Professioni web: Magda Paolillo e l’Information Architect

Magda Paolillo è esperta di architettura dell’informazione, usabilità e web writing; si occupa di content management e di progettazione user centered. Dal 2006 scrive di comunicazione e marketing su spotanatomy.it.

Continuano gli appuntamenti con le interviste realizzate da TechEconomy,  in collaborazione con IWA Italy, per dare voce ai professionisti del web e capire come cambiano i profili professionali legati alla Rete.

A rispondere alle nostre domande oggi è Magda Paolillo, che ci parla dell’Information Architect.

1) Di cosa si occupa precisamente un Information Architect?

Disegna la struttura di un sito web: individua le singole unità informative e dà loro la giusta allocazione all’interno di un’organizzazione che tiene conto delle relazioni orizzontali, verticali e trasversali che legano tali unità. Il criterio logico alla base del disegno è la chiarezza dei click e la reperibilità delle informazioni per il generico utente web, che deve essere in grado di navigare il sito in maniera intuitiva e lineare.

2) Studi e pratica sul campo: cosa serve per diventare Information Architect?

Studiare, studiare, studiare, non tanto sui libri quanto sul campo. La tecnologia –e con essa le opportunità di comunicazione- è in “beta permanente”, le abitudini e le aspettative dell’utente medio sono in continua evoluzione, l’usabilità è sotto i riflettori dei normatori e le esigenze del cliente sono mutevoli. Dunque è indispensabile conoscere il contesto e le regole di base, ma conta anche il buon senso, l’esperienza e l’elasticità mentale per riuscire ad adattare la struttura web, che si va a progettare, ad un ambiente in rapida evoluzione evitando che diventi vecchia e inusabile troppo in fretta.

3) Come hai capito che il web sarebbe diventato la tua professione?

L’incontro (tardivo) con il web è stato un colpo di fortuna e un amore a prima vista. Conclusa l’università mi sono trovata con nulla di concreto in mano e nell’incapacità di prendere una decisione sul mio futuro. “Qui c’è bisogno di qualcosa di nuovo, il salto nel buio, della svolta” mi sono detta. Allora ho optato per la prima edizione di un master in Marketing e Comunicazione Web quando non avevo un computer – né tantomeno internet – e non sapevo cosa fosse una chat! Un bravo insegnante mi ha illuminato mostrandomi come applicare le mie attitudini di sintesi al web. E l’illuminazione è arrivata… perché nella vita ci vuole audacia, ma sono le coincidenze che fanno la differenza.

4) Qual è la cosa più difficile da far capire ai clienti?

Con l’analisi delle informazioni e le bozze di struttura dei progetti web spesso vengono messi alla luce elementi e processi migliorabili, se non interamente da rivedere. Il cliente fatica a capire che quando si decide di essere online – sia che si tratti di una prima volta sia di una ristrutturazione di una presenza già esistente – arriva anche il momento delle “pulizie di primavera”. Perché con il web ogni cosa viene portata alla luce del sole e sottoposta al giudizio dell’utente, non solo nella forma ma soprattutto nel contenuto.

5) E ai colleghi?

La collaborazione e la fiducia sono alla base di qualsiasi lavoro ben riuscito. Un progetto ha successo solo se l’obiettivo comune del team di lavoro è la riuscita del progetto stesso. Purtroppo non sempre tutti gli interessi convergono e il risultato è un compromesso non sempre soddisfacente.

6) Cosa ti piace di più della tua professione e cosa meno?

Lo stimolo continuo derivante dall’unicità dei progetti a cui ho lavorato fino ad ora è l’aspetto più piacevole del mio lavoro. Ogni progetto è diverso dall’altro quanto a tematiche, target, team di lavoro, vincoli di budget e di tempi: ogni volta la sfida ricomincia e a progetto concluso ho imparato qualcosa di nuovo. L’aspetto meno piacevole è conquistare la fiducia del cliente, spesso un po’ scettico e “troppo” partecipe.

7) Che consiglio daresti a chi volesse diventare Information Architect?

Di osservare con curiosità, prima di iniziare a progettare le strutture dei contenuti, chi dovrà fruire di quei contenuti, cercando di comprenderne il modus operandi e gli stimoli a cui reagisce. L’utente tipo deve essere al centro di qualsiasi progetto.

8) In tre aggettivi, un buon Information Architect deve essere?

Pratico, attento, flessibile.

9) E ora in un tweet: chi è il Information Architect?

L’ #informationarchitect progetta, e riordina, “case virtuali” rendendole accoglienti e confortevoli per ogni tipologia di ospite.

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