Tra le persone che lavorano nel settore dell’informatica è abbastanza normale discutere delle potenzialità dei computer, dei progressi raggiunti e di proiettarsi nel futuro immaginando nuovi sviluppi e campi da invadere. Questa speculazione non è solamente un esercizio di fantasia o una discussione accademica per impegnare li tempo. È un vero e proprio dibattito con un tema di fondo preciso: quando i computer potranno eseguire quei compiti che oggi sono di pertinenza “umani”. Quando, non se questo sarà possibile. Solo quando.
Dagli scaffali delle librerie sono praticamente scomparsi i libri di fantascienza per lasciar posto a quelli di fantasy. Perchè? Finiti gli autori? Difficile immaginarsi rivoluzioni scientifiche e prodotti diversi da quelli già immaginati? Forse è questo il motivo dello sviluppo del fenomeno letterario, cinematografico e televisivo dei vampiri? Vampiri che ispirano anche serie di cartoni animati per i bambini (li vogliamo preparare al peggio?). Vampiri come divoratori spietati.
La trama di un libro fantasy, ambientato nel futuro è abbastanza ripetitiva. Una marea di disperati senza lavoro, senza occupazione cerca di sopravvivere e di orientarsi in uno scenario dove pochi, grazie all’aiuto di robot governano in maniera spietata il territorio e il genere “umano”. Ambientazioni tetre, scure, poca luce, sole, insomma una disperazione per i derelitti in cerca di riscatto e un ambiente super protetto e pieno di tutto per i pochi fortunati.
Presto l’automazione entrerà così profondamente nel mondo del lavoro e una volta che questo accadrà la nostra economia, basata su una produzione di massa, comincerà ad andare in crisi. Oggi partecipiamo ad una crisi che possiamo definire “veloce”, quella che potrebbe portare agli scenari disegnati dagli autori di fantascienza è, invece, una crisi dovuta all’accelerazione, dovuta al raddoppio, per esempio, della velocità di elaborazione, della miniaturizzazione, della banda e così via. Raddoppio delle capacità. Un raddoppio che avviene sistematicamente ogni diciotto mesi. Difficile da immaginare, ma esattamente quello a cui assistiamo tutti i giorni: un’avanzata inesorabile dell’automazione, dei robot nel mercato del lavoro. Un’avanzata che riguarda tutti i livelli nessuno escluso. Raddoppio di tutto con un’unica certezza diminuzione di lavoro. Il lavoro rischia di diventare un affare per pochi fortunati.
Il mercato nel suo insieme è basato più che sulla legge della domanda e dell’offerta sul fatto che la persona che trae un reddito dal suo lavoro è la stessa che poi usa quel reddito come consumatore. In pratica la stessa persona lavora quindi produce e, sempre lui, spende quel reddito e diventa il “consumatore” colui che consuma i prodotti derivanti da una “fase” di lavorazione. Qui è uno degli snodi principali di quest’accelerazione: anche se le macchine possono portare via quasi tutto il lavoro alle persone queste mai diventeranno dei consumatori (a meno di non vivere in un mondo fantasy); non parteciperanno, quindi, al gioco “del libero mercato” come consumatori resteranno confinate nell’unico ruolo di “lavoratori” (gestite da pochi).
D’altronde il mercato che abbiamo costruito nel tempo è basato sulla produzione di massa, sui servizi di massa e, in fin dei conti, tutto ruota sulla presenza di consumatori. Ma se scompaiono i consumatori? Per inciso mercato costruito, infatti l’idea di mercato libero è un’invenzione (geniale) degli economisti: non può esistere una cosa che si chiama mercato libero. Il mercato libero è una bella scusa per non fare nulla per incapacità a reagire, un modo per non manifestare la propria impotenza.
All’inizio del processo di automazione questo fenomeno non era molto chiaro. Le prime attività che subirono l’effetto dell’automazione ridussero significativamente i costi di produzione e quindi offrivano prezzi più bassi ai consumatori. L’effetto più evidente è che queste aziende, realmente, aumentavano i loro profitti e quindi gli azionisti facevano affari d’oro. Il mercato era dinamico e non esisteva un vero problema occupazionale. In pochi anni le cose cominciarono ad incrinarsi bisognava tagliare di più, ridurre i costi. Più tagli, meno costi, più automazione meno personale. Inizia la spirale verso il basso. L’automazione oggi ha cominciato, grazie al fenomeno del raddoppio, ad occupare l’area dei “colletti bianchi”. Area che si pensava intoccabile. Contemporaneamente il mercato si è spostato verso la finanza. Finanza gestita da computer sempre più potenti gli unici capaci di risolvere algoritmi matematici che altrimenti richiederebbero mesi per la loro risoluzione. La click-finanza vive del raddoppio.
Insomma stiamo creando un mondo di cui conosciamo le cause e gli effetti, ma non abbiamo nessuna idea di come approfittare di questa situazione, invece di subirla passivamente aspettando il miracolo. Aspettando che il “mercato libero” faccia le sue scelte. Insomma stiamo pienamente in un periodo di trasformazione (non cambiamento). Pinocchio sta diventando un bambino vero e il nostro approccio è invece pensare che Pinocchio sta solo diventando un burattino adolescente, soltanto un rito di passaggio normale, millenario a cui siamo abituati. Quest’idea, questa convinzione è quella che non ci farà uscire dalla pancia della balena. E come affrontiamo il tutto? Coi foderi.
Come al solito Beppe Carrella centra l’obiettivo, di solito lo fa precorrendo di molto i tempi ma questo è un altro problema… Se è nato più veloce degli altri non è colpa sua!
In questo articolo ha pubblicando “a consuntivo” quello che ha detto almeno 25 anni fa…
Questo è Beppe: stargli avanti è un’impresa impossibile, stargli vicino è il privilegio che lascia ai pochi fortunati, stargli dietro è un punto d’arrivo