Il Guretto del social marketing

Dico a te, sì, dico a te. Tu che impesti tutti i social network intervenendo in discussioni come pseudoesperto e millantando favolose carriere da Social Media Qualcosa, perché una volta sei stato seduto al tavolo dei relatori in un qualche camp organizzato dal Comune di Vattelappesca, e in cui la sedia sei riuscito a beccarla per puro caso, perché il vero invitato ha avuto un contrattempo all’ultimo minuto e ti han messo là a patto che stessi zitto e facessi solo scena per evitare il buco di un posto vuoto, che fa brutto.

Tu che non sai scrivere in Italiano, maciulli le virgole, storpi i congiuntivi, riduci i condizionali in poltiglia, scrivi commenti su Facebook che persino Biscardi troverebbe lessicalmente discutibili, e quando te lo fanno notare hai anche la somma faccia tosta di prendere per il sedere chi ti corregge, dicendo che tanto sui Social non è importante come si scrive perché le regole della grammatica e della sintassi fanno parte del vecchio mondo e tu sei il nuovo.

Tu, che non hai mai avuto un solo prodotto o una sola idea innovativa da pubblicizzare, perché ogni volta che posti o compari l’unica cosa che tenti disperatamente di promuovere è te stesso, sei lì che annaspi per farti notare, e siccome sei vuoto come un palloncino prima che ci immettano persino l’aria, l’unica cosa che puoi usare per spiccare è l’insulto, il trollaggio a vuoto, l’evocazione del flame per il flame.

Tu che ti spacci per genio delle campagne promozionali e dici che tutto il resto è vecchio, è superato, gli altri sono dinosauri, e invece sei una mummia incartata ancora ferma al concetto che l’importante è che se ne parli, non hai capito che se se ne parla male l’effetto boomerang sui social è devastante, è un epic fail planetario che nemmeno puoi arrivare ad immaginare.

Tu che sei davvero convinto con le tue pose da bambino isterico e i tuoi strepitii da mocciosetto che si rotola sul pavimento di creare interesse attorno a te, di dimostrare che hai carattere e palle, e confondi il carattere con l’alzar la voce in ogni momento, dimenticandoti la vecchia regola che chi ha davvero autorità sugli altri non ha bisogno di urlare, perché, anche se parla sottovoce, non appena si vede che sta per muovere le labbra è il pubblico che si zittisce per ascoltare.

Tu che non fai mai un ragionamento complesso convinto che sui social, come in tv, basti solo lo slogan, il tweet folgorante, e non ti rendi conto che invece, proprio per creare un tweet folgorante, ci vuole profondità di pensiero e soprattutto un pensiero bisogna avercelo, o in 140 caratteri si manifesta solo il vuoto del tuo cervello.

Tu, sì, proprio tu, guretto autoproclamatosi tale, che pensi davvero di essere trasgressivo e controcorrente, mentre sei solo banale, prevedibile, scontato, perché non c’è nulla di più miserevolmente noioso di chi cerca di essere originale usando schemi copiati da altri. Tu, sì, proprio tu, ecco, volevo dirti una cosa. Fai persino un po’ di tenerezza, sai?

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4 COMMENTS

  1. Propongo questo articolo come testo per l’esame di Comunicazione e Marketing Sociale, nella speranza di non allevare altri guretti: non ne abbiamo proprio bisogno 🙂

  2. e che l’è questo livore, professoressa di galateo? paura di perdere il secondo lavoro dopo il primo pagato dallo Stato?

  3. Utile questo post, indispensabile come la carta regalo sulla scatola di un anello di fidanzamento da 10.000 euro. Per nulla autoreferenziale. E pensa te che io mi sono addirittura scomodata da Facebook e dai suoi spessi ragionamenti quando ho visto un post di Techeconomy nella speranza di leggermi qualcosa che mi aiutasse nel mio lavoro quotidano, nell’orientarmi in questo oceano vasto e un poco ondoso. Ora che mi sono letta questo, ce la fate a rimediare con qualcosa che non faccia meno che tenerezza?
    P.S. Convinta che Galatea fosse presa a prestito dalle ninfe, non da Monsignor Della Casa. Ne ho di strada da fare, social o non social.

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