Dove si parla di giudici di pace e condizionatori

Questo numero di Smart Law doveva parlare di tutt’altro. Poi due recenti fatti di cronaca italiana, indipendenti fra loro ma quasi simultanei e assolutamente in tema con questa rubrica, hanno fortemente suggerito un cambio di argomento, a costo di un lieve ritardo nella pubblicazione.

Ecco quei fatti, nell’ordine in cui io ne sono venuto a conoscenza.

I soliti ignoti…

La notte dell’8 gennaio 2013, sconosciuti hanno rubato i computer negli uffici di un giudice di pace italiano. Le conseguenze? Udienze rinviate a data da destinarsi, con eufemistici “disagi di avvocati e utenti”.

Questo mentre, sempre grazie all’uso di “computer” (notate le virgolette, ci ritorneremo), nella contea di Cuyahoga, Ohio “rapporti e altri dati arrivano automaticamente sullo schermo dei magistrati, senza spostare carte, qualunque sia il computer su cui qualcuno li ha inseriti la prima volta, in più di 100 tribunali, sedi di polizia e altri uffici” (il sistema tiene anche traccia di quali avvocati hanno ricevuto quali documenti). E mentre a New York altri “computer” permettono a “giudici, procuratori distrettuali, avvocati difensori e assistenti sociali dell’Harlem Community Justice Center, di condividere informazioni non appena siano disponibili”.

Cloud computing significa più o meno “usare i computer nella nuvola”, cioè connetterli in maniera tale da poter lavorare da qualsiasi computer, tablet o smartphone, con programmi e documenti che stanno appunto “nella nuvola”, cioè su server remoti, adeguatamente protetti e amministrati.

Quei giudici, avvocati & C di New York, Ohio e tanti altri posti che lavorano così in fretta non hanno mica, sulla scrivania, computer più veloci dei colleghi italiani. Se ci riescono, è solo perchè quei loro computer sono connessi con qualche forma di Cloud Computing. Un modo di lavorare che, oltre a essere più veloce è anche molto più robusto! Se dati e documenti sono presenti e/o automaticamente copiati su server separati, un giudice può infischiarsene se gli hanno rubato il computer sulla scrivania. E forse, qui sta il bello, nemmeno glielo ruberanno più. Perchè da quei primi resoconti quel furto ricorda tanto quello della “Traduzione manzoniana” di Camilleri.

Ma qui siamo in Italia, direte voi, dove per mandare all’aria tutto basta…

…una spina staccata


L’altro fatto italiano quasi simultaneo al furto l’ho scoperto ricevendo via Twitter l’articolo qui sopra (che sono costretto a passarvi come penoso PDF, anzichè come link, perchè l’ennesimo esempio di unaltro spreco italiano, quello delle rassegne stampa inutili e antidigitali). A causa di “sviste burocratiche o miope scelta di risparmio”, un banale mancato rinnovo di manutenzione di condizionatori ha bloccato per quasi due giorni il Processo Civile Telematico (PCT) in tutta Italia. Certo, storie del genere fanno venire la tentazione di stampare tutto e non connettere il computer dei Tribunali a nulla, altro che PCT e Cloud Computing! Qui siamo in Italia, mica negli States.

Tornare indietro? No grazie

Questi due (*) fatterelli sono due messaggi da leggere insieme, piccoli ma molto concreti, perchè freschi freschi e dal cortile di casa. Nel primo c’è scritto che a tutta la Giustizia italiana un qualche Cloud Computing serve subito; il secondo spiega come non va gestito. I condizionatori si possono spegnere dove ci stanno solo persone e faldoni, non decine di server. Sul Cloud Computing ritorneremo qui su Smart Law. Per ora, concludo con una domanda e una richiesta.

La domanda è: nel medio/lungo termine, cosa costa meno all’Italia? Trovare due lire per tenere freschi pochi server qua e là , oppure rimanere in uno stato in cui basta fregarsi 300 Euro di hardware dal tavolo giusto per ritardare una causa?

La richiesta, col cuore in mano, è di non bloccarvi su quella domanda, per quanto importante sia. Non cadete nella trappola di credere che, per non essere alla mercè del primo ladro di computer servano per forza banda larga, anni di attesa e montagne di quattrini. Per proteggere Procure e Tribunali italiani, cioè tutti i cittadini, almeno dagli imprevisti da operetta non serve certo il Cloud Computing di serie A, quello che effettivamente costa non poco e richiede tempo.

“Utenze rinviate a data da destinarsi” per il furto di qualche computer? Non scherziamo. Per poter ricominciare a lavorare subito dopo singoli furti o guasti informatici possono bastare, anche quando non c’è nessuna connessione a Internet, quegli strumenti poverissimi chiamati reti e file server locali, con backup seri. Possibilmente insieme a procedure, valide per qualsiasi piccola PA, di virtualizzazione e gestione documentale Open Source. Quanti avvocati e Giudici italiani lo sanno e lo fanno?

(*) Anzi, tre fatterelli: proprio al momento di “andare in macchina” leggo di motivazioni annullate dalla Cassazione per una stampante che si è mangiata le pagine: meditate gente, meditate.

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2 COMMENTS

  1. Nel medio evo italiano l’informatizzazione ha incontrato diversi momenti di buio….

    Alcuni settori hanno offerto numerose occasioni di miglioramento, spesso si trattava di vere necessità, ma altrettanto spesso le esigenze sono rimaste tali, perchè non soddisfatte.

    Anzi, nel nome delle tecnologie più in voga, di frequente si avviano progetti (tipicamente pluriennali) infruttuosi.

    Ma la causa del rallentamento del progredire della società digitale non risiede solo sul lato dell’offerta: in molte occasioni la domanda non manifesta il giusto fabbisogno, e l’avventurismo si impadronisce dei progetti. E delle risorse finanziarie che li fanno partire….

    Non semplificherei il problema ad una mancanza di allineamento tecnologico: in svariati contesti la cosiddetta penultima soluzione tecnologica può essere ancora valida. Probabilmente la questione si trova a monte, cioè sono i clienti che dovrebbero essere ben consapevoli delle proprie esigenze, e controllare con la giusta attenzione che le soluzioni siano aderenti a tali esigenze.

    • Caro Claudio,

      io infatti NON sto parlando di allineamento tecnologico, ma solo culturale, tant’è che chiudo parlando di cose che non sono certo stato dell’arte.

      Credo che stiamo dicendo la stessa cosa. No?

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