Istat: microimprese diffidenti verso Internet, per il 42% non è necessario

Le microimprese in tempo di crisi preferiscono giocare sulla difensiva, puntando almeno a mantenere quanto raggiunto e mostrandosi scettiche verso le potenzialità offerte da Internet. Ma le piccole aziende italiane non rinunciano a fare assunzioni, con una su quattro che nel 2011 risulta avere preso con sé nuove leve. A tracciare l’identikit delle ditte taglia small (tra i 3 e 9 addetti) è l’Istat, in uno dei report che pesca dai dati dell’ultimo Censimento generale dell’industria e dei servizi (2011). Si tratta sì di imprese di dimensioni ridotte ma il loro non è un peso piuma: sono in tutto 837 mila, pari al 19% del tessuto imprenditoriale, e danno lavoro a 3,8 milioni di persone, il 23% del totale. Davanti alla recessione ben il 70% di loro sceglie un profilo basso, conservativo, adottando strategie che l’Istituto di statistica definisce di “tipo difensivo”, ovvero volte a preservare la quota di mercato già posseduta. Quando decidono di muoversi, il più delle volte guardano al miglioramento delle qualità del servizio o del prodotto (75,6%). Seguono a distanza la competizione basata sul prezzo e sulla diversificazione dell’offerta. Malgrado la crisi nel 2011 il 22,7% delle aziende sotto i 10 dipendenti ha avuto il coraggio di assumere. Anche se per il 7,7% di loro si è trattato semplicemente di lavoro ex interinale, di collaborazioni o di partite Iva. Inoltre gli ingressi hanno riguardato soprattutto personale non qualificato, infatti neppure il 6% ha assunto figure ad alta qualifica professionale, come tecnici specializzati o dirigenti.

Un atteggiamento che si riscontra anche nella diffidenza verso il web: nel 2011 la quota delle piccole aziende che dispone di una connessione si ferma al 77%, ma quasi la metà (il 42,2%) reputa Internet addirittura non necessario o inutile per l’attività che svolge. Tanto che l’Istat evidenzia: “Sembrerebbe che le potenzialità del web non siano riconosciute appieno da questa classe dimensionale”.  Nello specifico, un terzo delle microimprese utilizza un sito web o pagine internet la cui “utilità” principale è offrire una vetrina virtuale per scopi pubblicitari e di marketing dei prodotti e servizi (24,6%). Poche imprese danno ai visitatori la possibilità di agire sul sito effettuando ordinazioni o prenotazioni (8,2%), pagamenti on line (5,1%) o personalizzazioni dei contenuti del sito (2,1%).

Sul fronte social network solo l’11,6% delle microimprese è presente sul web utilizzando almeno un social media tra i più diffusi. Sono soprattutto le imprese attività nella ricerca, selezione e fornitura di personale ad utilizzare questi strumenti (47%), seguite da quelle che svolgono attività di programmazione e trasmissione (42,1%) e dalle agenzie di viaggio (41,8%). Le principali motivazioni per le quali le microimprese utilizzano social media sono relative al miglioramento dell’immagine aziendale (34,1%), alla collaborazione con altre imprese od organizzazioni (29,4%), all’interazione con la clientela (15,9%). La propensione all’utilizzo di strumenti “social” è maggiore tra le microimprese attive nei mercati internazionali (16%). Il commercio elettronico viene effettuato dal 25,1% delle imprese ma l’opportunità di vendere on line è sfruttata soltanto dal 5,1% delle microimprese, mentre il 23,4% acquista sul web.

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