I cinque stereotipi sullo sviluppo della banda larga

Il dibattito sulla banda larga in Italia troppo spesso ruota attorno a cinque stereotipi:

  1. La banda larga e Internet sono un pericolo. Questa posizione è rappresentata da tutti coloro che vedono Internet soprattutto come luogo dove possono avvenire crimini o comportamenti negativi, come la diffusione di contenuti multimediali illegali. Per questi, Internet sarebbe un luogo da controllare perché costituisce un rischio e un pericolo: non una straordinaria opportunità, quindi, ma solo un problema da tenere sotto controllo e da limitare.
  2. La banda larga è un lusso. “Ce la potremo permettere quando usciremo dalla crisi”. È la posizioni di tutti quelli che non comprendono che la banda larga e gli investimenti in innovazione tecnologica non sono un “nice to have”, ma una delle leve essenziali per uscire dalla crisi.
  3. La banda larga (intesa come fibra) non serve: basta il mobile. Secondo questa posizione, “non ha senso investire soldi nella rete fissa, soprattutto con l’arrivo di LTE”. È una posizione debole e miope: il mobile è importante, ma non sarà mai un sostituito del fisso. Lo spettro del wireless è condiviso. Inoltre, le stazioni base del mobile hanno bisogno di fibra per la connessione alle dorsali.
  4. La banda larga non è questione che riguardi lo stato e il pubblico. “Quand’anche servissero, le reti devono essere realizzate dai privati. Se non lo fanno, è perché non c’è mercato e quindi nella realtà per l’economia non sono una priorità o necessità”. È una posizione direi irresponsabile: il paese deve investire pensando allo sviluppo sul medio-lungo periodo e non solo ai ritorni economici a brevi.
  5. La banda larga deve essere guidata dallo sviluppo della domanda. “Per poter spingere sugli investimenti, prima si devono sviluppare i servizi e la domanda, altrimenti l’offerta non serve”. Altra posizione molto miope che non tiene conto delle esperienze in tutti i settori dove sono necessari investimenti infrastrutturali: il loro sviluppo è condizione necessaria (ancorché non sufficiente) per lo sviluppo del mercato, perché abilita e rende possibile lo sviluppo dei servizi che altrimenti non potrebbero materialmente manifestarsi.

Questi cinque stereotipi sono lo specchio della debolezza culturale del nostro paese su questi temi. Sono posizioni miopi, sbagliate e contraddittorie. Il risultato netto è che il nostro paese languisce nelle ultime posizioni di tutte le classifiche e che abbiamo perso quella leadership raggiunta alla fine degli anni 90 con l’avvento di Fastweb (che allora era una realtà unica in Europa).

Sarà la prossima legislatura una reale occasione di sviluppo della banda larga in Italia? Saranno i partiti in grado di imprimere un concreto cambio di passo e una discontinuità? Difficile a dirsi. Certamente, è un tema sul quale non possiamo più perdere tempo né divagare in generiche discussioni di principio. È il tempo del fare. Ne va del futuro del nostro paese.

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1 COMMENT

  1. Chiunque pensi a questi 5 stereotipi è un matto da legare. Intanto in Germania sono venuto a sapere che usano anche il VDSL e che lo stanno ampliando… ahinoi e poi ci domandiamo perche l’Italia…. ecc. ecc. In realtà se vediamo e sentiamo i programmi elettorali tutto ruota intorno all’edilizia (e te pareva…) e l’ultimo vertice europeo ha tagliato le telco a favore della linea Lione-Torino, ovvero siamo ancora nell’800 dove le strade ferrate volevano dire progresso, va beh!

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