#PRISM, agli americani piace

Il 56% degli americani ritiene “accettabile” il tracciamento segreto da parte della National Security Agency delle loro registrazioni telefoniche.

Il Washington Post e il Pew Research Center hanno condotto un recente sondaggio su un campione di 1.004 americani, chiedendo il loro parere in merito all’uso del Governo di ordinanze segrete per rintracciare le telefonate di milioni di americani nel tentativo di indagare sul terrorismo.

Il 62% degli intervistati ha riferito che è importante che il Governo indaghi sulle possibili minacce, anche se questo significa intromettersi nella propria privacy, mentre il 34% ha dichiarato che il Governo non dovrebbe intromettersi anche se questo limita le indagini. Inoltre il 45% degli intervistati ha riferito che il Governo degli Stati Uniti dovrebbe avere la possibilità di monitorare tutte le e-mail e le altre attività online se questo aiuta a prevenire futuri attacchi terroristici.

Il sondaggio nasce dopo la notizia trapelata e pubblicata lo scorso 5 giugno da The Guardian in cui si affermava che la NSA (National Security Agency) aveva emesso un ordine in cui si chiedeva a Verizon di consegnare tutti i dati delle chiamate dei suoi clienti. L’ordine emesso non presupponeva un target preciso, di conseguenza era mirato a qualsiasi tipo di chiamata.

Ma questo è stato solo l’inizio. Il giorno dopo, infatti, si è diffusa la notizia che il Governo degli Stati Uniti sta conducendo un programma top secret di monitoraggio di dati chiamato PRISM dove l’FBI e NSA raccolgono le informazioni dai server di nove grandi aziende tecnologiche, Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, AOL, Skype, YouTube , e Apple. Il Wall Street Journal ha poi riportato che anche Sprint e AT &T sono coinvolti in un programma di sorveglianza simile.

La Casa Bianca ha risposto alle critiche del suo programma affermando che sono azioni necessarie per proteggere la popolazione degli Stati Uniti dal terrorismo. Nonostante la scoperta del programma di sorveglianza segreto abbia suscitato in alcuni forti indignazioni relative al discusso problema della privacy nell’era digitale, sembra però che buona parte degli americani sembra anteporre la sicurezza da presunti attacchi terroristici piuttosto che quella relativa ai propri dati personali.

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