Dianora Bardi: “La mia scuola dei tablet piace anche agli editori”

Dianora Bardi è tra i primi docenti in Italia a sperimentare un nuovo metodo didattico che include mobile device come iPad ed eBook Reader. Cofondatrice del Centro Studi ImparaDigitale, nel 2009 è stata nominata dall’ONU ”Friend of the United Nations”.

Quando si intervista un docente, più che opinioni, si ricevono spiegazioni. E tocca stare attenti alle domande “mal poste”  per dirla con il Guzzanti di “Quelo”.
Dianora Bardi, professoressa di Lettere dal 1978, non lascia certo che si perdano i puntini sulle “i”: “Io ho sempre lavorato con le tecnologie” precisa ripercorrendo la sua storia professionale. L’ideatrice e referente del progetto “A scuola con l’iPad e gli ebookreaders”, nel direttivo dell’Associazione “Impara Digitale”, e oggi speaker dell’evento iSchool, al Palalottomatica di Roma, in effetti ha sempre tenuto d’occhio l’innovazione, ben prima di essere conosciuta per il suo progetto che ha portato i tablet nelle aule: “Il risultato è che ancora oggi studio e lavoro 18 ore al giorno!”

Meglio partire dall’inizio.

Come dicevo, non ho scoperto le tecnologie all’improvviso. Ho avuto la fortuna di incontrare il professore Degli Antoni e dal 1998 fare ricerca con lui in ambito universitario: un pazzo visionario! Mi ha formato, e poi sono andata avanti sola, fin quando non ho introdotto, per la prima volta in Italia, i tablet in una classe scolastica, nel Liceo Lussana di Bergamo.

Una sperimentazione che, si perdoni il gioco di parole, “fa scuola”.

In molti ci chiedono di venire a vedere come facciamo lezione, e in tre anni abbiamo ospitato persone ed enti provenienti da ogni dove. Noi abbiamo ingegnerizzato un metodo didattico chiaro, mirato a capire come si modifica l’apprendimento dei ragazzi con le nuove tecnologie, che sono solo strumenti. Si ragiona in base a competenze europee, si lavora sulla nuvola, tutti in rete. Non serve nemmeno essere tutti fisicamente nella stessa aula. Posso tranquillamente chiamare un ragazzo che è a casa e mi risponde in pigiama.

E vabeh, ma così disincentiva il gusto di marinare la scuola.

Ma io nemmeno interrogo in modo tradizionale! Poi che c’entra, la chiamata su Skype da casa è opzionale (ride, nda). Il metodo è accattivante, non fa venir voglia di saltare le lezioni… e poi abbiamo il registro elettronico da 6 anni: appena manca uno studente, il genitore riceve un sms.

Un incubo.

Siamo il Grande Fratello! Scherzi a parte, abbiamo raddoppiato il numero degli iscritti.

Anche perché mi pare che il “controllo di garanzia” lo possano fare anche i ragazzi.

Registrano tutte le nostre lezioni che vogliono sui tablet.

Mica poco. Cos’altro c’è di “non tradizionale” nel vostro metodo?

I ragazzi creano degli ebook, leggono e scrivono molto di più (cosa della quale, le assicuro, si lamentano) durante le lezioni, con il divieto di copia-incollare. Piuttosto si lavora sulla selezione delle fonti, il rispetto dei copyright e tutto quello che concerne la cittadinanza digitale. E spesso sono loro che insegnano a noi.

E infatti lei fa molta formazione ai docenti.

Senza formazione dei docenti non si va da nessuna parte. Conoscere e usare le tecnologie, rispetto a usarle per modificare il metodo didattico, è tutta un’altra musica.

E le case editrici?  Saranno entusiaste del suo metodo anti libri di testo…

Gli editori si stanno avvicinando, anche perché hanno capito che io distinguo tra autore e libro: credo solo che il testo unico sia “monoindirizzante”. Nella mia aula ce ne sono tanti, da consultare, per le ricerche. Con alcuni editori collaboriamo, siamo un rifermento per le novità nel mondo dell’educational, così come lo siamo per le case produttrici di hardware, che ci mandano da testare i prodotti (e poi li restituiamo, eh!).

