Internet of Everything: Bevilacqua “va promossa la cultura del digitale”

David Bevilacqua_
David Bevilacqua è VP South Europe di Cisco

Un treno che non possiamo perdere, un treno in corsa su cui si può ancora salire. Ma per farlo bisogna correre.”  In questa esortazione che ben fotografa l’urgenza di non sottovalutare, in Europa ma soprattutto in Italia, l’innovazione che passa per l’Internet of Everything, si condensa il parere di David Bevilacqua, Vice Presidente Sud Europa di Cisco.

Il perchè è presto detto. Internet di tutte le cose si appresta a diventare una vera e propria rivoluzione che impatterà sui più svariati settori: dal mondo del pubblico a quello del privato, determinando un profondo cambiamento nella qualità della vita delle persone che sono al centro di questo processo. Prendiamo, ad esempio, il noto IoT che “è solo una delle quattro dimensioni dell’IoE” spiega Bevilacqua “certamente quella che avrà anche un peso rilevante, ma IoE include anche dati, processi e persone”.  Tutte dimensioni in cui, l’entrata delle reti, necessariamente sempre più strategiche e intelligenti, sta determinando un profondo cambiamento.

IoE è una grande trasformazione” spiega il Vice Presidente Sud Europa di Cisco. “Guardandoci indietro tra 10-15 anni ci renderemo conto della vera portata di quello che sta accadendo.  Una rivoluzione almeno 5-10 volte più forte rispetto agli impatti che l’internet che conosciamo oggi ha avuto nelle nostre vite”.  Si assisterà a un processo di innovazione che sarà trasversale e darà opportunità a tutte le industry: cambierà la Pa, il loro rapporto con i cittadini, cambieranno le imprese. E cambierà anche il ruolo percepito dell’IT e dell’ICT.

Bevilacqua porta l’esempio della filiera alimentare, apparentemente distante dal mondo di internet. Con i dati raccolti sia in produzione che in distribuzione, di una bottiglia di vino potremmo “ad esempio, conoscere la provenienza del grappolo, ma anche come è stato trattato, quali condizioni di temperatura ci sono state durante il trasporto. Una sorta di passaporto digitale dei prodotti” a tutta garanzia del consumatore ma anche del produttore. Oppure pensiamo alle città: “A Barcellona, a Nizza, l’illuminazione pubblica modulata da sensori che regolano le lampade in funzione della presenza di cittadini o del buio, è già una realtà; anche la raccolta dei rifiuti è intelligente grazie a sensori che sono in grado di segnalare quando un cassonetto è pieno ed è necessario intervenire”. Con ricadute positive in termini di sicurezza delle strade, di risparmio sui servizi e anche sulla qualità della vita per i cittadini e sull’ambiente.

Due esempi che danno immediatamente conto della vasta applicabilità dell’IoE e dei suoi vantaggi, e che rappresentano anche importanti spunti di riflessioni sul ruolo dell’ICT  e dei dati in questo mondo sempre più interconnesso. Che oggi vi sia una impressionante mole di dati disponibili, destinati a crescere, è acclarato ma quello che conta è che essi “siano trasformati in informazioni utili, da cui, e a cui, dare valore.”  “Ed è per questo – sottolinea Bevilacqua – “che tutte le aziende in futuro diventeranno aziende di IT anche se specializzate in altro.  Chi vende auto, sarà azienda IT specializzata nella vendita di automobili,  le banche saranno aziende IT specializzate nella vendita di prodotti finanziari”.  Tutte le imprese dovranno avere questa forte componente tecnologica e, di fatto, realizzeranno l’IoE.

In un tale scenario è possibile, per l’Italia, mancare l’appuntamento con l’innovazione e con l’IoE? Il Vice Presidente è chiaro su questo punto: “E’ impossibile perdere una tale occasione, soprattutto per l’Italia che ha già parzialmente perso il treno della prima fase di internet, del digitale. A livello infrastrutturale il nostro paese è rimasto indietro, tale che l’OCSE recentemente ci ha collocato al 20 posto nel mondo quanto a penetrazione della banda larga wireless. Oggi non si può più mettere in discussione la correlazione diretta che c’è tra lo sviluppo digitale di un paese e la sua capacità di essere competitivo produttivo e di dare risposte all’occupazione”. “L’Italia, nota Bevilacqua, “ha interpretato internet, sino ad ora, solo dal punto di vista del consumatore e dell’intrattenimento”, ma avere la media più alta di device in Europa o avere 25 milioni di italiani su Facebook, non vuol dire essere digitali. “Se guardiamo alle imprese, a quanto Internet ne abbia cambiato i processi e il lavoro, come internet è entrata nella PA e nel dialogo con i cittadini, noteremo che abbiamo un gap enorme da recuperare”.

Ecco perché va promossa, e Cisco è impegnata in prima linea anche con eventi come L’Internet of Everything Italian Forum del prossimo 31 gennaio, la cultura del digitale: “Dobbiamo portare all’Italia esempi concreti delle opportunità dell’IoE. Per saltare sull’ultimo vagone disponibile” del treno in corsa dell’innovazione.

 

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