L’informazione in uno Squer. Quando l’agenda è costruita dai social media

L’ecosistema informativo in cui siamo oggi immersi miscela sempre di più i percorsi delle news con i meccanismi di connessione con i friend online e con i luoghi di selezione sul web, come ho già raccontato.

Il problema diventa allora distinguere ciò di cui si parla con l’inevitabile rumore di fondo e trovare modi di condividere quei contenuti interessanti che possono arrivare secondo percorsi selettivi dotati di senso, facendoli diventare un’occasione per costruire conversazioni e relazioni. Informarsi attraverso i social network richiede oggi di essersi costruiti accuratamente una propria timeline e di sapere usare le scorciatoie sociali e quelle pratiche che consentono all’informazione di emergere. Oppure affidarsi a portali professionali che filtrano in modi e forme tradizionali le news escludendo il valore sociale (e relazionale) che potrebbero avere quando diventano contenuti attorno a cui si possono aggregare i nostri “amici” ed i loro commenti.

Così ci districhiamo fra timeline pubbliche con improbabili video (e non solo i lolcat), news che scompaiono dietro foto e status personali. Oppure arranchiamo nel ricercare informazioni e conversazioni usando gli #hashtag, una di quelle pratiche che gli utenti hanno ideato per mettere in connessione un tema, ma che non così spesso sappiamo utilizzare. Basta che osserviate come durante il #terremoto molti ringraziavano quelle (micro)celebrity che li informavano grazie ai retweet, forti di una micro competenza che la massa di utenti ancora non ha nell’usare la propria timeline su Twitter come una sorta di canale televisivo unico.

Per questi motivi mi sembra che la piattaforma informativa squer.it, tutta italiana, che ha da pochissimo fatto la sua comparsa, abbia tutte le potenzialità per rispondere ai bisogni di chi oggi è un news consumer online. Perché rilancia in tempo reale le conversazioni che online vengono fatte, organizzandole sotto aree tematiche generali e specifiche (provate a seguire Euro 2012 o London 2012) e consente di organizzare la propria vision delle news anche per “popolarità” e “squerability”.

Lo squer, come possiamo leggere nelle FAQ, è il “mattoncino” su cui un contenuto viene organizzato:

Lo squer è il frammento minimo di informazione nell’ecosistema, il contenuto da esplorare. È dinamico e connesso, tramite i nostri algoritmi, con le conversazioni di tutti online. Non solo cambia il suo valore e la sua posizione nel tempo, a seconda della popolarità del tema, dell’interazione, della freschezza e della diffusione sui Social Media, ma è la tessera di un mosaico in grado di restituire un’immagine diversa dell’ecosistema informativo in ogni momento.

Oltre ad avere potuto partecipare alla fase di testing, giocando con gli squer e le organizzazioni della “cura” delle news, ho approfondito con Luca Alagna, che è una delle menti dietro al progetto, il senso di una piattaforma che racconta “di cosa stiamo parlando online?”.

GBA: Quali tipi di forme di consumo di news online ha in mente Squer.it e a che bisogni risponde?

LA: È una piattaforma informativa che coniuga il modello tradizionale di diffusione delle notizie con le nuove modalità digitali rappresentate dai Social Media. Il progetto nasce dall’esigenza di superare la prospettiva limitata causata dalla ricerca delle informazioni online: da un lato i singoli curatori/filtri non riescono ad informare al di là del loro punto di vista; dall’altro gli strumenti dei social network cercano di confinarti sempre nella tua cerchia di omologhi. Tutto questo genera una sensazione di information overload che rende faticoso informarsi davvero e che tiene lontano molta gente. Squer.it è un terreno comune di confronto, allo stesso tempo uno strumento per chi informa o si vuole informare, un news-maker e un network.

GBA: Una piattaforma di incontro, quindi, tra curation ed esigenze di essere informati in modo plurale anche se connesso. Ci spieghi come funziona?

LA: È basato sullo squer, che è l’elemento minimo di informazione. Nel tempo abbiamo assistito alla progressiva frammentazione dell’informazione, dal post del blog fino al tweet ma sempre in una forma statica e in un unico contesto. Lo squer è una sorta di metalivello, è simile (per ora) al blog ma è già interconnesso col battito dei Social Media, è vivo. La panoramica minuto per minuto del flusso informativo è determinata dal valore degli squer, che non dipende più dalla cronologia o dall’autore bensì dal punto di vista dei network.

GBA: Quale importanza attribuisci ad un’agenda in tempo reale che, di fatto, è costruita dagli #hashtag e dalla loro velocità e capacità di propagazione?

LA: È evidente che io credo nella nascita di una vera agenda dei Social Media, alla quale ho cercato di contribuire in questi anni. Però sugli #hashtag bisogna dire una cosa: sono nati dalla gente su Twitter nell’estate del 2007, sono stati integrati nel sistema, sono stati vanificati per motivi commerciali, è ora che la gente se ne riappropri per arricchire la comunicazione e il confronto. Ci credo così tanto che abbiamo creato l’HashtagCloud, la nuvola dei 20 hashtag più discussi in italiano, pesati con un nostro algoritmo. È aggiornata di continuo e devo dire che si scoprono ogni giorno temi interessanti o eventi in tempo reale che nei Trending Topic non passano o passano molto dopo.

GBA: Un elemento centrale del progetto è la capacità di cura dei flussi informativi, della costruzione di squer che siano selettivamente significativi e capaci di orientare alle conversazioni che si aggregano online attorno a loro non separando news e conversazioni: una vera e propria supercuration.

LA: È l’altra faccia dello squer. Così come il blog si è evoluto come sistema esteso di news nel superblog, anche la curation, che rappresenta un’innovazione del contenuto in termini di freschezza e di coerenza al cambiamento, deve prendere vita per diventare prodotto editoriale digitale completo. Attualmente è una fotografia statica, che a un certo punto si separa dalle storie che racconta: è quello che vediamo su Storify, su Globalvoices, su Storyful ecc. Il passaggio successivo è quello in cui invece rimane interconnessa con il network e con le altre storie, e che ho battezzato Supercuration. È il modo in cui abbiamo impostato Squer.it, e che inizia ad accadere sia in ogni squer sia nelle varie panoramiche. Anzi a ben vedere sia le sezioni specifiche sia tutto Squer.it globalmente è Supercuration.

GBA: Quanto è integrato Squer.it con le reti sociali dell’utente lettore?

LA: Non ci interessa personalizzare la fruizione, o le panoramiche, in base alle reti sociali di ciascuno, vorremmo che Squer.it fosse un luogo condiviso di confronto. Anzi sono gli utenti a poter modificare visibilmente il sistema con le loro azioni, indipendentemente da noi e in maniera paritaria. Ovviamente se gli utenti partecipano attivamente alle conversazioni su Twitter vengono presi in considerazione lì e pesati dall’algoritmo HashtagCloud. Quest’ultimo è in costante evoluzione per migliorare l’analisi in tempo reale delle conversazioni.

GBA: Il progetto è appena stato lanciato e la sua densità dipende anche dalla crescita giorno per giorno delle attività di supercuration e da come le modalità di confronto sulla piattaforma si svilupperanno. Proviamo a mettere Squer.it in prospettiva: come te lo immagini fra un anno?

LA: Con molte cose in più 🙂 Siamo all’1% di quello che abbiamo in mente ma siamo voluti partire per avviare una nuova conversazione. Soprattutto lo immagino in inglese, modalità che stiamo già preparando, e altre lingue.

 

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