Lo scorso 1 maggio Disney ha presentato richiesta per diventare titolare del marchio “Día de los Muertos” e cioè il nome con cui nei paesi latini ci si riferisce alla tradizionale Festa dei Morti, che i cattolici festeggiano all’inizio di novembre.
La cosa è piuttosto bizzarra, ma Disney è Disney e se decide di acquistare i diritti sul nome di una festività religiosa probabilmente un motivo ce l’ha. Il motivo, nello specifico, sono due film targati Pixar di futura realizzazione, che per il momento sono ancora senza titolo. Ma considerato su cosa avrebbe voluto mettere le mani, ci si può facilmente fare un’idea della trama, con tutta probabilità ispirata alle celebrazioni messicane per la Festa dei morti
Bene, Disney annuncia di aver inoltrato richiesta e la notizia si diffonde rapidamente sul web e suoi social media. Su Twitter, la cosa cattura l’attenzione di Lalo Alcaraz, un artista statunitense di origini messicane che, indignato per quello che considera un oltraggio alla sua fede e alla sua cultura, retwitta la notizia e comincia a discuterne sul suo profilo insieme ai suoi oltre ottomila follower.
Alcaraz è un vignettista piuttosto noto e apprezzato negli Stati Uniti, famoso soprattutto tra i membri delle varie comunità di “latinos” ed è il direttore di POCHO.COM, una webzine di “news e satira”.
Disney che tenta di appropriarsi dell’uso commerciale del nome di una festività religiosa è un’idea che non piace nemmeno un po’ ai “latinos” americani e il più agguerrito di tutti è proprio lo stesso Alcaraz che vede la cosa come una gravissima “profanazione” di un simbolo religioso e culturale. A quanto pare, Disney avrebbe voluto mettere le mani su tutto: nome ed eventuale merchandise. Un po’ come se su ogni capanna del presepe dovesse comparire di punto in bianco il profilo delle orecchie di Topolino.
Ed è a questo punto ad Alcaraz viene un’idea: Muerto Mouse. Il vignettista disegna in quattro e quattr’otto un Mickey Mouse metà scheletro e metà Godzilla, intento a seminare il panico nelle città. E una frase: “Sta arrivando per mettere il trademark alla tua cultura”.
[Foto: Lalo Acaraz, pocho.com]
La finta locandina è talmente geniale e riassume talmente bene la questione che diventa presto virale: ora tutti sanno che Disney ha intenzione di mettere il marchio di fabbrica a una festività religiosa. Una notizia che, altrimenti, sarebbe passata inosservata ai più. Al grido di “la nostra cultura non è in vendita”, vengono create petizioni online contro Disney, migliaia di utenti reagiscono con grande costernazione e, come succede spesso in questi casi, si scatena un gran casino.
E, se da un lato Alcaraz si ritrova sommerso di retweet e citazioni, dall’altra Disney si ritrova in un mare di critiche, tanto da decidere di ritirare – dopo nemmeno ventiquattro ore dall’inizio dei fermenti – la richiesta depositata presso l’ufficio marchi. Il 7 maggio Disney fa uscire in fretta e furia un comunicato stampa in cui si legge che…
“La richiesta di depositare il marchio era volta a tutelare l’uso di qualsiasi potenziale titolo per il nostro film e le attività a esso connesse. Ma dal momento che abbiamo deciso di cambiare titolo ritiriamo anche la nostra richiesta”.
Wow. Voglio dire: Topolino fermato da Twitter. Qui sì che varrebbe la pena di farci un film. A quanto pare Disney s’è presa un bello spavento e, preoccupata per la propria immagine, ha fatto precipitosamente marcia indietro. Di certo non rinuncerà al suo film, ed è anche probabile che riuscirà comunque a spuntarla sul titolo, ma per il momento ha perso una battaglia che, a quanto pare, non immaginava neanche di dover combattere.
È proprio questo il punto: Disney, in questo caso, non ha fatto nulla di “sbagliato” dal punto di vista della comunicazione sui social media, ma ha peccato di presunzione nel sottovalutare la potenza di Twitter e dei social media non solo come veicolo di notizie apparentemente marginali, ma anche come megafono della protesta degli utenti.
In altre parole Topolino si è ritrovato in un bel pasticcio comunicativo senza quasi rendersene conto, trasformandosi da amico dei bambini a una specie di crudele “Conquistador” blasfemo in meno di 24 ore. Una fiammata rapidissima e difficile da gestire, che costringe una delle aziende più potenti dl mondo a fare un passio indietro.
Ironia della sorte: su Twitter Disney ha numerosi account ma, ovviamente, su nessuno di questi sembra esserci traccia delle recenti polemiche relative al “Día de los Muertos”. Eppure la notizia della “marcia indietro” è stata ampiamente diffusa dagli utenti interessati. Forse Topolino dovrebbe ringraziarli per la “cortese diffusione” del suo comunicato stampa: nel celebrare la vittoria, gli utenti hanno anche messo a tacere parte delle polemiche.
Lesson Learned: Azienda, non pensare che una notizia che ti riguarda possa passare inosservata, specialmente sui social media. E non sottovalutare mai la potenza di un retweet.
C’è da non crederci, se oggi non mi fosse venuto in mente di cominciare a cercare notizie digitando “Disney” su Google News non sarei mai arrivato a questo articolo…
Complimenti comunque.
E’ chiaro, dettagliato e preciso.
Bravissima!
Grazie Fabio! : )