Valutazione di Tribunali e Magistrati: riprovarci con Open Data

Nel 2007 si discuteva online l’ultimo (allora) caso di una situazione  diffusa in tutta Italia (sintesi e grassetti miei):

un magistrato che deposita molte sentenze anche dopo quattro anni da quando le ha poste in decisione, cioè con ritardi dell’ordine del 4.800 % sul tempo revisto dalla legge. Cosa  gravissima [anche] perché dimostra una palese incapacità della magistratura…di evitare che cose così accadano e, quando per assurdo accadono, di porvi rimedio.

Sempre nel 2007 in quello stesso sito si ragionava su:

  • “dirigenti che troppo spesso non sanno cosa accade nel loro Tribunale”
  • necessità di definire (e verificare periodicamente, NdR) carico massimo e minimo per ciascuna funzione (giudice civile, tutelare, fallimentare, Gip, Gup, Pm…) nel modo più dettagliato possibile, tenendo conto di economia e demografia del distretto o circondario e del tipo di criminalità
  • controlli periodici dell’operato dei capi, anche tramite questionari da parte dei sottoposti (ovvero i magistrati stessi), degli avvocati e del pubblico

Qualche anno dopo, presumibilmente proprio pensando a problemi del genere, un tizio qui in Italia pensò di creare un “cruscotto”, cioè una mappa che avrebbe mostrato su un computer, con indici, tabelle e simboli colorati, l’efficienza o l’inefficienza dei singoli Tribunali. Venne anche realizzata una prima versione di quel software, non da dipendenti pubblici ma da una società privata, costituitasi solo qualche mese prima, proprio per sviluppi di questo genere. Apparentemente, una di quelle che oggi vengono chiamate start-up e promosse in tutti i modi, almeno a parole.

D’altra parte, visualizzare al computer efficienza e statistiche varie di Tribunali e magistrati non era certo un’idea originale. Le schermate in questa pagina vengono da CourTools, un servizio ufficiale del Centro Nazionale per i Tribunali Statali americani, che definisce dieci parametri di prestazioni standard e fornisce l’assistenza tecnica per misurarli e analizzarli nei Tribunali.

Finora più di 20 Stati hanno adottato e adattato CourTools. Non sempre sono rose e fiori. I dati disponibili variano grandemente da un’area all’altra e a volte, come in Oregon, non vengono più aggiornati per mancanza di fondi. Nonostante questo, l’esistenza di uno standard nazionale, dal software alle definizioni, per valutare magistrati e Tribunali rimane un risultato notevole. Lo stesso vale per il fatto che i risultati sono visibili a tutti via Internet e, almeno guardando dall’Italia, per cosa viene misurato.

Pescando assolutamente a caso, scopriamo per esempio (Figura 1)

Figura 1

che chiunque può verificare i “voti” ricevuti dall’Onorevole James S. Casebolt, magistrato del Colorado, dagli avvocati che lo hanno incontrato in Tribunale. Oppure che ogni sede viene valutata anche su parametri come “compatibilità delle udienze con i miei orari di lavoro” e (Figura 2)

Figura 2

comprensibilità dei moduli che mi servivano”(oltre il 90% per cinque anni consecutivi?!? Che invidia…) CourTools rende facilmente comprensibili a tutti l’andamento in ogni distretto di parametri “strategici” fondamentali, come il rapporto fra quanti procedimenti vengono chiusi e quanti se ne aprono in ogni periodo (Clearance Rate, Figura 3).

Figura 3

Oppure il numero medio, per ogni categoria di procedimenti, di giorni di lavoro fra l’apertura e la chiusura (Time to Disposition, Figura 4).

Figura 4

Forse è superfluo dirlo, ma oltre agli addetti ai lavori tabelle del genere potrebbero aiutare anche i cittadini a valutare l’attendibilità delle dichiarazioni di certi avvocati un po’ troppo “ottimisti”.

Fornendo queste analisi anche a livello nazionale (Figura 5),

Figura 5

CourTools contribuisce indirettamente a costruire consenso su cosa e come dovrebbero fare i Tribunali, perché aiuta a:

  • giustificare aumenti (o tagli) di budget mirati, che agiscano dove è effettivamente più urgente o efficace farlo
  • comunicare ai cittadini, aumentando la loro fiducia nel sistema, come i singoli Tribunali lavorano e spendono i soldi pubblici

Misurare? Scherziamo?

Certo, i numeri non dicono tutto, fare il giudice è una missione e vocazione delicatissima, bisogna contestualizzare e non generalizzare eccetera. Però, tutto sommato, da qualche parte bisogna pur cominciare per aumentare l’efficienza dei Tribunali italiani.

Se cose come CourTools non sono certo soluzioni definitive (e comunque nessuno se lo aspetta), essi possono aiutare nello stesso modo, e allo stesso livello, spiegato da Mariangela Vaglio in Le valutazioni a scuola e il problema dell’insegnante artigiano:

i test “oggettivi” [nelle scuole] possono aiutare a sgamare quegli insegnanti (ce ne sono, per carità, come in ogni tipo di lavoro) che fanno oggettivamente poco […Come?] Non certo perché per un anno dai test i loro alunni risultano un po’ indietro, come credono molti, o perché ci sono molte insufficienze… un tot di insufficienze in una classe sono fisiologiche. Ma se capita che per un ragionevole e piuttosto alto numero di anni, sempre, le classi dell’insegnante x non riescono a fine ciclo a riconoscere in una frase semplice nemmeno un soggetto o un predicato (tutti gli alunni, quindi, non i soliti 3 o 4 o 10 che statisticamente ci sono in ogni classe), il sospetto che non siano in grado di farlo perché il collega non glielo sa spiegare viene.

Lo (ri)facciamo?

Il “tizio” che anni fa ha provato a fare il “cruscotto” è Roberto Castelli, quand’era Ministro della Giustizia. Poi, nel 2010, la Corte dei Conti lo condannò in primo grado a risarcire 30 mila Euro, per averne affidato la realizzazione a una società esterna, giudicata non all’altezza. Lui commentò che era stato costretto ad abbandonare il progetto perché “svelava ritardi e disfunzioni, ma i magistrati non vogliono essere valutati e c’è chi preferisce che nulla cambi”.

Come finirà la storia di quella versione italiana di CourTools non lo sappiamo, ovviamente. In ogni caso, oggi non solo sappiamo che certe statistiche servirebbero (almeno nel senso descritto da Vaglio) ma sappiamo anche come farlo spendendo meno possibile: cioè pubblicando quei numeri online come Open Data e mettendo su app contest, tesi universitarie o iniziative simili, per realizzare i portali che li renderebbero usabili. Ci (ri)proviamo?

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