L’euforia americana per i Bitcoin contagia anche la Silicon Valley

La febbre da Bitcoin contagia la Silicon Valley. Dalla divisione di venture capital di Google a Jim Breyer, partner di Accel e uno dei primi sostenitori di Facebook, è corsa alla valuta digitale, che può tradursi in ampi profitti se usata per – è la convinzione – realizzare una nuova industria finanziaria digitale. I big della Silicon Valley, infatti, ritengono che il Bitcoin con la condivisione di protocolli e standard tecnologici comuni possa essere il fondamento per un sistema finanziario a basso costo e indipendente dalla tradizionale industria bancaria. Il Bitcoin è una “enorme opportunità di e-commerce” perchè può ridurre i costi delle transazioni e rendere gli acquisti online più facili, afferma Breyer con il Financial Times.

Per la Silicon Valley non sarà comunque facile creare un sistema finanziario virtuale. Le autorità statunitensi si sono mostrate più caute rispetto ad altri paesi sul Bitcoin, rendendo le banche nervose sulla possibile creazione di conti per le società di Bitcoin. Ma le start up della Silicon Valley rivendicano che i commenti delle autorità nella recente audizione in Senato sul Bitcoin mostrano che l’atteggiamento americano sta cambiando. In una testimonianza scritta, il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha descritto le valute virtuali come una “promessa di lungo termine” per l’innovazione nella finanza, anche se sollevano rischi di riciclaggio e altri crimini. A preoccupare è più la volatilità del Bitcoin, che nell’ultima settimana è volato a 1.000 dollari mentre le start up vorrebbero una valuta più stabile e non una commodity speculativa.

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