Twitter: proteste per le restrizioni sull’uso delle API a colpi di #OccupyTwitter

Si sta scatenando in queste ore un’accesa polemica online attorno alla decisione di Twitter di limitare l’uso delle API a soggetti terzi, imponendo regole più restrittive per le società che sviluppano applicazioni connesse con il noto social network. E’ recente, ad esempio, il caso di Instagram, al quale Twitter ha inibito l’accesso all’ interfaccia di programmazione e alle API.

Che tipo di volatile stai diventando? – ha scritto polemicamente l’Amministratore delegato della start-up bottlenose.com, Nova Spivack – Sei ancora l’uccellino carino che tutti amavano, o stai diventando un uccello rapace spaventoso?“; lanciando, tra l’altro, in queste ore l’hashtag #OccupyTwitter, un modo per protestare contro le restrizioni, giudicate da alcuni utenti estremamente lesive per il proprio business: come per esempio il limite per le applicazioni sviluppate a non superare i 100mila utenti.

Twitter ha motivato la decisione dicendo che deve “mettere ordine” all’interno del suo sistema di servizi, oltre al più sottaciuto problema di individuare un modello di business proprio.

Il noto creatore di Instapaper Marco Arment si è lamentato ancor più duramente riguardo alle nuove regole imposte dalla piattaforma: “Twitter ha dimostrato di essere instabile e imprevedibile, e qualsiasi garanzia diano riguardo a ciò che sarà consentito in futuro ha una credibilità pari a zero. Sono sicuro come l’oro, di non voler più costruire un business su Twitter“.

La verità è che Twitter fatica a trovare un equilibrio e una sua identità di business pur avendo tentato diverse strade. Ha cominciato sperimentando come flusso d’introito i Tweet sponsorizzati e gli annunci pubblicitari. Ma le sue entrate, secondo le stime di eMarketer, quest’anno non potranno superare i 260 milioni di dollari; briciole se confrontate con gli introiti di Facebook dell’anno scorso, che hanno raggiunto i 3,7 miliardi di dollari. Cifra questa, derivata soprattutto dall’accordo raggiunto con soggetti terzi come Zynga e le sue celebri App.

C’è dunque da auspicare che Twitter, nella sua crescita, sappia trovare una linea di profitto senza divenire un “rapace” agli occhi dei suoi partner e sviluppatori.

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