“Ahimé, da quanto ho potuto leggere e udire di racconti e storie vissute, la strada del vero amore non è mai piana”. Queste parole – che Shakespeare fa dire a Lisandro nel suo “Sogno di una notte di mezza estate” – a mio avviso, riassumono bene le vicende degli Open Data nel nostro Paese.
A parte alcuni enti particolarmente virtuosi, la gran parte delle amministrazioni fatica ancora a comprendere l’importanza di questa pratica (non solo per il settore pubblico, ma anche per quello privato) e, quindi, non ha aperto i propri dati. Tuttavia, anche grazie al grande lavoro che civil servants illuminati, società civile e civic hackers conducono da anni, qualcosa comincia a cambiare.
In questo quadro, si colloca la notizia della pubblicazione, come open data, di alcune informazioni di SIOPE, il sistema informativo sulle operazioni degli Enti pubblici che raccoglie i dati degli incassi e dei pagamenti effettuati da tutte le amministrazioni. Il SIOPE, partito nel 2003, è un potentissimo strumento di monitoraggio dei conti pubblici, nato per la rilevazione in tempo reale dei loro fabbisogni.
Finora, i dati di SIOPE erano accessibili solo da chi gestiva il sistema (Banca d’Italia, Ragioneria Generale dello Stato e ISTAT) oltre che da tutti gli Enti coinvolti nella rilevazione. Eppure, se quei dati fossero stati aperti, pubblicati cioè come open data, il valore di SIOPE avrebbe potuto rappresentare:
- uno strumento di trasparenza, innescando forme di controllo diffuso che consentisse ai cittadini di verificare, in modo agevole, i dati relativi alle spese dei singoli Enti;
- uno strumento di semplificazione che consentisse, attraverso l’apertura di una sola banca dati, di pubblicare di dati di tutte le pubbliche amministrazioni, senza onerare ciascun Ente di esporre i propri dati (con tutte le problematiche legate ai costi e alla complessità per enti piccoli o piccolissimi).
- uno contributo alla crescita del settore privato, dal momento che le informazioni contenute in SIOPE potrebbero essere riutilizzate per creare app e servizi.
È per questo motivo che da qualche mese – su iniziativa degli amici di Open Polis – è stata avviata “OpenSiope”, una campagna per l’apertura dei dati di SIOPE.
Dopo molto silenzio, in questi giorni (e senza tanto clamore) sono stati aperti i primi dati di SIOPE (rilasciati sotto IODL 2.0). Si tratta ancora di dati aggregati per tipologia di amministrazioni e non è possibile, quindi, verificare e confrontare i dati delle singole amministrazioni. Tuttavia, si tratta di un passo importante, per almeno un duplice ordine di ragioni.
I dati sono stati aperti, senza che ci fosse un obbligo normativo, segno di una sensibilità sempre crescente su questi temi. Dall’altro, è il segnale che le richieste provenienti dalla comunità e della società civile (come la campagna “OpenSiope”) vengono prese in considerazione e sono in grado di contribuire a cambiare davvero le cose.
Ovviamente, non bisogna cantare vittoria: si tratta solo di un primo passo che dovrà presto essere seguito dall’apertura di tutti i dati dati non aggregati. Solo così si potrà evitare che un “Open Siope” rimanga solo l’illusione di una notte di mezza estate.
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