Quando si parla di censura online il pensiero va inevitabilmente alla Cina e al suo sistema di controllo, che ormai da anni blocca l’accesso degli utenti ai contenuti ritenuti non graditi dal governo di Pechino, limitando la libertà di espressione del popolo del Web.
Ma le minacce alla libera consultazione di Internet sono presenti anche in altre nazioni, come la Russia, dove la camera del Parlamento ha approvato una legge che permette il blocco selettivo delle pagine in Rete.
La proposta di legge consentirebbe ai funzionari del governo di filtrare i domini e gli indirizzi IP specifici, inserendoli in una blacklist e bloccare così l’accesso degli utenti a questi siti.
Le forze dell’ordine sarebbero in grado di aggiungere preventivamente un URL all’indice, oscurando così un sito senza un precedente ordine del tribunale. E ancora i servizi di hosting avrebbero l’obbligo di rimuovere ogni tipo di file ospitato sulle loro piattaforme che risulti violare le disposizioni della legge entro 72 ore dal blocco della pagina e conseguente notifica; scaduto questo periodo di tempo scatterebbe la procedura d’arresto.
La nuova blacklist approvata dal Parlamento russo è solo il più recente di una serie di provvedimenti autoritari, volti ad imbavagliare le comunicazioni in rete, in quanto Internet sembra diventare agli occhi dei governi uno strumento sempre più potente di coordinazione per le proteste, come successo in Egitto ed in Siria nei mesi scorsi.
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