toccato il minimo storico registrato nel 1997.

I piccoli azionisti di Telecom Italia sono molto preoccupati per il cattivo andamento del titolo in borsa e lanciano l’allarme, chiedendo l’intervento di governo e Consob.

Il trend negativo sui mercati finanziari è dovuto a diverse cause. Tra le principali le incertezze sui futuri assetti della compagnia e la decisione della Cassa Depositi e Prestiti di finanziare il progetto per le reti di nuova generazione della concorrente Metroweb.

Le incertezze sui futuri assetti azionari sono principalmente dovuti: alla cessione di alcuni assset europei da parte di Telefonica, che fa temere un possibile disimpegno anche dall’Italia; e al cambio al vertice di Generali, compagnia assicurativa triestina che detiene una quota sostanziosa del capitale di Telco (holding di riferimento di Telecom Italia), che potrebbe portare ad un cambio di strategia.

La seconda ragione del crollo delle azioni è da ricercare nell’incremento della concorrenza nel settore delle reti di nuova generazione, dovuto al finanziamento da parte dello stato di una parte del progetto di investimento in infrastrutture di Metroweb. Finanziamento che altera le regole del mercato, per Asati (l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom), e sarebbe in gran parte responsabile per la prossima uscita del titolo dall’indice di riferimento europeo Eurostoxx 50 (Lunedì 18).

Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e Prestiti, replica intanto alle accuse inerenti l’investimento in Metroweb, confermando la piena disponibilità a partecipare al finanziamento degli investimenti di Telecom Italia per la rete a banda larga di nuova generazione. “‘La domanda è: l’attuale incumbent intende fare questo investimento per la rete di nuova generazione? Se la risposta è si non c’è dubbio che se richiesta, ma questo è un eufemismo, c’è la disponibilità di Cdp a partecipare al finanziamento dell’investimento”. ”Altrimenti è opportuno che questo investimento lo faccia qualcun altro, restando aperti a tutte le forme di collaborazione sempre nell’ottica di quello che serve al Paese”.

Gli fa immediatamente eco Marco Patuano, l’AD di Telecom, che in un convegno organizzato da Business International, ha spiegato: “Ogni volta che c’è un progetto concreto, Telecom Italia è presente e la nostra volontà di collaborazione pubblico/privato non è un modo di dire, ma è dimostrata dai fatti e continuerà ad esserlo. La concorrenza infrastrutturale può esistere e nel mobile esiste da lustri“, questo tuttavia “non vuol dire che rinunciamo aprioristicamente a collaborare con Cdp, perchè noi ci parliamo, non ci sono barricate: tutte le volte in cui sarà possibile collaborare lo faremo con molto piacere, mettendo insieme i rispettivi ingegneri”.

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