Velocità e osteoporosi

Mentre i tre saggi (un italiano, un tedesco e un francese) nominati dal Governo sono al lavoro per valutare le sorti delle reti di telecomunicazioni fisse e in particolare se gli attuali piani di investimento degli operatori privati sono coerenti con gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale Europea, torna di attualità il tema delle prestazioni di rete. Il metro di confronto (per semplicità) rimane quello della velocità di download dei dati, mito della sfida futurista digitale.

wirlessRiepilogo delle puntate precedenti. Nel mondo viene infranta la barriera del Gbps (Gigabit per secondo), da oriente a occidente, passando dal vecchio continente. In Italia, la velocità media misurata rimane ferma alla media di 7,07 Mbps (Megabit al secondo, dati Net Index, sensibilmente sovrastimati). Come nelle altre nazioni, il valore effettivamente disponibile è poi, di norma, largamente inferiore a quello nominale massimo, per effetto innanzitutto di vincoli legati alla distanza dei clienti dalle centrali nelle quali si trovano gli apparati di rete.

Misure, solo misure. Il bello del mondo connesso è che l’unica risorsa non scarsa sono i numeri (sfumature di big data…). Al di là degli innumerevoli speed test, in Italia sono addirittura disponibili degli strumenti di misura istituzionali promossi dall’Autorità di settore nell’ambito del progetto denominato “Misura Internet”. Misure negli ispettorati (20 località) che dimostrano la stabilità della velocità nel tempo, con valori molto vicini ai valori nominali. Misure fatte con un’applicazione che è stata utilizzata da 2.187 utenti dal 2010 ad oggi per supportare i reclami verso i fornitori per via di velocità non conformi alla carta dei servizi e valori tipicamente sotto i 2 Mbps. Misure fatte da un’applicazione più light utilizzata da 130.000 utenti che mostrerebbe il primato dei Sardi (8,7 Mbps) e la sofferenza del Veneto (3,2 Mbps) e comunque valori effettivi al 60% di quelli nominali. Per non farci mancare nulla, oggi abbiamo anche a disposizione le prime misure fatte sulla banda larga mobile, con dei drive test effettuati nelle città capoluogo di regione. In questo ultimo caso i valori medi sono anche superiori, o perlomeno confrontabili, a quelli di rete fissa, ma con una variabilità molto elevata tra operatori e tra città, ma anche all’interno dello stesso set di misure. Molte misure, ma pochi commenti e, ancora meno, indicazioni o raccomandazioni sul loro significato. So what? Direbbero gli anglosassoni.

Scoop. Non ci manca nemmeno lo scoop, direttamente tratto da un documento di novembre 2013 che mostra la dinamica temporale della  distribuzione delle misure rilevate nell’ambito di Misura Internet. L’unico commento ufficiale disponibile è l’intestazione della slide per cui si rileva un “peggioramento generalizzato” (op. cit.) tra il 2011 e il 2013 e in particolare tra i primi due anni… Poco, troppo poco, con più di un dubbio sulla robustezza dei dati.

Osteoporosi. Siamo in Italia e quindi i dati dello scoop sono prontamente stati associati all’affermazione del Commissario per l’Agenda Digitale riguardo al rischio di osteoporosi della rete fissa. Ci siamo quindi? Occorre allertare il reparto geriatrico? Fenomeno per il vero complesso e causato da fattori nutrizionali, metabolici o patologici direbbero gli esperti. Approfondiamo pure, ma il problema lo dovremo affrontare se cercheremo (auguriamocelo) di innalzare in modo generalizzato il livello prestazionale, molto meno se gli utenti della rete e i profili di servizio rimangono quelli attuali.

Che fare? Al di là dell’innegabile bellezza dei numeri, sarebbe cosa molto utile chiedere agli autori di prendere posizione sulle conseguenze e sui possibili rimedi, se del caso. Altrimenti raccomandiamo il classico approccio della moral suasion, meno scientifico, ma più social.

Arrivederci alla prossima puntata.

 

 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here