Popcornflix: l’alternativa gratuita a Netflix e Hulu?

I servizi di video streaming a pagamento, come Netflix e Hulu Plus, sono ormai molto popolari oltreoceano e iniziano a mettere piede nel nostro continente. Il settore di mercato che stanno occupando è in costante fermento, con la presentazione di nuovi servizi, gratuiti e a pagamento, ogni mese.

Popcornflix, un servizio di streaming disponibile su diverse piattaforme, ma diffuso principalmente tra gli utenti del set-top box Roku; sembra essere riuscito a trovare la strada giusta per offrire film completi in streaming gratuito. L’app ha raggiunto i  400mila download su Roku e costruito una buona base utenti: nel solo mese di Maggio, tramite il servizio sono stati visualizzati 350mila film.

La società genera entrate nel più tradizionale dei modi: tramite l’advertising. Screen Media Ventures, la società alla base del servizio, era inizialmente attiva nel mercato della Tv via cavo e, circa un anno fa (Marzo 2011), ha deciso di entrare in quello della distribuzione digitale. Possedendo già la maggior parte dei diritti di ritrasmissione, Popcornflix ha seguito una strategia basata su contenuti gratuiti supportati dalla pubblicità. Strategia che inizia ad ottenere i primi importanti riscontri di pubblico.

Il catalogo di Popcornflix, al momento, non è paragonabile a quello dei concorrenti: per dirlo con le parole di Gary Delfiner, senior vice presidente di Screen Media Ventures: “Non abbiamo film eccezionali, abbiamo buoni film”.

Il catalogo offre tra i 400 e gli 800 titoli disponibili nei paesi in cui  è presente: al momento USA, Canada e UK. Ma la società progetta di espandersi presto in altri mercati come Germania e Italia.

L’app è disponibile per il set-top box Roku e per la piattaforma mobile Apple, presto dovrebbe essere rilasciata l’applicazione per Android ed altri servizi di Smart TV.

Popocornflix, pur avendo in catalogo alcuni contenuti delle major, distribuisce ancora principalmente film indipendenti e contenuti originali, come web serie e film realizzati da studenti. Non sembra per ora una vera sfida ai servizi a pagamento, ma non è detto che in futuro servizi di streaming basati sull’advertising non possano riuscirci.

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