Assinform: Global Digital Market ancora in calo -7,5% nel 2013

Segnali negativi per il Global Digital Market, pesantemente colpito dalla crisi nei primi quattro mesi del 2013. Si è registrato, infatti, un -7,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, trascinato verso il basso dalle componenti tradizionali dell’Ict, con le Tlc calate del 9,4% e l’It attestata a -4,2%.

Segnale appesantito dai ritardi accumulati nel processo di attuazione dell’Agenda Digitale e dall’assenza di misure tese a favorire la ripresa degli investimenti in innovazione e a risolvere fattori fortemente penalizzanti per le imprese come il credit crunch: “Siamo costretti a correggere in termini peggiorativi lo scenario più pessimistico che avevamo delineato all´inizio dell’anno, stimando che il Gdm chiuderà il 2013 a -4,2%, a cui l’It contribuirà con un trend di -5,8%, mentre le Tlc si fermeranno a -6,5%”. È quanto ha dichiarato Paolo Angelucci, presidente di Assinform nell’introdurre oggi a Milano il convegno di presentazione del 44° Rapporto Assinform sull’Informatica, le Telecomunicazioni e i Contenuti Multimediali.

Se a livello mondiale – ha continuato Angelucci – la spinta verso il Global Digital Market, che ha segnato + 5,2% nel 2012/11 e raggiunto un valore di 4.219 miliardi di dollari, sta trainando l´economia cresciuta del 3,5% nello stesso periodo, anche in Italia l’economia digitale presenta aspetti di notevole potenzialità e vivacità con trend allineati o superiori a quelli globali”.

Scomponendo, infatti, il Gdm italiano, si rileva che le componenti innovative legate al web, che rappresentano il 21% del mercato, hanno registrato un incremento del 7,5%. Così, se nel mondo la vendita di smartphone è cresciuta del 41% e quella di Internet delle cose del 6%, in Italia i trend sono stati rispettivamente di + 62% e + 22%.“Performance eccellenti – ha commentato Angelucci – che tuttavia nelle condizioni attuali di arretratezza della Pa, di oggettiva difficoltà delle imprese  e di mancanza di una strategia sistemica per lo sviluppo dell´innovazione, rimangono fattori isolati, non in grado di diventare, come altrove,  volano della ripresa, né di incidere sul ritardo che il nostro paese sta accumulando con le principali economie¨.

A questo riguardo i dati sono impietosi. Da parte delle imprese, nel 2012, gli investimenti in tecnologie digitali sono diminuiti per le grandi aziende dell’1,7%, per le medie del 2,1% e per le piccole del 3%, mentre la percentuale di fatturato attraverso l’e-Commerce si è attestata al 6% a fronte di una media europea del 15%.

In Italia le abitazioni con accesso a banda larga si fermano al 55%, mentre la media Ue27 è del 73%; gli individui che non hanno mai usato Internet rappresentano il 37% della popolazione, quelli che acquistano on line si fermano al 15% a fronte di medie europee rispettivamente del 22%  e  35%; per l’utilizzo dell’e-banking siamo al 21%  e per le interazioni on line con la Pa al 19%, mentre le medie Ue viaggiano sul 40% e 44%  rispettivamente.

I tanti ritardi e digital divide italiani – ha concluso Angelucci – indicano chiaramente che per attivare il circolo virtuoso della crescita non ci si può affidare a provvedimenti spot,  ma occorre un impegno a tutto campo puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per il settore It. La realizzazione dell’Agenda digitale va posta al centro del progetto di sviluppo del Paese al fine di creare le condizioni per la modernizzazione della Pa e delle sue transazioni con i cittadini e con le imprese. Avviare il processo di digitalizzazione è assolutamente urgente, ma per questo occorre rafforzare la governance attraverso l’assunzione diretta di responsabilità nelle mani della Presidenza del Consiglio e l´istituzione di un efficace coordinamento con le Regioni. Per lo sviluppo dell´economia digitale riteniamo prioritarie due misure: istituzione del Bonus Cloud  sotto forma di credito d´imposta da utilizzare obbligatoriamente in applicazioni e nello sviluppo di nuovi processi aziendali; l’introduzione di una Sabatini tecnologica per agevolare la digitalizzazione delle imprese e gli investimenti anche immateriali.  A sostegno del settore It va considerata l’opportunità di creare un plafond da destinare alle aziende d´informatica, finalizzato allo sviluppo di prodotti e soluzione innovative, eventualmente con un apposito Fondo di Garanzia. Allo stesso tempo, essendo lIt un settore labour intensive, è fondamentale sviluppare politiche attive del lavoro, prevedendo stage di 12 mesi per l´introduzione in azienda anche di personale diplomato con passaggio automatico al regime di apprendistato“.

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