Le nuove tecnologie hanno aiutato le donne?

Beh io parto dall’esperienza del mondo della scuola, che è prevalentemente delle donne che, per inciso, sono anche le più aperte alle novità tra i collghi, da quello che ho potuto constatare. Per il resto, credo che da noi vengano usate per trovare un aiuto pratico nella quotidianità.

Per restare in tema Istruzione: come fanno le scuole a dotarsi di nuove tecnologie, quando spesso negli istituti mancano i soldi persino per le spese di base?

In Lombardia sono stati messi a disposizione12 milioni di euro per le scuole digitali.

Non tutta l’Italia è Lombardia, però.

Il Ministro Profumo è molto attento al tema. Molte regioni sono coinvolte nel progetto della scuola digitale.

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5 COMMENTS

  1. Io continuo a pensare: dove vivono queste persone? Quanti soldi hanno in tasca? E, soprattutto, quanti soldi pensano che abbiamo in tasca noi insegnanti (un tablet? E come faccio a comprarlo?). Quanti soldi credono che abbiano in tasca le famiglie dei nostri alunni (quest’anno, in una sola classe, ho distribuito libri chiesti in prestio o in regalo a quattro alunni)? Tablet? Nella scuola di mio figlio dicon che daranno quasi 200 euro per comprare il tablet. E il resto? Ce li devo mettere io, ovvio. E dove vado a prenderli?
    Quanti soldi credono abbiano le scuole per lavorare con le nuove tecnologie? Ho una LIM regalata, in una classe, ma no nci possiamo permettere di acquistare un computer e il relativo proiettore. Quanto credete che usi la nuova tecnologia, in una situaizone così?
    O dovrei comprare IO un computer e un proiettore?
    Ah, bah!

  2. Sono un genitore e sono orgogliosa che il mio ragazzo sia uno studente del Liceo Lussana in una classe con tablet.
    Il tablet lo abbiamo comprato, anche con uno sforzo economico iniziale, però non abbiamo dovuto acquistare i libri risparmiando più di 200 euro lo scorso anno e altrettanti quest’anno ed i pochi li abbiamo acquistati in versione ebook. Da quest’anno le classi prime e i docenti hanno tablet in accomodato d’uso per aver aderito ad un progetto della Regione Lombardia che ha dotato le scuola che ne hanno fatto richiesta.

    Questi docenti sono fantastici, ridanno ai ragazzi il piacere di stare a scuola, non parliamo della salute del mio ragazzo, non più pesi da portare.

    Questa è la scuola al passo con il nostro tempo.
    Volere è potere
    Cordialmente

  3. ?Thought, word, and deed action are the foundations of all of our creations. Thought creates at one level, words create at a higher level, and the action that we take concerning those thoughts and words is what manifests them into our reality. The action part of creation is where the rubber meets the road. This is where you actually have to “do” the steps necessary to create your reality from a non-physical thought to a physical reality. The act of creation is a three-part system and,celine, just as in all of nature, there is a beautiful symmetry here. We are made up in human form as a three-part being: mind,celine bag,I suddenly feel tir, body and spirit. When we create,celine pures, we coordinate our creative process into our human process. It works like this: The soul conceives with thought, the mind creates with words, and the body experiences with deeds. We can now understand the importance of balance in the mind-body-spirit connection. When we create in harmony with our beingness we work at a very high level of creation. We still create even if we are not in full harmony in this triune combination, because the spirit side of us is always with us even if it is being ignored. Within the separation paradigm of life we subscribe to the belief that we are mostly a mind and a body. In fact,celine handbag, most of us have not cultivated our minds for quite a while often since high school and think of ourselves as mostly a body. This level of awareness, of thinking that you are mostly a body, makes it easy to buy into the separation mentality.

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