Italia, capro espiatorio?

Rispetto all’ultimo richiamo della Commissione europea in merito alla delibera dell’AGCOM sui prezzi dei servizi all’ingrosso nel settore delle telecomunicazioni il pensiero non può non andare a Monsieur Malaussène, capro espiatorio di professione.

Siamo abituati a valutazioni critiche e a richiami ufficiali, ma questa volta la Commissione utilizza toni particolarmente duri. Dopo i tagli ai finanziamenti europei per le reti di nuova generazione e le difficoltà di imporre una linea comune europea per la creazione di un tangibile mercato europeo unico delle comunicazioni elettroniche, la decisione dell’Autorità di settore italiana diventa una ghiotta occasione per chiarire alcuni punti sull’azione dell’Unione Europea in merito alla realizzazione di un’Europa sempre più connessa.

Coincidenze astrali. Sempre a proposito di personaggi di fantasia, sulla scelta dei tempi l’ispiratore sembra la nuvola nera del ragioniere coincidenzeFantozzi e la Commissione non perde occasione di ricordarci una certa schizofrenia (a suo dire) nella successione delle decisioni. In effetti, la decisione presa dall’AGCOM riguarda un tema che doveva essere smarcato entro la fine del 2012, ufficialmente spostato al 2013, rimandato a valle di un’istruttoria più complessa, trasformato in una delibera pubblicata proprio mentre il quadro di riferimento diventava più articolato con la proposta di separazione della rete di Telecom Italia e stava per ufficializzarsi la posizione dell’Unione Europea (per il vero ampiamente nota).

Certezze regolamentari. In una fase nella quale l’unica certezza è l’incertezza, la Commissione chiede di delineare un quadro di riferimento chiaro e condizioni prospettiche che possano favorire la realizzazione di nuovi investimenti. Uno dei capisaldi è la stabilità dei prezzi sulle reti attuali (rame), mentre la delibera AGCOM introduce sostanziali riduzioni, frutto dell’applicazione (dovuta) di un modello di calcolo dei costi e di generazione dei relativi prezzi dei servizi all’ingrosso, che ha richiesto tempi sicuramente troppo lunghi e continua a generare conflitti sulla valutazione delle singole componenti di costo (costo della manutenzione e costo del capitale sono i due terreni di scontro principali).

Costo del capitale. Dopo il trauma dello spread siamo diventati tutti più consapevoli dell’importanza del costo del debito e del capitale. Non a caso la valutazione dei costi regolamentari appare fortemente condizionata dalle decisioni prese su questo valore, che ha pesantemente risentito della crisi finanziaria. Stupisce quindi il suo mancato aggiornamento, nonostante il riconoscimento della necessità di modificare il valore emerso in altre delibere della stessa Autorità. Ancora una volta, l’aspetto in realtà più rilevante è il modello di valutazione che verrà adottato per la valutazione dei costi delle reti di nuova generazione e il costo del capitale da considerare per gli investimenti da fare nel futuro prossimo.

Mesi intensi. Da un lato si apre l’interazione tra AGCOM e Commissione per consolidare la delibera presa (che riguarda in realtà in passato), dall’altro prosegue l’istruttoria per delineare il nuovo quadro regolamentare che indirizzerà le decisioni di investimento per i prossimi anni e, non ultima, la decisione stessa di Telecom Italia di procedere alla separazione della rete di accesso fissa.

Ci aspetta un fine 2013 sicuramente dialettico.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here