Dura battaglia sulle royalties tra Google e Microsoft

Un esperto della Motorola Mobility unit di Google, Michael Dansky, ha testimoniato al processo di Seattle riguardante la contesa sui brevetti tra Google e Microsoft. Stando alle sue dichiarazioni, Microsoft dovrebbe guadagnare circa 94 miliardi di dollari fino al 2017 dalla vendita delle sue console Xbox e dai tablet Surface, i quali impiegano però la tecnologia wireless brevettata da Google.

Non è però chiaro da dove parta il calcolo dei profitti, dato che al suo interno pare sia stata conteggiata anche una tecnologia per l’adattamento del sistema wireless che Microsoft non impiega più nei propri prodotti già da qualche tempo.

L’obiettivo del processo è stabilire quanto debba Microsoft in termini di royalties a Google, per poter continuare ad impiegare alcune tecnologie i cui brevetti rientrano tra le proprietà di Motorola; acquistata all’inizio di quest’anno da Google per 12,5 miliardi di dollari, in parte proprio per la gran quantità di brevetti dei quali dispone nell’ambito delle tecnologie di comunicazione. La contesa è nata proprio perché i brevetti sulla tecnologia wireless e video, sono valsi a Motorola quattro miliardi l’anno, secondo la Microsoft invece, i brevetti non valgono più di un milione di dollari l’anno.

Al contrario, Dansky ha sostenuto che i brevetti video di Motorola sono cruciali per Microsoft come per le altre compagnie del settore, e pertanto richiedono un alto compenso in termini di royalty. “Attraverserebbero dei tempi difficili nelle vendite di smartphone o tablet – ha dichiarato Dansky – senza le tecnologie della Motorola“.

Si prospetta un’attesa di qualche settimana prima che il Giudice Distrettuale James Robart decida riguardo alla controversia, ma ciò che più preoccupa Google è il valore finale che sarà attribuito alle royalty per i brevetti della sua Motorola. Il problema non è solo connesso ad una potenziale riduzione di profitto, quanto piuttosto ad una riduzione del “potere negoziale” dei brevetti stessi: diventerebbero, infatti, una opzione debole per negoziare nuovi accordi e licenze nei confronti dei propri competitor.

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