To track or not to track

Lo spunto viene dalla Francia e dallo scontro che prosegue tra gli Over The Top da un lato, e i media tradizionali e gli operatori di telecomunicazioni dall’altro. Come noto Free aveva introdotto provocatoriamente un filtro per bloccare la pubblicità, successivamente rimosso, anche per intercessione del Ministro dell’Economia Digitale Fleur Pellerin.

Nel dibattito è intervenuto il Commissario Europeo Neelie Kroes, che ha colto l’occasione per fare un punto dopo due anni di consultazioni e confronti, che non hanno portato a risultati molto tangibili.

Anche se l’occasione è solo un’intervista, la posizione espressa dalla Kroes è abbastanza netta. Una posizione molto pragmatica, anche se occorre rimanere cauti nella traslazione normativa e regolamentare.

In sintesi, gli Internet Service Provider (in senso lato, quindi tutti i fornitori di servizi di accesso a Internet) sono liberi di comportarsi come meglio credono, sempre che venga garantita la piena trasparenza nei confronti dei consumatori.

Amico cookie. Senza voler spaventare nessuno,  i « cookies » sono già dentro di noi e molte delle nostre attività in rete vengono tracciate, con consensi dati più o meno (prevalentemente) esplicitamente. Di per sé questo non ci spaventa necessariamente molto, in particolare se quanto viene monitorato è riferito ad un indirizzo IP non strettamente associabile ad una persona fisica.

Piccolo o grande Fratello. Le cose naturalmente cambiano sostanzialmente nel momento in cui quell’indirizzo viene associato ad un nome, cognome, indirizzo, faccia, parentele e via di questo passo. E’ intuitivo capire come il valore dell’informazione monitorata cresca però  in modo esponenziale con la personificazione dell’utilizzatore e l’associazione a varie comunità di interesse.

Internet a più velocità. Internet è diventato contenuto e linguaggio dalle mille sfaccettature. E’ forse giunto il momento di consentire ai consumatori di fare delle scelte consapevoli sulla propria connettività e sull’utilizzo dei diversi servizi, modulando le funzionalità di proprio interesse e, perché no, anche  i prezzi associati.

Il consumatore al centro ? Nel dubbio amletico tra i filtri buoni e i filtri cattivi, deve vincere la posizione che tutela innanzitutto il consumatore. Fate quello che volete, ma rendetelo esplicito. Le regole devono essere il minor numero possibile, uguali per tutti e, ancora una volta, l’ultima parola deve essere data ad un consumatore informato e consapevole.

Chissà se sarà questa la sintesi dell’ordinamento di Internet prossimo venturo.

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