Storage, condividerlo è possibile

E’ possibile pensare un fenomeno di sharing anche per un prodotto come l’elettricità? Tecnicamente sì, grazie alle reti intelligenti, allo storage ed alla diffusione delle rinnovabili tra privati.

Di fatto il sistema funzionerebbe così: tanti produttori di energia, i cosiddetti prosumer (consumatori privati che producono, consumano e ri-imettono in rete l’energia prodotta in eccesso), conducono in uno storage condiviso anche tra più palazzi o distretti aziendali l’energia eccedente. In seguito, a seconda della produzione e delle necessità, attingono al “serbatoio” condiviso.

cloud-storage-tsTutto questo processo altro non è che l’evoluzione del concetto di prosumer esistente ad oggi, cioè milioni di produttori di energia da rinnovabile che immettono energia nella rete da punti diversi. In questo scenario un sistema governato da reti intelligenti e aree di storage, permetterà di bilanciare la produzione energetica tra diverse fonti e distribuire tra aree ad alta produzione ed a bassa produzione la risorsa di energia, aumentando di conseguenza l’efficienza dell’intera rete di distribuzione. Un approccio simile è ancora in prospettiva, più per gli adeguamenti necessari sotto il profilo regolatorio che per gli aspetti tecnologici.

Intanto un primo tentativo di storage condiviso in-cloud che gestisce e monitora i consumi domestici è iniziato in Giappone, al momento si riferisce ad una produzione di piccolo taglio (da 5.53 kWh). L’approccio del servizio ricorda quello del cloud-computing: l’utility mette a disposizione un kit di generazione e monitoraggio di energia con tanto di pannelli fotovoltaici, il cui stoccaggio avviene attraverso uno storage centralizzato. Il sistema intelligente è in grado di comprendere e gestire la necessità energetica dei singoli fruitori attingendo o allo storage o alla rete, a seconda della disponibilità e delle possibilità dello stesso.

Un sistema del genere permette di ottimizzare le produzioni elettriche e, con le opportune modifiche, l’impianto di gestione ed analisi dei consumi, potrebbe rappresentare una occasione per i distretti industriali. Anche la sola condivisione dei costi di stoccaggio tra più imprese, in cui un “maggiordomo intelligente” bilancia usi e consumi delle diverse società che attingono al pozzo energetico, garantirebbe un immediata efficienza nei consumi.

Nel caso giapponese il sistema è governato da una utility, superando così tutte le difficoltà legate all’impianto ed alla normativa e sembra prospettare un business interessante. D’altronde non è un caso l’ansia che ha creato a livello europeo, non solo italiano, la presa di posizione di Terna lo scorso anno quando ha stabilito l’implementazione di storage sulla dorsale italiana. Il timore è che chi stocca possa a breve anche rivendere pensate quale rivoluzione sarebbe se addirittura si arrivasse a condividere…

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2 COMMENTS

  1. Articolo molto interessante; mi piacerebbe saperne di più e quindi avere la fonte da cui è stato preso; interessante anche l’idea di applicare un sistema simile ai distretti italiani; mi chiedo se Agnese Cecchini è a conoscenza di esperimenti simili in Italia anche di piccolissima scala. grazie

    • salve
      di storage in rete in Italia no, non ne sono a conoscenza.
      Ci sono diverse sperimentazioni di storage “tradizionali”, ma non è detto che a breve non si senta qualcosa più nel centro Europa…

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