Working Capital di Telecom Italia: intervista a Salvo Mizzi

Salvo Mizzi è responsabile Social Network nella direzione Consumer Telecom Italia e Corporate Fellow Telecom Italia nella Kauffman Society.

Working Capital è il programma di Telecom Italia che dal 2009 aiuta l’innovazione, le idee e il talento a trasformarsi in impresa, supportando in modo diretto la nascita e lo sviluppo delle startup.  Nel corso degli anni, Working Capital ha dato vita a numerosi progetti di successo riuscendo a finanziare tra il 2009 e il 2010 13 startup e permettendo ad ulteriori 36 di affrontare un periodo di “preincubazione”. Per l’edizione 2013saranno aperti tre nuovi spazi di accelerazione a Roma, Milano e Catania. Per questa edizione Telecom Italia metterà a disposizione 30 Grant d’impresa del valore di 25.000 euro ciascuno per progetti in ambito digital e green.

A dare maggiori dettagli sull’iniziativa e come negli anni Working Capital abbia contribuito allo sviluppo del nostro paese, abbiamo intervistato Salvo Mizzi, responsabile Social Network nella direzione Consumer Telecom Italia e Corporate Fellow Telecom Italia nella Kauffman Society, il maggiore programma internazionale dedicato alla cultura e alla finanza per l’innovazione, al global networking e alla creazione di nuove imprese tecnologiche.

1) E’ ripartito Working Capital: cosa si porta dietro e cosa lascia dall’edizione precedente?

Il 2012 è stato un anno di svolta, l’anno di Rainforest e di Greg Horowitt. Greg e il network della Kauffman Society hanno regalato a Wcapital un modello formidabile, insieme teorico e pratico. Da quel momento lavoriamo su un Innovation Canvas italiano e non sbagliamo un colpo. Il 2013 è il momento della maturità, della consapevolezza, della concretizzazione, sotto quasi ogni punto di vista. Gli acceleratori, la crescita del network e della community, la proiezione internazionale. Usiamo gli strumenti del venture capital come leva per generare innovazione, a tutto campo: dalle start up alle nuove policy necessarie per creare crescita e sviluppo. Per noi e per il nostro Paese. Un salto di qualità che peraltro non sarebbe stato possibile senza il supporto di una grande squadra interna: un ringraziamento particolare va tra gli altri a Ulderico Pacchiarotti. Senza il suo impegno non saremmo riusciti a centrare tutti gli obiettivi necessari per aprire una nuova “macchina”, così grande e impegnativa, il 19 aprile. La call è aperta, adesso, attendiamo con fiducia e molta curiosità i nuovi progetti di impresa degli innovatori e startupper italiani. Forza!

2) Più grant, tre acceleratori sparsi sul territorio nazionale. Quali sono le novità?

È vero, i grant di impresa crescono del 50%, passano in questa edizione da 20 a 30, sempre da 25mila euro ciascuno. I tre acceleratori di Milano, Roma e Sicilia (a Catania) sono l’inizio di una strategia di attenzione alle community territoriali, destinata a proseguire: entro la fine dell’anno prevediamo l’apertura di due nuove location, stiamo lavorando alla loro individuazione e definizione. Ogni nuovo acceleratore avrà poi in dotazione 5 nuovi grant di impresa. Ma la novità che trovo veramente ad alto impatto è il cosiddetto Albo Veloce. Tutte le start up premiate con grant o accelerate diventeranno Wcap “verified” e avranno accesso all’albo fornitori di Telecom Italia. Il nostro Gruppo può così catalizzare l’innovazione italiana e proporsi come il Cliente Zero, dando avvio al primo contratto commerciale di una start up. Non solo: l’Albo Veloce è accompagnato dal Basket Innovazione: un budget, come dice il nostro AD, Marco Patuano, a sei zeri, che incentiva le nostre Business Unit a adottare le soluzioni delle start up Wcapital. Con uno “sconto” interno fino a un massimo di100mila euro sul primo contratto. In questo modo, oltre a dedicare nuove risorse agli innovatori, miglioriamo noi stessi, incentivando al nostro interno un meccanismo di open innovation. E velocizzando in molti casi il nostro time to market.

3) Oggi parlare di startup va di moda, ma voi siete al lavoro su working capital dal 2009. Come è cambiato lo scenario in questi cinque anni?

Verissimo, siamo ormai parte della piccola e breve storia della recente innovazione made in Italy. Rispetto ai primi anni, siamo tutti cresciuti, ma non invecchiati, perché abbiamo trovato le energie e le idee per evolverci e non restare fermi. Molti ci sono venuti dietro, altri hanno letteralmente clonato il modello, ma alla fine è un fatto positivo. Ti rassicura nella sensazione di avere intuito la giusta direzione per tempo. L’innovazione si fa con nuovi imprenditori e favorendo la nascita di nuove imprese agili, ambiziose, determinate. Linfa nuova che scorre in un paesaggio italiano che per altri versi è diventato decrepito. Rispetto a cinque anni fa, l’attenzione è diventata ormai mainstream. Nel frattempo i talenti e i progetti sono migliorati radicalmente: più maturi, più consapevoli, più internazionali. Siamo in un ottimo momento, nonostante la crisi generale che colpisce il nostro Paese. Per questo sono convinto che è da qui che bisogna ripartire e voltare pagina. E tornare a crescere.

4) Il governo Monti ha messo in campo già da qualche tempo il Decreto sulle start up, come valuta questo strumento? É realmente utile a chi punta su innovazione e impresa in questo Paese?

Un buon inizio, abbastanza lungo e laborioso, di un percorso che però deve accelerare e farsi più concreto. Bisogna passare adesso dall’inventario e dalla postura linneiana alla realizzazione operativa, se serve anche darwiniana. Servono risorse vere, strategie globali, capitali, agilità. Start up è anche un concetto che ti impegna, come Paese, ad andare veloce. Ce la faremo.

5) In una sua precedente intervista ha sottolineato come in Italia manchino fiducia e accumulo di un reale capitale di rischio, siamo invece primi nella fuga di cervelli; pensa che Working Capital potrebbe rappresentare un modello da seguire ed estendibile per arginare queste debolezze?

Senza capitali coraggiosi non si cresce, senza nuovi imprenditori non si fa vera innovazione. L’unico modello possibile è stabilire una connessione basata sul trust tra innovatori e investitori. Poi saranno il mercato e la forza dei team a decidere del successo o meno di una idea. Tutto il resto è letteratura.

6) Lei è di recente stato in Cina. Cosa c’è da imparare da questa nazione? dobbiamo aspettarci un WCap con gli occhi a mandorla?

Ero parte della delegazione italiana a ITTC, rappresentavo Telecom Italia con il progetto Wcapital. L’accoglienza è stata molto calorosa, in Cina hanno compreso la differenza tra il vecchio mondo ICT, quello del ferro e dei server, e la grande rivoluzione dell’innovazione abilitata dalla rete, dal cloud, dai talenti. L’unica oggi in grado di produrre innovazione e capacità di competere su scala globale. Quest’anno a Pechino, ho trovato focus massimo su acceleratori e incubatori, da ogni parte del mondo. Con Wcapital eravamo in perfetto sync con l’aria del momento, vedremo nei prossimi mesi, ma le conversazioni che abbiamo avviato preludono a qualcosa di davvero interessante. E come direbbe Steve, di follemente grande.

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  1. Sono d’accordo sul punto tre che l’italia deve ripartire e tornare a crescere, tutta l’industria italiana deve ripartire, per colpa di questa crisi siamo stati molto fermi.

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