Saranno le donne (che hanno capito meglio Keynes) a salvarci dalla crisi economica? La risposta a TED è “si”.

Mattinata dedicata all’economia globale, oggi nel secondo giorno di TED Global 2013. E sono le donne a portare sul palco le riflessioni più illuminanti. E a suggerire possibili vie d’uscita e di progresso.

Il filo rosso è quello che la prima speaker, Chrystia Freeland, ha chiamato il “nuovo new deal”.

Uno dei dati più impressionanti dei nostri giorni è l’aumento esponenziale della disuguaglianza nei redditi – a partire dagli Stati Uniti, ma anche nei paesi emergenti come la Cina e l’India, e , perfino – a livello tendenziale – in quei paesi, come la Svezia e la Finlandia, che abbiamo sempre conosciuto come accoglienti socialdemocrazie.

Oggi, negli Stati Uniti lo 0,1% della popolazione possiede oltre l’8% del reddito dell’intero paese. E in tutti i paesi occidentali, la classe media vede ogni giorno il proprio benessere diminuire.

Nel frattempo, come ci ha spiegato la seconda speaker, Annette Heuser (Direttrice della Bertelsmann Foundation) le agenzie di rating internazionali valutano la capacità dei paesi di far fronte ai propri debiti determinando, con il loro giudizio, il costo del denaro per gli stati e – conseguentemente-, quante risorse un paese deve allocare per ripagare i suoi debiti e quante gliene rimangono per “redistribuire” i redditi (ovvero per investire in infrastrutture e pagare scuole, sanità, e altri servizi sociali).

L’innovazione tecnologica e l’economia digitale rappresentano insieme parte del problema, ma anche opzioni per una possibile via d’uscita.

Mariana Mazzuccato (romana, economista della Sussex University e un altro “cervello in fuga”) ci ha spiegato perché. Bisogna smetterla di pensare al settore pubblico come semplice e passivo “market fixer” –che arriva alla fine, quando i cocci sono rotti a rattoppare le falle.

Il settore pubblico deve ritornare ad essere visto come il soggetto che può e deve indirizzare il mercato – il “market-shaper” (e ci ricorda che – anche se ce lo nascondiamo sempre – , è stato proprio il settore pubblico che ha permesso di realizzare quelle rivoluzioni a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, come Internet o il GPS, e – perfino – di finanziare inizialmente l’avvio di aziende come Apple e Intel).

Se ci liberiamo per un attimo dalla retorica ideologica degli ultimi trent’anni, è evidente come solo il settore pubblico possa assumersi il ruolo di principale investitore in innovazione. Perché quasi nessun imprenditore può affrontare investimenti a così alto rischio. Se prendiamo il settore farmaceutico, per esempio, diventa evidente: il 75% dei farmaci “radicalmente innovativi” negli Stati Uniti vengono dai laboratori finanziati dal governo, mentre le aziende farmaceutiche concentrano i loro sforzi sul miglioramento dei farmaci esistenti.

Alla fine della mattinata, la vera sfida che queste donne ci lasciano è quella di come riformulare il ruolo dei governi nell’economia, per uscire dalla crisi, ma anche e soprattutto per ridistribuire la ricchezza che l’economia digitale sta creando (ma concentrandola nelle mani di pochi) e impostare obiettivi strategici globali e cruciali per un futuro socialmente sostenibile.

Nei paesi occidentali, dopo la rivoluzione industriale di fine ‘800, ci sono volute una grande depressione e due guerre mondiali per capire che solo redistribuendo la ricchezza si poteva impostare un periodo di benessere sociale e crescita. Speriamo che la lezione di allora ci faccia riaggiustare la mira oggi, con meno traumi.

Il fatto che oggi ci siano più donne a influenzare le decisioni è un buon auspicio.

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Alessandra Poggiani è Professore incaricato di Interfacce, Sistemi e Contenuti per le nuove tecnologie a La Sapienza di Roma e Visiting Professor di Economia Digitale alla Business School dell’Imperial College di Londra. Collabora alla cattedra di Marketing della Facoltà di Ingegneria Gestionaleall’Università Tor Vergata, con la Business School della LUISS e con il CATTID dell’Università La Sapienza. Ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali nel settore pubblico e nel settore privato ed è ora Senior Advisor di società di consulenza nazionali e internazionali per attività di consulenza direzionale nei settori Enterprise 2.0, Customer Experience, Media Digitali e progettualità ICT per la Pubblica Amministrazione. Coordina il gruppo di lavoro sull’Agenda Digitale della Fondazione Glocus e partecipa attivamente alle attività del think-tank Vedrò sui temi dell’open government e dell’Agenda Digitale Europea.

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