BSA: Italia decima nella classifica per utilizzo del cloud

Il BSA Global Cloud Computing Scorecard del 2013, il report che monitora il cambiamento del panorama delle politiche del cloud computing anno per anno, mostra come la propensione verso  i servizi cloud stia aumentando anche se non in modo omogeneo in tutto il mondo.

I risultati dello studio provengono dal monitoraggio dell’utilizzo dei servizi di cloud computing da parte dei consumatori, aziende e istituzioni governative. Ciò che fino ad ora non era stato analizzato, però, sono le politiche di sviluppo che i paesi del mondo attuano per favorire l’espansione e un utilizzo più concreto di questo nuovo tipo di servizi. In generale i risultati sono stati positivi ma dove alcuni paesi tendono a supportare lo sviluppo, altri continuano ad arrancare e rimanere nelle retrovie dell’innovazione.

Lo studio tende a dimostrare che lo sviluppo del cloud, non solo favorisce l’economia del paese che lo utilizza, ma di riflesso porta ricchezza all’economia globale e, infatti, predice che il servizio porterà 14 milioni di posti di lavoro entro il 2015 e che genererà circa 1.000 miliardi di dollari di ricavi all’anno, sempre entro il 2015.

Tutto questo dipenderà, però, da come i governi dei paesi attueranno nuove politiche di gestione, con norme e regolamentazioni adeguate. Dallo studio emerge come un ristretto numero di paesi abbia cominciato velocemente ad adottare i cambiamenti necessari per uno sviluppo del cloud. Tra questi, Singapore, in una classifica dei paesi maggiormente sviluppati dal punto di vista dei servizi cloud, balza dal decimo posto dello scorso anno al quinto, dimostrando di aver abbracciato la via dell’innovazione. La Malesia, invece, pur non avendo scalato posizioni in classifica, ha raggiunto il massimo punteggio per provvedimenti contro il cybercrime e lo sviluppo di leggi contro le proprietà intellettuali e la violazione della privacy.

D’altra parte, il Brasile, che fino all’anno scorso non aveva alcuna legge contro il cyber crime, ha, secondo lo studio, affrontato una perdita economica di 8 miliardi di dollari. Nel novembre del 2012, però, dopo aver approvato una legislazione maggiormente adeguata contro i crimini informatici, il paese sudamericano è riuscito a scalare due posizioni nella classifica. Altri paesi, seguendo l’esempio del Brasile, attuando legislazioni adeguate sono riusciti ad incrementare le loro posizioni: il Canada è salito dal 12° al 9° posto; la Russia dal 16° al 14°; l’India dal 17° al 15°.

Per quanto riguarda, invece, i sei paesi europei monitorati, lo studio riporta una fase di stallo e di leggeri incrementi. Solo la Polonia, il Regno Unito e la Germania, infatti, hanno assistito ad un leggero sviluppo. L’Italia, dal sesto posto raggiunto lo scorso anno, scivola al decimo.

E’ scoraggiante vedere che l’Italia non ha fatto progressi nell’adottare politiche che contribuiscano allo sviluppo della cloud”, ha commentato Matteo Mille, Presidente di BSA Italia che continua: “E’ fondamentale che l’Italia si impegni a migliorare la regolamentazione di alcuni specifici ambiti relativi al Data Privacy e alla Proprietà Intellettuale per migliorare la propria posizione e supportare la crescita della cloud”.

Il Giappone continua a rimanere primo in classifica con una normativa dettagliata a favore del commercio digitale. L’Australia si attesta al secondo posto e gli Stati Uniti hanno raggiunto il terzo quest’anno, lasciando la Germania indietro al quarto posto.

Oltre alla classifica, il report evidenzia come i miglioramenti nelle politiche relative al cloud in molti dei più importanti mercati IT sia per il momento in una fase di stallo. Nello specifico, i sei paesi europei presi in considerazione stanno addirittura perdendo terreno, mentre altri si stanno allontanando dal mercato globale, con normative controproducenti in Corea, Indonesia e Vietnam.

Vediamo uno sviluppo disomogeneo nel panorama normativo per il cloud computing”, ha dichiarato il Presidente e CEO di BSA Robert Holleyman. “Regole discordanti in ambito privacy e sicurezza stanno rendendo difficile il flusso di dati fra Paesi diversi e troppi Stati si stanno ritagliando pezzi di cloud per se stessi. Questo riduce le economie di scala di cui beneficerebbe chiunque”.

Guardando al futuro, nonostante i progressi riscontrati dallo studio, esistono questioni che rimangono da affrontare in ogni paese preso in esame. La chiave, secondo il report, per migliorare le capacità di ogni singolo paese e per efruttare al meglio i vantaggi del cloud, risiede in una risposta politica coordinata in sette aree specifiche: data privacy, cybersecurity, cybercrime, proprietà intellettuale, interoperabilità tecnologica e armonizzazione normativa, libero scambio e infrastruttura ICT.

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