La rete europea unica

Un’ipotesi inverosimile è spesso molto più suggestiva di un’ipotesi realistica.

Tutto nasce da un incontro tra il Commissario alla Concorrenza Almunia (successore di Monti) e i CEO di alcuni operatori europei “storici” (Telecom Italia, Deutsche Telekom, France Télécom, Telefonica). L’esito sembra essere  la valutazione dell’ipotesi di creare un network pan-europeo neutrale e condiviso tra i diversi operatori storici. In altri termini, l’”europeizzazione” del dibattito sulla società di rete che tanta passione ha suscitato in Italia nel corso degli ultimi due anni.

La sindrome del matrimonio. Le telecomunicazioni continentali sono sempre più affette dalla “sindrome del matrimonio”: quelli che sono dentro non vedono l’ora di uscirne e quelli che ne sono invece fuori, cercano (almeno una delle parti) di convolare a nozze. In realtà, il nodo gordiano è insito nella difficoltà di risolvere un sistema di equazioni particolarmente complesso: la crescente concorrenza da parte di soggetti globali (gli Over The Top), l’inesorabile riduzione dei ricavi (accentuata dalla crisi e dalla riduzione dei prezzi), la contrazione dei margini (nonostante il susseguirsi di ristrutturazioni), nonché la necessità di rilanciare gli investimenti per sostenere lo sviluppo del settore e le crescenti richieste di sistema (la panacea dell’economia digitale).

Il triangolo dello sviluppo. Come avranno colto anche i meno appassionati alla sorte del comparto delle telecomunicazioni, negli ultimi 12 mesi si sono moltiplicati i le analisi, le iniziative mediatiche e i dibattiti  per la creazione del contesto più favorevole per conciliare investimenti, crescita e concorrenza. Si tratta dei  tre vertici del triangolo dello sviluppo digitale, ma, sfortunatamente, tendono ad operare in coppia… Per questo motivo il confronto si sposta dal rapporto tra i diversi soggetti industriali ai rapporti con le istituzioni nazionali, fino all’interazione con il livello comunitario e planetario, come ha dimostrato il recente dibattito in sede ITU sulla governance di Internet.

Consolidare per sopravvivere. La maturità del settore, la dimensione e le condizioni del mercato europee, incluse quelle regolamentari,  rendono però inevitabile un ulteriore consolidamento degli operatori, alla ricerca di maggiori economie di scala, ma anche di scopo e, implicitamente, di una migliore redditività che possa sostenere un nuovo ciclo di investimenti. Il consolidamento può avvenire sia a livello nazionale che a livello continentale, a maggiore ragione se riducono le differenze tra i singoli contesti paese e si creano effettivamente le condizioni per un mercato europeo unico. Come è però facilmente intuibile, la prospettiva di una forte concentrazione del settore e i conseguenti rischi collusivi non può entusiasmare la Direzione Concorrenza dell’UE, che cerca quindi di sondare diversi possibili percorsi, che richiedono, tra l’altro, anche la revisione di alcuni assetti regolamentari.

La strada della condivisione.  Se non si può consolidare forse si possono almeno condividere alcuni fattori produttivi (cosa avvenuta spontaneamente, almeno in parte, nelle reti mobili), magari quelli che si prestano meno alle stringenti logiche di mercato che impongono ritorni degli investimenti sempre più brevi. E’ quindi suggestiva l’ipotesi di concentrare le risorse di rete in un unico soggetto, neutrale, orientato a investimenti a prova di futuro, non assillato da orizzonti di breve periodo e magari non troppo vincolato a logiche di “fiscal compact”. Italia docet.

Dopo l’Europa delle Nazioni, l’Europa della Finanza e in assenza dell’Europa dei Popoli ci dobbiamo quindi aspettare l’Europa delle Reti?

Non proprio e per una serie di motivi più che evidenti e che travalicano l’evidente complessità del processo. Innanzitutto, gli aspetti country specific sono invalicabili, specie laddove gli attori rimangono di fatto sotto il controllo pubblico. Ricompaiono poi e si moltiplicano le criticità ormai ben note, dalla valorizzazione degli asset esistenti, dalle condizioni di accesso, fino ai meccanismi di governance del nuovo soggetto.

La sintesi? Si aggiunge un tassello al dibattito, ma fondamentalmente per creare le condizioni affinché ogni Paese possa trovare la sua strada.

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