Privacy: Facebook propone aggiornamento dei documenti su diritti e utilizzo dati

Facebook sta procedendo ad aggiornare due importanti documenti che regolano il social network: i documenti riguardanti la politica dell’utilizzo dei dati e la Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità. L’obiettivo dichiarato della società di Mark Zuckerberg è quello di spiegare agli utenti le politiche e le pratiche di Facebook  in modo chiaro per evitare fraintendimenti, soprattutto alla luce delle sempre più frequenti accuse di messa a rischio della privacy. I documenti “spiegano il modo in cui Facebook raccoglie i dati e le regole che l’utente accetta quando decide di usare Facebook”.

Una novità che la società sta introducendo è quella di dare la possibilità, durante la prossima settimana, di rivedere e commentare gli  aggiornamenti proposti e che, prima di adottare qualsiasi modific,a gli utenti saranno aggiornati durante tutto il processo.

Sul fronte della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità, la società si è mossa verso una esplicitazione del trattamento delle informazioni: “abbiamo modificato la spiegazione del modo in cui alcun informazioni (come il nome, l’immagine del profilo e i contenuti di ciascun utente) possono essere usate in connessione con le nostre inserzioni o contenuti commerciali. Abbiamo apportato tale modifica per assicurarci che gli utenti sappiano chiaramente che, usando i nostri servizi, concedono a Facebook l’autorizzazione a fare tale uso delle loro informazioni”. Ma un chiarimento è stato introdotto anche sul tema app: “Abbiamo apportato anche qualche altra modifica per assicurarci che tutti gli utenti siano al corrente che le applicazioni di Facebook possono essere aggiornate occasionalmente e che, nonostante Facebook offra i suoi servizi a titolo gratuito, l’utente è comunque responsabile per il pagamento di eventuali costi correlati al trasferimento dei dati o alla trasmissione di messaggi di testo.”

Tra le modifiche sulla normativa sull’utilizzo dei dati si legge che la società propone la modifica alle “Informazioni personali” e  viene “chiarito che, quando l’utente comunica con noi, ad esempio inviandoci un’e-mail, condivide delle informazioni con Facebook”. Per ciò che riguarda le “Altre informazioni ricevute da Facebook sugli utenti” dalla società chiariscono che è stata semplificata “la spiegazione del modo in cui riceviamo le informazioni e abbiamo chiarito quali sono i tipi di informazioni che riceviamo quando l’utente accede o è su Facebook (anche da un dispositivo mobile). Tali informazioni includono l’indirizzo IP e il numero di telefono”. Inoltre l’intera sezione dedicata alle “Inserzioni personalizzate” è stata riscritta “per spiegare meglio ciò che, a nostro avviso, gli utenti devono sapere sul modo in cui usiamo le informazioni da noi ricevute per pubblicare inserzioni più adatte a ogni singola persona, su Facebook e altrove.”

La società spiega anche il motivo per cui si sta procedendo a questo aggiornamento e che va “inquadrato nell’ambito di un processo legale in cui siamo stati coinvolti relativamente al nostro sistema pubblicitario”. La società è stata coinvolta in una class action sulle Sponsored Stories ovvero gli annunci a pagamento che compaiono nella colonna di destra del social network. Alla fine di una dura battaglia legale iniziata nel 2011 il giudice statunitense Richard Seeborg ha imposto a Facebook di versare 20 milioni di dollari ai 614.000 utenti che hanno portato in tribunale la socieà di Zuckerberg. Per gli utenti tale vittoria significa avere maggiori strumenti nella difesa della privacy. Inoltre il giudice ha imposto alla società di modificare i documenti citati in modo da fornire maggiori informazioni sugli strumenti adottati dalla società per le “storie sponsorizzate”.

Sull pagina Facebook dedicata si trovano tutte le informazioni necessarie per poter commentare e tenersi aggiornati. E, come immaginabile,  le prime reazioni  non tardano a farsi sentire. Gli utenti non sono concordi con ciò che viene precisato nei due documenti: gli utenti chiedono di avere poter scegliere se autorizzare o meno ogni singolo aspetto relativo alla propria persona e l’opposizione si fa ancorapiù forte quando si tratta dell’utilizzo della propria immagine del profilo o del proprio nome associato a qualche campagna pubblicitaria.

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