L’India ritarda l’assegnazione delle reti 2G e il mercato ne risente

Il governo indiano sta cercando di ritardare ulteriormente i piani per la rassegnazione attraverso un’asta delle licenze annullate precedentemente, e relative alla gestione della telefonia mobile 2G. Una scelta questa, che complicherà ancora di più le previsioni e le possibili scelte delle grandi multinazionali straniere: sia di quelle che già operano in India, sia di quelle che volessero decidere di investirvi.

La Corte Suprema indiana aveva fissato il termine ultimo per l’asta al 31 Agosto, che avrebbe riassegnato ben 122 lincenze per la telefonia mobile di seconda generazione. Purtroppo pare che il governo indiano abbia chiesto alla Corte di Dehli di posticipare la data a non prima del mese di Novembre. Gli analisti internazionali ritengono addirittura che oramai sia solo una speranza ottimistica quella di poter assistere all’asta entro il prossimo mese.

Tra le 122 licenze da mettere all’asta, erano comprese anche quelle già detenute dalla norvegese Telenor e dalla russa Sistema, che se le erano viste annullare in seguito a presunte irregolarità nell’originaria fase di assegnazione avvenuta nel 2008.

Ma le sorprese per le aziende del settore non finiscono qui: infatti, venerdì sarebbe stata data comunicazione dei nuovi prezzi relativi alla base d’asta, ed equivalrebbero a quanto pare alle cifre spettanti per le licenze “pan-indiane”. In pratica, la base d’asta alla quale ogni azienda dovrà attenersi non sarà inferiore ai 2,5 miliardi di dollari, e ciò equivale a 7 volte il costo d’acquisto di quattro anni fa.

Telenor, dinanzi ad un ritardo del genere potrebbe trovarsi in ulteriormente serie difficoltà, e potrebbe decidere di non partecipare più all’asta; ed entro i primi di settembre interrompere definitivamente le proprie attività nel Paese. Purtroppo però, la norvegese veleno opera in joint venture con la società immobiliare indiana Unitech, e senza una precendente rescissione dell’accordo, l’azienda potrebbe non essere in regola per ritirarsi dall’asta. Un’operazione complessa visto che le due aziende sono già in causa per un’altra attività legata alla gestione dei servizi di telefonia mobile.

In una nazione come l’India, il cui tasso elevato di crescita è molto legato anche al settore tecnologicoL è difficile immaginare una scelta peggiore di quella di costringere gli operatori ad abbandonare il mercato, una possibilità già paventata anche dalla russa Sistema nel caso i tempi per l’asta non fossero rispettati.

Il mercato della telefonia mobile indiana è già molto provato da anni di guerre dei prezzi, calo dei profitti e livelli di debito elevati tra gli operatori presenti. Se a ciò si aggiunge il trend mondiale, che ha portato una grande multinazionale come AT&T ad annunciare di voler dismettere la rete 2G entro cinque anni, le esose richieste per l’asta indiana potrebbero rivelarsi un gioco che non vale la candela.

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