Cloud Computing: 7 milioni di nuovi posti di lavoro ma manca il personale qualificato

L’espansione e il successo del cloud computing dovrebbe cerare un grosso quantitativo di nuovi posti di lavoro, ma già oggi le aziende riscontrano difficoltà nel trovare personale qualificato. Uno studio della società di ricerca IDC, commissionato da Microsoft, stima che verranno creati a livello globale 7 milioni di nuovi posti di lavoro legati alla rivoluzione cloud entro il 2015, con una crescita della domanda di personale IT specializzato del 26% annuo.

Lo studio riscontra, però, una scarsità di personale qualificato. I manager addetti alle assunzioni non riuscirebbero a coprire gli 1.7 milioni di posizioni  già oggi disponibili per mancanza delle necessarie skill e certificazioni. Scarsa preparazione, mancanza di certificazioni ed esperienza risultano le tre ragioni principali per cui le posizioni restano vacanti.

Nonostante la modesta crescita del settore IT globale negli Stati Uniti, i posti di lavoro legati al cloud sono in aumento, mentre ci avviciniamo nel 2013, ma questo incremento costringe a confrontarsi con la dura realtà che la forza lavoro in tutto il mondo è indietro per quanto riguarda l’ottenimento delle competenze necessarie per prosperare nel settore del cloud computing “, ha speigato Cushing Anderson, vice presidente IDC. “A differenza delle carenze di competenze IT del passato, la soluzione di questo divario di competenze è estremamente impegnativa, visto che il cloud porta una nuova serie di competenze, che non sono state necessari in passato. Non vi è alcuna serie di criteri onnicomprensiva e universalmente valida per i posti di lavoro nel cloud computing. Pertanto, la formazione e la certificazione è fondamentale per la preparazione dei candidati al lavoro nel settore del cloud computing.”

Lo studio conferma, inoltre, la sempre maggiore propensione delle aziende all’adozione di soluzioni cloud. Quasi due terzi delle imprese mondiali pianificano l’utilizzo del cloud e più della metà lo ritiene una priorità.  Permangono, però, dubbi e preoccupazioni relativi a tale tecnologia, alla sua sicurezza e al controllo dei dati  (più di ¾ delle aziende).

 

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