Sviluppare app a 20 anni: Carlotta Tatti

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Appassionata di informatica, Carlotta Tatti è una sviluppatrice di app per iOs.

Carlotta Tatti ha 20 anni e una valigia di entusiasmo che l’ha portata nel giro di un paio d’anni, finito il liceo scientifico, a “lanciarsi” nella creazione di app per iOS. “Sogno di diventare game developer – dice Carlotta – e penso di poterci riuscire così come sono riuscita, da autodidatta, a sviluppare e vendere applicazioni”. Sì perché studiare da soli un linguaggio di programmazione non è certo una passeggiata, ma Carlotta quando lo racconta lo fa con un tono talmente incoraggiante che convincerebbe chiunque a mettersi alla prova.

A 12 anni ho scoperto di essere una hacker – racconta divertita – ho installato OSX su un computer  Dell, eseguito il porting di Android 3.0 su un Toshiba AC100 e installato Linux su un iPod”. Qualcosa faceva presupporre che Carolina facesse sul serio con l’informatica. Tant’è che si è messa di buona lena a sviluppare (da sola o in team) e commercializzare diverse applicazioni di successo per iPhone e iPad come, per esempio, il CucinarioSnapalicous, Roma Wi-fi.

Come nasce la tua passione per l’informatica?

Sicuramente c’è qualcosa di genetico nel mio attaccamento per i bit, visto che mio padre è un un appassionato di tecnologia. Credo però che un ruolo importante lo abbia avuto la mia curiosità, la voglia di imparare cose nuove, di provare e riprovare quando qualcosa non funziona. Questa credo sia stata la caratteristica che più mi ha aiutata quando ho cominciato a sviluppare.

A parte i tentitivi da adolescente hacker, qual è stato il primo contatto con la tecnologia?

Il mio primo computer è stato un portatile con Windows al quale è seguito poco dopo un Mac. Stesso percorso per lo smartphone: Android da piccola e iPhone da grande. La passione per la programmazione mi ha accompagnato fin da piccola e ricordo che a 12 anni scrivevo già piccoli programmi in Pascal, così, solo per divertimento.

Di cosa ha bisogno, a livello di formazione, un programmatore secondo te?

Quando anche in passato ho detto di aver imparato a programmare da sola, ovvero senza seguire corsi di studio specifici, sono stata oggetto di critica perché equivocata. Quando dico di essere autodidatta non dico di non aver studiato e non voglio certo far credere che non sia necessario formarsi per programmare. Dico solo che io l’ho fatto da sola leggendo testi specifici, provando sul campo quello che leggevo e consultando il tanto materiale presente in Rete. Al momento, per esempio, mi sto dedicando alla game programming e per farlo leggo molti siti specializzati.

Il bello di Carlotta è che quando le chiedi gli ostacoli che ha trovato, da ventenne innamorata del suo lavoro e del codice che scrive, risponde che non gliene vengono in mente. Mentre di consigli ne dà uno che vale non solo per i programmatori: “sperimentare e non arrendersi alla prima difficoltà. Perché è dai fallimenti che nascono i successi”.

Carlotta è una ragazza che ha saputo trasformare una passione da ragazzina in un lavoro da grande. E’ consapevole delle sue capacità e piuttosto che pavoneggiarsi si mette alla tastiera e dimostra agli altri quello che sa fare. E’ una che non legge romanzi rosa e che quando le chiedi un consiglio su un  libro ti passa il titolo della biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson. E’ una che scrive un post su come fare un’app e lo fa in modo così coinvolgente che a distanza di mesi quel post risulta ancora tra i più letti. Carlotta è la prova vivente che programmare è emozionarsi. E chi meglio delle donne riesce a farlo?

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