Siamo stufi della democrazia?

Stamattina a TEDGlobal il tema era “State of the Nations” e – alla fine-, sul banco degli imputati è finita la democrazia (non il governo turco, non il regime siriano, non la Corea del Nord….). E c’è finita per bocca di un giovane brillante uomo d’affari cinese (che però ha studiato negli USA), Eric X Li.

Cosa ha detto Eric Li? Sostanzialmente che la democrazia e il suffragio universale non sono per niente un sistema migliore, né più efficiente del sistema politico cinese, basato su un solo partito e su nessuna elezione popolare.

Porta anche i numeri Li, che dimostrano lo straordinario progresso che questo sistema politico ha prodotto in Cina e sostiene che il sistema del partito unico cinese si fonda su tre grandi qualità: l’adattabilità, la meritocrazia e la legittimità.

Adattabilità: il Partito unico in Cina è stato capace da solo di cambiare e di riformare il proprio paese, più di qualsiasi altro sistema politico: dalla Rivoluzione culturale, alle riforme di Deng Xiaoping a oggi, il Partito Comunista cinese ha dato prova di grandissima capacità (auto)riformatrice.

Meritocrazia: Il partito unico in Cina, secondo Li, non ha portato a un sistema politico chiuso in cui il potere è concentrato nelle mani di pochi (come – dice lui – nella maggior parte delle democrazie). Li sostiene che il partito cinese è una delle istituzioni politiche più meritocratiche nel mondo e che meno di un quinto dei membri del Comitato Centrale provengono da ambienti privilegiati, grazie al Dipartimento Organizzazione del Partito che seleziona fin da giovanissimi i candidati migliori attraverso percorsi professionali integrati. “All’interno del sistema cinese ” ha detto Li, “né George W. Bush né Barack Obama –avrebbero potuto diventare presidente senza aver prima governato almeno una contea nel sistema cinese.”

Legittimità: Li ci ha poi spiegato che non è vero che le elezioni a suffragio universale siano l’unica fonte di legittimità. Secondo lui è la “competenza” che legittima un governo (vi ricorda qualcosa?). Secondo Li, il fatto che la Cina sia diventata la seconda economia del mondo, quando solo 50 anni fa era nella miseria più nera, e che tutti i sondaggi mostrano un pieno sostegno dei cittadini al governo, sono chiari indicatori di legittimità (In effetti è un po’ come dire che quando c’era lui i treni arrivavano in orario). Non basta. Li insiste: ribadisce che la prova di quello che dice è che nella maggior parte delle democrazie nel mondo i governi vengono eletti e poi dopo qualche mese la loro popolarità scivola miseramente – fino alle elezioni successive. (Si chiamano maggioranza e opposizione e alternanza: ma forse questi concetti in Cina non sono chiarissimi).

E alla fine ha concluso: “smettiamola di raccontare ai nostri figli solo la narrativa della democrazia. E ‘sbagliato, e soprattutto è noioso. Smettiamola con queste verità universali e apriamoci alla pluralità.”

E a questo punto, tre quarti della platea di TED si alza e applaude. Standing ovation. Io e una regista di Manchester ci guardiamo interdette. L’applauso è davvero scrosciante.

E io non mi sento tanto bene.

p.s. dopo un’ora circa, è il turno di Benjamin Barber – Spetta a lui, per inciso, ricordare i ragazzi di Tienanmen. E il valore della libertà. Ma l’applauso che arriva è molto meno entusiasta. Bisogna che iniziamo a chiederci perché.

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Alessandra Poggiani è Professore incaricato di Interfacce, Sistemi e Contenuti per le nuove tecnologie a La Sapienza di Roma e Visiting Professor di Economia Digitale alla Business School dell’Imperial College di Londra. Collabora alla cattedra di Marketing della Facoltà di Ingegneria Gestionaleall’Università Tor Vergata, con la Business School della LUISS e con il CATTID dell’Università La Sapienza. Ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali nel settore pubblico e nel settore privato ed è ora Senior Advisor di società di consulenza nazionali e internazionali per attività di consulenza direzionale nei settori Enterprise 2.0, Customer Experience, Media Digitali e progettualità ICT per la Pubblica Amministrazione. Coordina il gruppo di lavoro sull’Agenda Digitale della Fondazione Glocus e partecipa attivamente alle attività del think-tank Vedrò sui temi dell’open government e dell’Agenda Digitale Europea.

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