Un giro al Google campus di Londra

Per la prima volta ho fatto visita al Google Campus nel cuore della Tech City di Londra. Ne ho parlato spesso nella mia rubrica ma non avevo mai avuto l’opportunità di visitarlo al suo interno visto i proibitivi orari di apertura. Per chi si fosse perso gli episodi precedenti, il Google Campus è uno spazio di co-working messo a disposizione da Google circa un anno, nel quadro più ampio di rendere East London l’hub tech non solo di Londra ma dell’intera Gran Bretagna e, di conseguenza, di tutta l’Europa.

campusOltre ad un luogo di ritrovo per investitori, start upper e geeks di ogni sorta, il campus ha anche dato un’opportunità a tante piccole compagnie di recuperare uno spazio dove poter lavorare (l’unico gratuito a Londra) ed avere accesso a diverse risorse, umane comprese. Hackaton e seminari sono all’ordine del giorno, impiegati di Google vengono una volta a settimana a fare da mentori agli aspiranti imprenditori.

Certo, arrivando da fuori non si ha l’impressione di entrare in un centro ipertecnologico. Il campus è ricavato all’interno di una struttura già esistente e ricorda più che altro le affollate biblioteche universitarie che erano per me una metà quotidiana fino an paio di anni fa. Ma forse è proprio questo che rende l’esperienza del co-working cosi emozionante. Ci sono decine di ragazzi seduti a un tavolo che rappresentano decine di compagnie diverse e tutti che interagiscono tra di loro, scambiandosi appunti, punti di vista, idee e talenti. Ai piani superiori invece ci sono le compagnie che hanno potuto permettersi uno spazio privato o condiviso, ma comunque a pagamento (mancando un po’ dell’atmosfera da biblioteca di cui sopra).

E’ proprio nello spazio di co-working dove è nata ed opera Moorbi di due italiani, che rivende oggetti di design prodotti da diversi artisti indipendenti in giro per il mondo. Tutti prodotti altamente sostenibili  rigorosamente prodotti con materiali di scarto che prendono le  mosse da una nuova cultura etica che sta prendendo piede online, di condivisione, ri-utilizzo e comunità che ha portato al successo della sharing economy. “Le risorse sono scarse, ma preferiamo rimanere fedeli alla nostra etica e portare avanti qualcosa in cui crediamo veramente piuttosto che continuare a fare lavori che non amiamo e lavorare per gente che non ci piace” ci racconta Alessia che si occupa del digital marketing per Moobi. Il Google Campus è quindi anche un luogo dove si possono portare avanti degli ideali, non solo delle compagnie.

Vagando per i tavoli dello spazio condiviso incontro anche Pietro “siamo un team di sviluppatori, designer ed esperti di marketing che si sono trasferiti da pochi mesi a Londra da Roma. Qui nessuno ti guarda dall’alto al basso, tutti sono disposti ad ascoltare ciò che hai da dire.” Pietro e Leo sono due ragazzi sulla trentina, non dei ragazzini venuti a Londra per imparare l’inglese, divertirsi e spendere più soldi di quelli che guadagnano. Entrambi sarebbero rimasti volentieri a Roma se ne avessero avuto la possibilità: “Qui non esistono spinte per diventare qualcuno. Qualcuno lo diventi solo se lavori duro e te lo meriti”.

Pietro è uno dei fondatori di “DOYOUAPP”  insieme a Leo che ci dice “In Italia ci hanno preso in giro raccontandoci che potevamo aprire un azienda con un Euro. Ma con una SSRL e’ impossibile fare partnership con grandi colossi internazionali ed ottenere fondi dalle banche. Qui con un pound ti puoi aprire una LTD … all’inizio non potevamo crederci”. Dai loro Mac e da un tavolo condiviso con altre 7 persone Pietro e Leo stanno lanciando ListeningToMusic un sistema che rivoluzionerà la maniera in cui vengono create le music charts. Non più imposizione delle case discografiche, ma votazione collettiva, dal basso, social.

Nel frattempo Google ha annunciato un investimento da oltre 1 miliardo di Dollari per la creazione di un nuovo Head quarters in East London, questa volta nell’area di Kings Cross che scommetto funzionerà da ulteriore trampolino di lancio per quei talenti che si stanno formando tra i tavoli da biblioteca del Google campus, molti dei quali sono italiani e molti dei quali sarebbero voluti rimanere in Italia.

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