Quattro caratteristiche che il Digital Champion Agostino Ragosa non potrà non avere

Sono passati solo pochi mesi da quando Barroso, nel dicembre dello scorso anno, ha invitato gli stati membri a nominare un “Digital Champion” che, sulla falsariga di quanto fatto dall’Inghilterra con Martha Fox, si occupasse di promuovere lo sviluppo della cultura digitale tra cittadini, imprese, associazioni. Un approccio particolarmente interessante, che esplicitamente propone di sviluppare un modello grassroot per combattere il digital divide e promuovere la diffusione dell’ICT attraverso il coinvolgimento di stakeholder non necessariamente afferenti alle istituzioni ma visibili ed influenti, ognuno nel suo settore. Oltretutto potendo contare su una best practice, quella inglese, che dimostra l’efficacia del modello. Ne è nato un panorama variegato ed articolato, fatto di professionisti provenienti dal mondo della comunicazione, imprenditori, docenti universitari e, in alcuni casi, uomini delle istituzioni.

E in Italia? A ricoprire la carica in una fase iniziale è stato Roberto Sambuco, da sempre uomo di comunicazione e da tempo Capo Dipartimento Comunicazione al Ministero per lo Sviluppo Economico. Malgrado sapesse che il suo incarico fosse temporaneo, si è mosso con velocità ed entusiasmo, promuovendo – ad esempio – la Grand Coalition for Digital Jobs.  Poi – pochi giorni fa – è stato nominato in via definitiva Agostino Ragosa, Direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Già ai vertici di Poste Italiane e prima ancora nella dirigenza di Telecom Italia, Agostino Ragosa ha passato letteralmente una vita nell’IT ed ora si trova con il difficile compito di traghettare il nostro Paese verso un modello di innovazione sostenibile, attuando quell’Agenda Digitale della quale si parla (e si parla soltanto) ormai da anni.
A lui, ora, anche il compito di fare da testimonial e promotore attivo dell’innovazione digitale e della lotta al digital divide, rapportandosi con continuità con i suoi analoghi europei, per sviluppare strategie comuni.
Non sappiamo ancora quali saranno le sue strategie operative, e soprattutto come coniugherà questo compito con il già difficile ruolo di direttore dell’Agenzia, ma questa è qualche idea – al di là di ciò che vorrà fare – su come dovrà essere il Digital Champion italiano.

1. Dovrà essere “social”

Di tutti i Digital Champion europei, sono  pochissimi quelli che non hanno una presenza più o meno strutturata on-line. Agostino Ragosa è tra questi. Ora, è evidente che in quanto Direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale non era certo tenuto ad averne, ma è altrettanto evidente come un Digital Champion senza una comunicazione (dialogica) sviluppata con il cittadino attraverso la Rete rischi di essere un po’ come quei calzolai a casa dei quali i figli vanno scalzi. Il Digital Champion è prima di tutto testimone del digitale, anche e soprattutto nelle forme di comunicazione che adotta. Ed una presenza strutturata sui Social Network Site rappresenta da una parte un canale di contatto verso le persone comuni e verso quanti a lui guardano con speranza per rilanciare il Digitale, dall’altra un segnale forte per i manager pubblici che troppo spesso – in Italia – guardano alla rete con indifferenza.
Che usi davvero, quindi, gli strumenti dei quali deve promuovere lo sviluppo.

2. Dovrà essere “pop”

Non abbiamo più bisogno di conferenze. O almeno non abbiamo bisogno solo di conferenze. Viviamo in un mondo in cui il livello di autoreferenzialità è altissimo. Abbiamo bisogno invece di portare la rete tra la gente. Abbiamo bisogno di portare la rete al di fuori della rete, per far sì che il digitale diventi davvero una risorsa per il Paese. Non basta che i giovani siano su Facebook perché il digital divide culturale sia sconfitto. Possiamo essere su Facebook e contemporaneamente analfabeti digitali.
Se tra i compiti principali del digital champion c’è proprio la diffusione della cultura digitale, allora che si muova  tra le persone e verso le persone. Perché è lì che serve creare cultura.

3. Dovrà essere “hub”

La rete non è solo tecnologia, ma anche modello organizzativo. Ed è ai modelli organizzativi della rete che dovrà guardare il Digital Champion italiano per agire con efficacia in un contesto di scarsità di risorse e complessità organizzativa come quello che dovrà affrontare. Come è vero che il problema del nostro Paese è il Digital Divide culturale, è altrettanto vero che la sua ricchezza sono le eccellenze che lo popolano. Eccellenze isolate, sole, troppo spesso abbandonate. Ma che nel loro settore rappresentano dei veri e propri fari. Le trovi, le identifichi, le valorizzi, le faccia sentire meno sole. Le aiuti a diventare punti di riferimento.
Crei con esse un rete di Digital Champion “verticali” (nella scuola, nella sanità, nell’impresa, nell’amministrazione) e faccia di essi parte attiva in una strategia a rete, appunto, della quale lui sia l’hub. 

4. Dovrà essere “europeo”

La forza della digital championship è nel suo approccio europeo. Che sia il Digital Champion italiano, allora, ad essere promotore di un processo di sviluppo che veda il nostro Paese muoversi verso l’Europa. La tecnologia – se usata correttamente – è un ponte culturale di forza dirompente. Che colga quindi l’opportunità della rete per avvicinare il nostro paese all’Europa, portando le esperienze degli altri Digital Champion Europei in Italia, ma anche promuovendo il processo contrario. Perché mai come in questi anni l’Italia ha bisogno di imparare, ma anche di mostrare ciò che sa fare e ciò che sanno fare gli italiani.

 

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3 COMMENTS

  1. Stimatissimo Professore,

    mi chiamo Silverio Carugo e sono il Rettore di ‘DIDASCA – The First Italian Cyber Schools for Lifelong Learning’.

    Didasca è probabilmente la più attiva delle organizzazioni che si occupano della alfabettizzazione digitale in Italia.

    E’ con piacere che la informo che il 19 giugno parteciperò alla ‘Digital Agenda Assembly’ di Dublino, in occasione della quale da parte della Comissione Europea verrà riconosciuta a Didasca la qualifica di ‘Membro’ della ‘Grand Coalition for Digital Skills and Jobs’.

    Mi complimento vivamente per il contenuto del suo articolo e mi auguro di vederla presto nelle vesti di ‘Digital Champion for Italy’.

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