L’affaire Telecom

Il risveglio delle istituzioni ci porta a creare un’eccezione in questa rubrica e a tornare sull’”affaire Telecom Italia” per aggiungere una puntata alla vicenda, che non sarà, verosimilmente, l’ultima.

Il silenzio degli innocenti.  Come ha ricordato recentemente l’ASATI (Associazione degli Azionisti Telecom Italia), fino all’annuncio dell’accordo Telco – Telefonica, il 23 settembre scorso,  il Palazzo risultava molto distratto sulle sorti della quarta azienda italiana. La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che svolge un ruolo chiave in paesi come Francia e Germania, escludeva/esclude il coinvolgimento in Telecom Italia e si limita a ribadire  l’interesse da parte del Fondo Strategico Italiano (partecipato) in operazioni infrastrutturali (attraverso F2i e Metroweb), che possono confluire nell’agognata società di rete, da cui sembra dipendere la definitiva modernizzazione del Paese. In fondo, come disse un autorevole personaggio, la nostra Cdp rimane una Cinquecento che si confronta con le Ferrari delle consorelle europee. Per il vero, sono numerosi i coinvolgimenti della Cdp in società non infrastrutturali, ma devono essere le eccezioni che confermano la regola. Evidentemente.

telecomunicazioniI piccoli azionisti. Abbiamo già ricordato come Telefonica si appresti a controllare  Telco, che a sua volta, controlla Telecom Italia con il 22,4% del capitale grazie alla combinazione delle azioni con diritto di voto, patti di varia natura e regole di ingaggio per la creazione delle liste. Di fatto, nonostante gli oltre 400.000 azionisti, Telecom Italia non è una Public Company. I piccoli azionisti sono molto sensibili alla valorizzazione dei propri risparmi e vedono con il fumo negli occhi il rischio di spezzatino del gruppo. Per non parlare della remunerazione a premio che Telefonica si impegna a riconoscere agli azionisti di Telco, mentre loro rimangono in balia dei mercati. I piccoli azionisti richiedono quindi un aumento di capitale e la possibilità di cambiare i rapporti di forza, favorendo l’ingresso di attori realmente interessati alla valorizzazione di medio lungo periodo del gruppo. Nel frattempo, niente aumento di capitale e puntuale declassamento del debito, con conseguenti incrementi degli oneri finanziari, da scontare, naturalmente, sulla capacità di investimento. Senza dimenticare i movimenti nelle quote di alcuni attori, come il fondo Blackrock,  che prendono posizione in vista delle prossime mosse. E il titolo sale, scende, oscilla, in attesa di nuovi eventi.

Si muovono le truppe. La politica si compatta attorno ai due mantra: la golden power, per dare uno strumento di intervento (i mitici “poteri speciali”) a difesa della strategicità delle telecomunicazioni per il Paese (“l’interesse della Nazione e la sicurezza del Paese”); l’abbassamento della soglia per l’OPA (Offerta Pubblica Acquisto) per garantire gli azionisti di minoranza. Nel primo caso tutto viene però sostanzialmente ricondotto alla rete di accesso fissa, mentre nel secondo più che stimolare l’ingresso di capitani poco coraggiosi, si alzano le barriere senza risolvere il problema di fondo. Nel testo della risoluzione della IX Commissione si legge comunque della nostra ambizione di diventare un “vero hub globale delle comunicazioni” (Alitalia docet?). Finalmente un’ambizione.

Scorporo e dintorni.  Mentre il Governo (Ministero) ribadisce l’orientamento prioritario verso lo scorporo della rete rispetto alla società di servizi e vede nella Cdp il soggetto attuatore della strategia, attraverso un comunicato sindacale congiunto scopriamo che il progetto di separazione volontaria è da considerarsi “congelato” (dichiarazione del management ai sindacati) per assenza di chiarezza nelle condizioni regolamentari (il famoso “dividendo regolatorio”). In realtà, sia su questo tema che su quello dell’aumento di capitale pesano gli orientamenti strategici di Telefonica, dai quali non si può prescindere. Diventa contemporaneamente sempre più chiara la centralità di TIM Brasil, vero oggetto del desiderio di molto, non solo Telefonica,  e linfa vitale per il futuro del gruppo. Prossima puntata il CdA del 7 novembre e il nuovo piano industriale.

Come noto, le risorse di Cdp vengono sostanzialmente dal risparmio  postale, mentre Poste italiane è stata coinvolta (eufemismo) nel salvataggio dal campione nazionale del trasporto aereo Alitalia.

Il futuro è nelle Poste e Telecomunicazioni?

 

 

 

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