L’identik del cliente. Ovvero quanto è importante sul web sapere a chi si vuol parlare

Ciao, Manager di azienda o imprenditore che leggi Tech Economy per capire come muoverti nel nuovo universo del Web. Magari è persino un po’ che leggi la mia rubrica, ma non ci siamo mai presentati davvero. È colpa mia, per cui rimedio subito: ciao, io sono una tua cliente.

No, non è una sottile metafora quella che uso: sono proprio una tua cliente, in potenza o in atto, come direbbe il buon Aristotele, nel senso che lo sono già o potrei diventarlo nei prossimi dieci minuti, perché girellando per internet magari capito per caso, o guidata da un motore di ricerca, sul tuo sito, e decido di fermarmici o comprare qualcosa, o di dare solo un’occhiata, e poi ti metto in memoria e ripasso più avanti, chissà.

Chi sono? Sono una donna molto media, che fa un lavoro molto medio che con il web ha poco a che fare. Io sono insegnante, ma potrei essere un’impiegata, una cassiera di supermercato, la tabaccaia che ti vende le sigarette, la cuoca della mensa del tuo figliolo a scuola, o la compagna di banco del figliolo stesso, o la la figliola tua, o la zia o, ti stupirà, persino la tua nonna, quella in casa di riposo dove fanno i corsi di alfabetizzazione al pc per anziani.

Questo, caro manager o imprenditore, per dirti che quando trovi scritto sui giornali o magari lo pensi anche tu di tuo che internet è un mondo strano e parallelo, dove c’è gente bizzarra, nerd supertecnologici che parlano solo di computer, svalvolati che ipotizzano complotti, insultatori di professione, ecco, non so come dirtelo in maniera educata, ma ti stanno raccontando fandonie oppure hai in testa una idea proprio sbagliata tu.

Sulla rete, oggi, ci trovi chiunque, proprio come per strada. Fai conto che è come la metropolitana di una grande città nell’ora di punta: ci puoi incrociare il manager come te, l’insegnante, la cuoca, la studentessa e la modella, la casalinga, il meccanico, lo scrittore, il bimbo e l’anziano. Insomma, tutti, ma proprio tutti tutti tutti. Sulla rete ci sono milioni di persone normali, che fanno lavori normali e usano normalmente, ormai, la rete per conoscere, leggere, fare acquisti.

Lo devi tenere presente, questo, quando progetti strategie per la rete e vuoi rivolgerti a loro. Che non sono un mondo separato e diverso, ma sono sempre quegli stessi che incontri ogni mattina andando in ufficio, trovi al bar, saluti uscendo di casa sul marciapede. Finché penserai a loro come se fossero un universo parallelo e incomprensibile non riuscirai mai a raggiungerli davvero: se li tratti come un corpo estraneo, reagiranno come tale. Non sono una categoria a sé formata da specialisti: ognuno di loro ha un suo diverso livello, e una storia personale differente che lo ha portato e lo porta ad usare internet in modo peculiare. C’è chi ci vive, chi ci passa solo di tanto in tanto, chi la conosce come le sue tasche e chi invece ancora ci si sente a disagio. Per cui, se trovi un qualche esperto che ti parla di “internet” come se fosse un mondo con regole tutte sue e con un pubblico particolare e diverso da tutti gli altri, be’ diffida.

Il “popolo di internet” non esiste, come non esiste il “popolo del telefono”, nel senso che tutti lo usiamo, ma ognuno per chiamare chi pare a noi. Oltre ad una campagna pensata per il web, per i tuoi prodotti quindi chiediti sempre, esattamente come per gli altri mezzi di informazione, quale sottotipo o nicchia di pubblico che usa il web vuoi colpire o contattare. È sempre partendo dall’identikit del potenziale cliente da sedurre che potrai poi scegliere le varie, spesso diversissime, opzioni che il web ti rende possibili. I mercati sono conversazioni, si dice sempre. Anche sul web è però fondamentale decidere prima di partire con chi vuoi parlare.

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