UE: Apple e altri 4 editori vicini ad accordo su cartello eBook

L’Unione Europea potrebbe presto chiudere l’indagine avviata sul mercato degli eBook, a causa di una strategia di diversi editori che avrebbero portato alla formazione di una sorta di cartello allo scopo di mantenere elevati i prezzi.

La Commissione ha, infatti, accolto le proposte di Apple e di 4 editori ( (Simon & Schuster, Harper Collins, Hachette e Verlagsgruppe Georg von Holzbrinck) e le testerà sul mercato. Qualora si rivelassero efficaci, l’Antitrust le renderà legalmente vincolanti.

Le cinque società, in sostanza, rinunceranno ad adottare un modello di vendita basato su contratti da agenzia. Gli eBook sono, infatti, distribuiti attraverso una modalità molto diversa rispetto ai libri cartacei, che vengono venduti all’ingrosso ad un prezzo deciso dagli editori (generalmente più o meno la metà del prezzo di copertina). Il rivenditore aggiunge al prezzo stabilito dall’editore il margine di guadagno desiderato.

Apple, al contrario, insieme ad altri editori, a quanto pare su suggerimento di Steve Jobs, è riuscita ad imporre un ‘modello agenzia’ nel mercato degli eBook. La differenza è notevole; tramite questa tipologia di contratto è l’editore a stabilire l’intero prezzo di copertina e al rivenditore va il 30% di questo. La strategia commerciale sarebbe stata adottata per impedire ai rivenditori al dettaglio, ed in particolare ad Amazon, di praticare politiche di prezzo molto aggressivi tramite forti sconti.

Tale strategia ha fatto salire, però, il prezzo degli eBook; motivo per cui sono state avviate indagini antitrust sia negli USA che in Europa.

Le cinque società rinunciano, secondo le proposte, al modello agenzia e i rivenditori saranno liberi di fissare il prezzo al dettaglio degli eBook per due anni. Inoltre, si impegnano a non inserire nei contratti stipulati la cosiddetta  clausola del ‘paese favorito’ per cinque anni.

Qualora una delle società dovesse violare gli impegni presi, la Commissione Europea potrebbe a quel punto infliggerle una multa fino al 10% del fatturato annuo globale.

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