Nuova sentenza in favore di Kim Dotcom e Megaupload

Il “caso Megaupload” , iniziato con l’arresto del suo fondatore Kim Dotcom, si sta complicando  ulteriormente per le autorità americane. La Corte Suprema della Nuova Zelanda ha oggi stabilito che, i mandati di perquisizione usati dall’FBI per fare irruzione nell’abitazione di Dotcom, non risulterebbero validi. Ciò ha di fatto delegittimato l’intervento compiuto qualche mese fa da parte delle forze dell’ordine americane, per la chiusura del sito e l’arresto di Dotcom.

Un ulteriore colpo di scena che fa pendere la bilancia dalla giustizia verso Dotcom, ed alimenta in rete l’idea di una “Mega Conspiracy” tra chi si schiera dalla sua parte.

Nella sentenza, il giudice Helen Winkelmann ha dichiarato non validi i mandati, in quanto non descrivevano adeguatamente i reati per i quali Dotcom è stato accusato e tratto in arresto.  Si tratterebbe, secondo la corte, di “mandati generici e, come tali, non validi” nel caso specifico.

Inoltre, i dati presenti nei computer nell’abitazione neozelandese del fondatore di Megaupload, sono stati requisiti dall’FBI come prove; ma sarebbero stati secondo la sentenza  “ottenuti illegalmente, e non dovevano essere portati al di fuori dai confini del Paese”. Nella sentenza si legge chiaramente che “le copie dei dischi rigidi inviate negli Stati Uniti dall’FBI violano l’articolo S49 del MACMA (Mutual Assistance in Criminal Matters Act), il quale prevede che gli oggetti sequestrati debbano rimanere sotto il controllo del commissario di polizia locale”.  Contestualmente a tali motivazioni esposte nella sentenza, la Corte ha chiesto la restituzione da parte delle autorità degli Stati Uniti.

Il giudice Winkelmann ha inoltre espresso le sue perplessità sulla condotta dell’intervento che ha portato all’arresto di Kim Dotcom, reputando l’incursione delle squadre speciali “irragionevole”.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here